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Vino crisi. Galan conferma la distillazione dei rossi piemontesi, ma avverte: «Misura contingente»

Dopo le anticipazioni della presidente della Provincia di Asti,  Armosino, è arrivata la conferma del ministro all’Agricoltura Galan: sì alla distillazione di crisi per i vini rossi piemontesi invenduti. Un’operazione da 18 milioni di euro che era stata chiesta da consorzi e associazioni dei vignaioli per le uve barbera, docetto e brachetto; in tutto circa 220 mila ettolitri di vino da trasfomare in alcol.

Dice il ministro ex governatore del Veneto: «E’ impegno di tutta l’Amministrazione fare il possibile, nei limiti consentiti dalla normativa comunitaria e nel rispetto di quanto deciso in ambito di Conferenza Stato-Regioni, per ovviare alla grave situazione di crisi in cui versano alcuni dei vini DOCG e DOC più celebri del Piemonte, terra di eccellenza dell’enologia mondiale, in particolare i vini riferiti ai vitigni autoctoni Barbera, Dolcetto e Brachetto».

«Ho già dato mandato ai miei uffici – ha proseguito Galan – di verificare la possibilità di aprire la distillazione di crisi straordinaria per i vini a denominazione di origine in difficoltà, destinando a ciò fondi del Programma nazionale di sostegno del settore vitivinicolo».

Ma il ministro ha pure precisato che «l’intervento di distillazione di crisi, del tutto contingente, dovrà necessariamente riguardare le giacenze di vini di qualità ed essere commisurato ai costi sostenuti dai produttori, al fine di assicurare la fisiologica ripresa del mercato e il futuro della vitivinicoltura Piemontese».

Sdp

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  1. Meno male che Galan aveva dichiarato (la Stampa di una settimana fa) che non avrebbe più fatto da “bancomat”… alle crisi agricole. Meglio così comunque, ovvero è bene che si sia smentito da solo. Tuttavia il governo potrebbe attuare iniziative a costo zero che darebbero una mano al settore e sarebbe qui la sfida: un esempio? Il tasso alcolemico dei bevitori di barbera paragonato a quello di stupidi giovani che passano la notte ad impasticcarsi e bere superalcolici, per poi seminare stragi…
    basta criminalizzare il vino a tavola! Chi ha fatto il pasticcio lo raddrizzi attarverso il proprio ministro dell’agricoltura, Galan o Zaia o chi per loro! Ancora buona vendemmia a chi ancora ci crede, stacca e vinifica!

  2. Penso che occorra controllare bene la qualità del vino che andrà alla distillazione per non favorire i furbetti delle giacenze, poi gustamente concordo con Gily chi non impara a pedalare scenda dalla bici

  3. ritengo che la distillazione sia solamente una abile mossa per far sì che, come sempre, le cantine sociali e poche altre grandi aziende la facciano franca anche stavolta ( e si arricchiscano anche un po’ ) . E questo purtroppo sempre sulla pelle dei soliti contadini che tra qualche mese metteranno le mani dietro al sedere e prenderanno quei pochi quattro soldi che, una volta fatti i conti, le cantine sociali daranno loro.

    ma se vogliamo vedere il rovescio della medaglia, proprio questi “poveri” contadini ( perchè ormai di poveri si deve parlare ), sono stati allevati con il solo pensiero in testa di fare tanta produzione e di piantare vigne in qualsiasi buco libero ( questo lo hanno permesso le istituzioni spinte dalle nostre grandi e capaci associazioni di categoria – non so se si è capita la battuta ironica :-)) ) con l’unico risultato di avere cantine piene di troppi vini di scarsa qualità.

    E adesso ci chiediamo come mai siamo arrivati a questo punto ??

  4. comunque con la distillazione siamo al canto del cigno, e non perchè lo dica Galan: in futuro l’Europa non la consentirà più. Perciò o si impara a pedalare o si scende dalla bici.

  5. Una mattina mentre un contadino piemontese stava zappando il proprio vigneto si imbattè nella famosa lampada di Aladino, dalla quale uscì il famoso mago. “qualunque cosa tu mi chiedi io te la darò, disse Aladino: una casa, una macchina,una moglie tu avrai. Ma devi però sapere che tutto quello che darò a te il doppio lo darò al tuo vicino” Il nostro contadino ci pensò su per un pò e poi sorridendo sotto i bassi disse in un buon piemontese ” fame schè na bala!” Buon Moscato d’ asti.

  6. mah, dipende… personalmente odio le misure di assistenzialismo statale che servono solo ai parassiti. Però in questo caso mi chiedo se sia il caso di buttare addosso la croce alle cantine sociali. In fondo dietro ci sono i viticoltori che sono, come sempre, l’anello debole della filiera. Che fine avrebbero fatto se fossero stati lasciati liberi sul mercato? Angelo Gaja ha apertamente parlato di enocooperative succhia fondi pubblici, e forse un po’ ha ragione. Ma penso anche a tanti altri aiuti all’Agricoltura: le case con fondi agevolati per i coltivatori diretti (che poi magari lavorano alla Fiat), le agevolazioni per le pensioni, per i prestiti bancari per i mezzi e i carburanti agricoli. Ecco, oggi forse queste agevolazioni non ci sono più o sono diminuite, ma pensa alle altre categorie di lavoratori autonomi (commercianti, artigiani, liberi prof. ecc.) che non hanno mai avuto questi aiuti o ne hanno avuti di inferiori, magari “risolvendo” col nero o l’elusione fiscale. Vedi, anch’io, ora, sto fomentando la guerra tra i poveri, perché credo che questo sia il punto centrale, il fatto che il mondo del vino piemontesi non riesce mai, ma proprio mai a fare squadra, ad aiutarsi. Sapete come si chiamano tra loro i vignerons francesi? Confreres, fratelli. In Italia?

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