L’associazione del Nizza docg, che raggruppa i produttori del vino rosso a base di uve barbera più iconico di una parte del Piemonte in seno al Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, fu costituita quasi vent’anni fa, nel 2002. Non ci sono ancora notizie di celebrazioni e feste che, data l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, appaiono come miraggi lontani. In questo lasso di tempo, però, alla guida dell’associazione si sono susseguiti tre presidenti che hanno dato impronte personali all’associazione con tanti progetti e iniziative realizzate e anche in cantiere.
SdP li ha intervistati chiedendo loro un bilancio delle due decadi trascorse e un pensiero sul futuro del Nizza docg. Ecco che cosa hanno risposto Michele Chiarlo, Gianluca Morino e Gianni Bertolino
Michele Chiarlo (2002-2005)
«Mi sono vaccinato contro il Covid due settimane fa ed è stato uno dei giorni più belli e felici della mia vita, come quando ho firmato l’atto di costituzione dell’associazione del Nizza docg». Michele Chiarlo, 86 anni tra due mesi, produttore nell’azienda di famiglia che porta il suo nome (clicca qui) è stato presidente dell’associazione dal 2002 al 2005. Comincia il suo racconto guardando all’attualità e attacca con una dichiarazione d’ottimismo che è allo stesso tempo un consiglio e un monito. Poi rivela di chi fu l’idea di un vino chiamato semplicemente “Nizza”, ottenuto da uve barbera e di un’associazione che raggruppasse i suoi produttori.
«L’idea fu mia – dice -. Mi frullava per la mente da qualche anno. Era il 1992. Ne parlai con l’enologo Giuliano Noè e con il suo collega Francesco Prete. Furono subito d’accordo. Le uve barbera della zona di Nizza Monferrato, che comprendeva alcuni Comuni vicini, erano in grado di far nascere un vino davvero speciale che meritava una denominazione particolare. Ne parlai con il mio amico ed ex compagno di scuola, l’enologo Ezio Rivella che all’epoca era presidente del Comitato nazionale vini. Mi disse che era stata da poco vara una legge che prevedeva la costituzione di “sottozone” per alcune denominazioni di pregio, come la Barbera d’Asti, ma che nessuno in Italia ancora si era mosso e che anche lui concordava sul fatto che le uve barbera del Nicese potessero dare origine a un prodotto interessante. Gli risposi che secondo me quella “sottozona” sarebbe diventata una “superzona” e partimmo con il progetto. Il Nizza come Sottozona della Barbera d’Asti fu approvato nel 2000, a quel punto si decise per la costituzione di un’associazione di produttori che guidasse la governance della produzione. Nel 2002 ci fu la costituzione dell’associazione con atto notarile».
Michele Chiarlo che, con al sua famiglia, è a capo di una delle aziende vitivinicole più apprezzate e celebri del Piemonte con vigneti, oltre che nell’Astigiano, anche nella zona del Barolo e del Gavi, parla di quei tempi come l’età pionieristica del Nizza docg. Dice: «Avemmo la fortuna di avere un valido supporto in Tullio Mussa che allora era presidente dell’Enoteca regionale di Nizza Monferrato e ancora oggi, ad anni dalla sua scomparsa, resta una delle figure che più determinarono la valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche della nostra zona. Facemmo molte riunioni nei Comuni e in Provincia ad Asti. Notai un crescente interesse nel nostro progetto con il nucleo primitivo di una quindicina di produttori che piano piano aumentò nonostante avessimo imposto paletti stringenti per produrre il Nizza, come la resa fissata a 70 quintali per ettaro, addirittura meno di quella del Barolo. Qualcuno storse i naso, ma andammo avanti e fu un bene».
