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Vinitaly finito e… tutto è filato via liscio. La fiera di Verona è diventata vivibile. Ci sono volute 53 edizioni, ma alla fine è (quasi) tutto ok

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A 24 ore dalla chiusura dei battenti della 53ª edizione del Vinitaly di Verona (4 giorni di eventi, 4600 espositori da 35 Nazioni, 125 mila visitatori da 145 Paesi) tracciamo un bilancio da fruitori.
Beh, questa volta la città scaligera ce l’ha fatta. Niente autostrade o strade intasate, viabilità fluida, parcheggi capienti e sicuri, ingressi alla fiera veloci e nessun intoppo.
Certo qualcuno obietterà che i giornalisti sono privilegiati. Noi di SdP, però, non abbiamo mai messo piede in Sala Stampa. Sempre girato tra i padiglioni e dobbiamo ammettere che tutto è filato via liscio.
Chi si ricorda dei servigi igienici poco igienici? Ebbene quest’anno erano uno splendore con personale gentile ed efficiente.
Chi si ricorda delle linee telefoniche precarie (quelle dei cellulari) per non parlare dei collegamenti Internet impossibili? Beh quest’anno (per la verità anche l’anno scorso) è stato tutto un altro mondo. Connessi sempre.
Folla al bar? Si un po’, ma niente di trascendentale. Certo i panini son quelli simil-autogrill però ci pensano gli amici espositori a fornire qualche cibaria come si deve.
Ecco, se proprio uno dovesse trovare un neo, una cosa che non va e andrebbe migliorata è l’accoglienza tra un padiglione l’altro. Spieghiamo: esci dall’area stand e trovi asfalto, solo asfalto, pochissime panchine e niente ombra.
Vabbè che quest’anno il sole s’è visto poco, però gli anni di Vinitaly assolato erano cavoli.
Possibile che nel 2019 non si riesca a piazzare delle oasi relax, magari con del verde, magari con delle pensiline coperte da pannelli fotovoltaici che riforniscano colonnine per la ricarica veloce (e gratuita) di smartphone e vari dispositivi portatili?
Il visitatore ricaricherebbe spirito, membra e devices in un colpo solo e, forse, se ne avvantaggerebbero anche le pr.
Sarebbe un bel salto nella qualità dell’accoglienza fieristica. Verona è sulla strada giusta. La percorra fino in fondo, magari superando altri saloni internazionali. In fondo il buon vivere, tra un business e l’altro, tra un brindisi e l’altro, è sempre stato Made in Italy.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

(le foto qui sotto a corredo di questo commento sono state fornite da ufficio stampa Vinitaly. Crediti a: Giovanni Mantovani, Maurizio Danese e Foto Ennevi)

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