
Oggi, 14 aprile 2024, nel primo giorno di Vinitaly edizione 56 a Verona tutto e nulla da segnalare.
Tutto, perché nel Padiglione 10, come avevamo annunciato una settimana fa, l’area della Regione Piemonte gestita da Piemonte Land of Wine, ha una veste inedita che per la prima ingloba i Consorzi vinicoli piemontesi e presenta oltre un centinaio di aziende. Messaggio inviato: il Piemonte del vino è unito.
Nulla perché, per fortuna, nonostante il momento difficile a livello geopolitico, lo spirito di Vinitaly regge. I produttori sorridono e sono travolti da un folla che tratta la fiera del vino veronese come la spiaggia di Rimini, complice una temperatura ferrogastana di oltre 30 gradi. Speriamo che continui così. Anche se dall’estero e anche dall’Italia le news non sono bellissime.
Poi, passando alla cronaca, dall’area del Piemonte transitano un paio di ministri. In ordine di apparizione: Paolo Zangrillo, Pubblica Amministrazione e Antonio Tajani, Esteri. Non mancano ospiti vip come Letizia Moratti che arriva nel Piemonte al braccio di Vitaliano Maccario, presidente del Consorzio della Barbera. Quindi i politici regionali, con il presidente di Regione Piemonte, Alberto Cirio e il suo assessore ad Agricoltura e Cibo, Marco Protopapa, nel ruolo di “padroni di casa” insieme al presidente di Piemonte Land of Wine, Francesco Monchiero.
Impossibile fare domande a Tajani che, protetto dalla scorta, arriva nel Piemonte, brinda e in qualche modo risponde a qualcosa che avremmo voluto domandargli se solo ce ne avessero data la possibilità: «Il vino con le eccellenze agroalimentari, è un ambasciatore dell’Italia nel mondo e io ho dato mandato alle nostre ambasciate e consolati di promuovere i nostri prodotti all’estero». Poi ricorda che: «Il ministro degli Esteri si occupa anche di commercio con l’estero. Quindi sono al fianco dei produttori vinicoli italiani». Nessun dubbio sul supporto del ministro. Su ambasciate e consolati c’è da augurarsi che le indicazioni ministeriali siano eseguite.
A Zangrillo abbiamo chiesto una semplificazione burocratica sul vino. Alla nostra telecamera ha spiegato che ci sarà. Bene. Intervista in coda a questo post.
Cirio, a SdP, ha ribadito lo spirito di unione piemontese e smentito la voglia di andare ognuno per conto suo («Quando serve i piemontesi sanno fare squadra»). Bene. Intervista in coda a questo post.
Da Protopapa un’iniezione di fiducia e ottimismo e l’invito ai produttori a continuare ad operare e a “resistere” agli scossoni che arriveranno, «perchè abbiamo basi solide». Bene. Intervista in coda a questo post.
Infine da Paolo Ricagno, presidente del Consorzio dei Vini d’Acqui, dichiarazioni dolci e amare allo stesso tempo. Bello che il Brachetto sia vitigno del 2024 (prende il testimone dall’Erbaluce, vitigno 2023), meno bello che a livello piemontese non si pensi a indirizzare i mercati, a chiedere quegli aiuti che servono alle aziende per superare un periodo difficile a livello commerciale, bancario, produttivo. Messaggi alla politica? «Dico queste cose come stimolo e per amore di una filiera per cui ho lavorato e lavoro tanto» avverte Paolo Ricagno. Bene anche se non benissimo. Intervista in coda a questo post.
Si chiude il primo giorno. Domani è il secondo. Bene.
Filippo Larganà
Immagini e video di Vittorio Ubertone