Sui primi vent’anni dell’associazione del Nizza docg il giudizio di Michele Chiarlo è positivo: «Se guardo al passato possono dire che abbiamo fatto tanto e, certo, tutto è migliorabile, però molto è stato costruito. Ora i ragazzi che hanno seguito la mia presidenza hanno fatto e stanno facendo un ottimo lavoro. C’è spirito di gruppo, unione. Che cosa mi auguro per i prossimi vent’anni? Che si raggiunga la produzione di un milione di bottiglie. Tutti gli esperti di marketing con cui ho parlato mi hanno sempre indicato quel limite come la cifra da cui si deve partire per diffondere un vino nel mondo. Ecco alcune indicazioni che si riferiscono alla mia esperienza aziendale: all’inizio il nostro Nizza docg era venduto soprattutto in Italia. Ora ci sono interessanti mercati esteri che lo stanno richiedendo. Sono certo che i premi che il nostro Nizza docg ha ricevuto a livello nazionale e internazionale (nel 2018 il Nizza docg Cipressi annata 2015 di Michele Chiarlo è stato inserito al primo posto tra i 100 migliori vini del mondo dalla prestigiosa rivista statunitense Wine Enthusiast ndr) hanno fatto bene a tutta la filiera e al futuro di un vino che è il futuro di quest’area e non solo in fatto di vini rossi. Per questo mi auguro che si arrivi al traguardo di un milione di bottiglie. Oggi siamo attorno alle 700 mila. Stiamo tenendo un buon passo».
Gianluca Morino (2005-2014)
«Quella di Michele Chiarlo, uno dei “padri” nobili del Nizza docg, è stata la presidenza più difficile perché ha dovuto accreditare il nostro progetto nel mondo del vino piemontese, italiano e internazionale. La mia presidenza, dal 2005 al 2014 è stata di “rottura”, nel senso che abbiamo dovuto rompere le scatole a molti per avere la visibilità e i supporti di cui il Nizza docg aveva bisogno». Gianluca Morino, rispettando il suo stile di vignaiolo-social, non le manda a dire e traccia un quadro delineato dei primi venti anni dell’associazione di produttori del Nizza docg. Dice: «Abbiamo lavorato sulla percezione di noi degli altri, ma anche su noi stessi. Siamo diventati più consapevoli delle nostre possibilità, ma anche dei nostri limiti. Siamo cresciuti senza dubbio, in volumi e in valore. È un risultato di cui dobbiamo andare orgogliosi. Non eravamo in tanti a credere in questo progetto e nella necessità di chiamare il nostro vino esclusivamente “Nizza docg”, slegandolo dal nome del vitigno. È stata una scelta vincente. Oggi il Nizza docg identifica un territorio preciso e riconoscibile. L’unico rammarico è che ci si poteva arrivare più in fretta, almeno una decina di anni prima. Per i prossimi anni credo sia determinante lavorare sulla denominazione. Sono convinto che chi rivendica un vigneto a Nizza docg non debba poi declassarlo ad altre tipologie di vino. Bisogna mettere mano a questa situazione perché si rischia di omologare il vino e creare confusione nel consumatore. Io sono per una nuova doc tipo Rosso di Nizza, sul modello dei toscani di Montalcino. A mio parere eviterebbe molti problemi. Credo che il Consorzio (della Barbera d’Asti e vini del Monferrato ndr) e il suo presidente, Filippo Mobrici, siano l’istituzione e la persona ideali per portare avanti questo concetto. D’altronde – annota Morino – nella zona di Nizza Monferrato si fa l’85% della dei vini a base barbera». E alla domanda se ci sia davvero la necessità di un’altra doc piemontese Morino risponde: «Sì, è necessario soprattutto nel quadro di una riorganizzazione complessiva delle denominazioni vinicole piemontesi che va affrontata». L’ex presidente e produttore (Cascina Garitina), però, va oltre e immagina un Nizza docg che in etichetta metta anche indicazioni comunali e di vigne particolari. «Un po’ ispirata al modello francese – annota Morino -.Lo scopo – spiega – sarebbe di dare dignità a cru di vigneto e anche ai piccoli centri comunali che fanno grande il Nizza docg».
Gianni Bertolino (2014 – 2021)
Se quelle di Michele Chiarlo e di Gianluca Morino sono state presidenze caratterizzate dalla necessità che l’associazione produttori del Nizza docg si accreditasse nei vari ambiti, la presidenza di Gianni Bertolino, anche lui produttore (Olim Bauda) che ha preso le redini del gruppo nel 2014, ha agito soprattutto su due versanti: il consolidamento e la comunicazione.
