Una sola docg, due vitigni, uno a bacca bianca uno a bacca rossa, e due vini: arneis e nebbiolo vinificati per proporre prodotti unici che hanno, qui più che mai, nel territorio la loro arma più efficace. È il Roero lo scenario, compreso nell’intero territorio amministrativo dei Comuni di Canale, Corneliano d’Alba, Piobesi d’Alba e Vezza d’Alba, e in una porzione dei comuni di Baldissero d’Alba, Castagnito, Castellinaldo, Govone, Guarene, Magliano Alfieri, Montà, Montaldo Roero, Monteu Roero, Monticello d’Alba, Pocapaglia, Priocca, Santa Vittoria d’Alba, Santo Stefano Roero e Sommariva Perno. L’area di produzione è di circa 1000 ettari. Quasi 300 i produttori, non tutti roerini. È lo squadrone che dà battaglia sui mercati nazionali ed esteri a colpi di qualità e marketing.
A coordinare tutto un Consorzio di Tutela che ha due anni di vita e un presidente, Francesco Monchiero, giovane e combattivo. SdP gli ha chiesto di tracciare un bilancio di questi primi 24 mesi di attività consortile. «Stiamo andando bene e la filiera può essere soddisfatta» ammette Monchiero che comincia con un po’ di storia: «Come Consorzio siamo nati un paio di anni fa, ma l’idea di dare identità di tutela ai vini del Roero c’era già dal 2012». E smentisce voci di antagonismo con la terra del Barolo e del Barbaresco: «Ci siamo staccati dal Consorzio del Barolo e del Barbaresco per problemi collegati alla rappresentatività. Non c’erano i numeri voluti dalla legge. La creazione di un nostro Consorzio era l’unica via. Lo abbiamo fatto con successo» E vediamolo questo successo. Il presidente snocciola dati e informazioni: «Tra Roero Arneis e Roero siamo attorno ai 6 milioni di bottiglie. Il cavallo di battaglia è l’Arneis con 5,5 milioni di bottiglie con vendite suddivise equamente tra Italia e estero. I mercati più attivi sono Germania, Olanda, Belgio, gli Usa e il Giappone. L’Italia è stabile. Per il Roero da nebbiolo, con il nodo irrisolto della concorrenza con gli altri grandi rossi della zona, Nebbiolo d’Alba in testa, la quota di produzione si attesta attorno al mezzo milione di bottiglie e un mercato al 90% estero, ma che quest’anno ha fatto segnare un +8%. Un segnale, seppur non eclatante, che fa ben sperare. È evidente che ci siamo ancora molto da lavorare su questa tipologia».
Ma numeri e successi a parte Monchiero, che è anche lui vignaiolo e produttore, sottolinea come il Roero poggi le sue fondamenta su una filiera che sta rispetta e valorizza ogni sua componente, da vignaioli alle aziende. I prezzi ne sono la conferma: uve a circa 1 euro al chilogrammo, vino sfuso a 1,8 euro al litro con prezzi che possono arrivare a 10 euro e oltre». Poi c’è la promozione. A marzo, nella Reggia di Venaria, ci sarà il Roero Days, un grande tasting con una vetrina di oltre 250 vini in assaggio da 100 aziende della zona. Ci saranno convegni e laboratori aperti non solo a operatori del settore, comunicatori e giornalisti, ma anche agli eno-appassionati. È un modo per andare incontro al pubblico che già apprezza il Roero docg, ma anche a chi ancora non lo conosce». Insomma quella della docg Roero è una storia di successo che ha voglia di continuare. «Cosa mi auguro per il futuro? Che il nostro comparto conservi unità e sinergie che sono alla base dello sviluppo di una denominazione che può dare ancora molto, anzi, moltissimo». Le premesse ci sono tutte.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
grazie, contatta il consorzio del Roero
Vorrei portare anche il mio Roero Arneis DOCG al Roero Days. Quando e come ci si organizza? Complimenti per l’articolo molto interessante.