Da alcuni giorni, su Netflix, la celebre piattaforma di streaming, va in onda la seconda stagione di “La legge di Lidia Poët”, serie televisiva ispirata alla vita della prima donna avvocata d’Italia (Perrero, 26 agosto 1855 – Diano Marina, 25 febbraio 1949), in cui vengono citati sia la Barbera d’Asti, sia la stazione ferroviaria di Canelli.
Lo storico vino rosso piemontese compare nel terzo episodio, quando calici di Barbera d’Asti vengono serviti in occasione del ricevimento dell’allora Presidente del Consiglio, Agostino Depretis (Mezzana Corti Bottarone, 31 gennaio 1813 – Stradella, 29 luglio 1887) .
Di seguito il virgolettato dell’irriverente scambio di battute tra la Poët e Depretis sulle priorità governative:
– (De Pretis) «Vi prego, signori, la dottoressa è sensibile all’argomento (l’iscrizione all’albo degli avvocati di donne laureate ndr). Del resto, ci sono cose più importanti di cui parlare».
– (Poët) «Certo, certo, potremmo parlare del tempo o dell’ottimo Barbera d’Asti che ci è stato servito, no?»
– (De Pretis) «No, pensavo piuttosto ai nostri sforzi in Eritrea o all’allargamento del suffragio, orgoglio del nostro governo».
– (Poët) «In realtà ho solo enunciato una semplice verità: c’è sempre qualcosa di più importante dei diritti alle donne».
Da notare che, in contrapposizione a quanto avviene di recente, lo storico vino rosso astigiano è declinato (forse volutamente) al maschile, inserendosi perfettamente in un contesto di nascente rivendicazione femminile.
Nelle ultime scene dell’ultimo episodio della seconda stagione , invece, tra le location che fanno da sfondo alla vicenda, compare la stazione ferroviaria di Canelli (foto sotto), da cui da un po’ di tempo transitano treni storici proprio da e per Torino regalando un’esperienza unica e inimitabile ai turisti che vogliono visitare le terre del vino piemontese, tra Langhe, Astigiano e Monferrato. La stazione canellese della allora Regia Ferrovia, fa da degnissimo sfondo a una scena molto particolare di cui, ovviamente, nulla anticipiamo.
Infine ecco un po’ di contesto sulla serie TV in cui si parla di Barbera d’Asti e si vede la stazione ferroviaria canellese. Siamo nella Torino del 1883. Lidia Poët (interpretata da Matilda De Angelis nella foto sotto e di copertina), neo-laureata in giurisprudenza, si scontra con la società paternalistica italiana del tardo XIX secolo, che le nega l’iscrizione all’albo professionale degli avvocati soltanto in quanto donna.
Frustrata e senza soldi, Lidia non si perde d’animo e continua a esercitare la professione facendo da assistente al fratello Enrico (Pier Luigi Pasino), anch’egli avvocato, indagando e risolvendo casi in apparenza disperati grazie al suo intuito e alla sua innata spregiudicatezza.
La battaglia che conduce Lidia è duplice: da un lato, combatte sui banchi dei tribunali dell’ex capitale sabauda per ottenere giustizia in favore dei suoi assistiti; dall’altro, lotta contro uno Stato ancorato al conservatorismo e restio all’inclusione di genere.
La neonata Italia, unita solo da vent’anni, è, infatti, una Nazione giovane, inesperta, con grandi potenzialità dal lato politico, ma con una classe dirigente tutt’altro che avvezza al progressismo. È lo spirito generale dell’epoca a essere rigido e inflessibile, con pochissime eccezioni ed esempi di illuminismo sociale.
Riuscirà la protagonista a sconfiggere le angherie di un mondo ancora troppo maschilista per una società più inclusiva e aperta al vento del cambiamento?
Il consiglio è: guardare la serie degustando un calice di ottima Barbera d’Asti e farsi una passeggiata – o, meglio, arrivare su un treno storico – alla stazione dei treni di Canelli.
Un aggiornamento: nella seconda stagione c’è anche una citazione al vino Nebbiolo, ma senza indicazione di territorio.
Enrico T. Larganà