Prima di tutto, però, l’attuale presidente del Nizza docg ricorda quella mattina del 2002 quando l’allora presidente dell’Enoteca regionale di Nizza, Tullio Mussa, lo chiamò al telefono: «Mi chiese dove fossi. Gli risposi che ero in ufficio nella mia Cantina. Mi disse di andare subito dal notaio per costituire l’associazione del Nizza. Mi trovai lì con Michele Chiarlo, Mussa e altri produttori. Io ero il più giovane. Ci fu la firma e poi andammo in Comune a incontrare la quindicina di altri soci dell’associazione. C’era grande emozione e la certezza di avere messo la prima pietra di una struttura che è ancora oggi in evoluzione continua». A proposito di evoluzione degli ultimi vent’anni Bertolino sottolinea gli ultimi dati e dice: «In un periodo così difficile il nostro vino ha segnato performance positive. Nell’anno passato le bottiglie di Nizza docg vendute sono aumentate dello 0,4%, non tanto, certo, ma il segnale che la denominazione è apprezzata e acquistata. Segnalo anche che dal 2016 al 2019 il volume produttivo è passato da 300 ad oltre 600 mila bottiglie. Un balzo di più del 100% dovuto soprattutto alla scelta di qualità assoluta e continua e di puntare esclusivamente sul nome Nizza docg. Non è stata una scelta facile, c’erano molte resistenze e dubbi, ma alla fine si è dimostrata vincente se è vero com’è vero che oggi il Nizza docg spunta prezzi medi attorno ai 22/23 euro alla bottiglia e che il prezzo delle vigne da Nizza docg sono apprezzabili e hanno attirato sempre di più l’attenzione di tanti vignaioli anche di altre pregiate denominazioni che guardano qui per investimenti produttivi nel tempo. Ne beneficia anche il territorio, non solo i vignaioli». Negli anni poi sono aumentati anche gli associati passati dal primo nucleo di 15 a 40 e oggi a oltre settanta. «È la conferma che l’associazione ha lavorato e lavora bene – dice Bertolino che aggiunge -. Se devo indicare alcuni progetti realizzati in questi primi vent’anni e che mi sono piaciuti, oltre alla difesa della denominazione Nizza che è diventata una docg a sé stante, segnalo la degustazione annuale alla cieca che permette ai produttori di analizzare i Nizza docg con le indicazioni di eventuali osservazioni in via riservata solo al produttore interessato. A mio parere una grande dimostrazione di maturità e rispetto del lavoro di tutti. Poi c’è la mappatura dell’areale del Nizza docg. Un grande affresco che rappresenta la carta d’identità precisa del nostro vino». E per il futuro? «Il mio mandato scadrà in questi mesi. Ho voluto modificare lo statuto per fissare a massimo due mandati la presidenza. Ora è tempo che si faccia avanti un altro presidente a dare altri spunti e idee per il futuro che, personalmente, vedo nel segno della comunicazione già avviata in modo organico, continuo e strutturato, sui social e sui media tradizionali, e della promozione del Nizza docg in Italia e nel mondo attraverso tutti gli strumenti a disposizione anche oltre questo periodo di emergenza».
Dunque quello dell’associazione del Nizza docg, a quasi vent’anni dalla fondazione, resta non solo un sogno realizzato, ma anche in continuo divenire che ha ancora molto da dire e il cui messaggio sembra essersi prolungato al di là dei confini delle vigne di barbera, ispirando, per esempio, anche quelle di moscato bianco, spesso coincidenti nel territorio e nei vignaioli, con un progetto, quello del “Canelli”, cru del Moscato d’Asti docg, che sta già studiando per diventare una docg a sé stante sulla scorta del Nizza docg.
È questo il futuro dei vini “bandiera” del Piemonte vinicolo? Sempre più etichette con indicazioni originali, particolari, territoriali? Chissà. Intanto lo dicono le indicazioni non solo di “guru” dell’enologia, come Donato Lanati, che a una “verticale” di Albarossa ricordò come le maisons francesi sui loro vini di pregio da tempo usino indicazioni localistiche di vigna e paesi e indicò quella la via maestra da percorrere per allontanare alcuni vini italiani da una fatale omologazione e globalizzazione, ma anche i mercati, italiani e stranieri, che sempre più starebbero chiedendo, insieme a vini di facile individuazione, anche prodotti particolari dove questo termine è inteso esattamente da dizionario della lingua italiana: particolare /par·ti·co·là·re/, aggettivo e sostantivo maschile: 1. aggettivo: relativo a una parte della totalità o dell’intero e generalmente individuato e distinto in quanto singolo; 2. aggettivo e sostantivo maschile: privato.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)