Ci siamo arrivati prima. Poche storie. Gli italiani, prima dei francesi della Champagne, hanno proposto e ottenuto che una zona vitivinicola diventasse sito Unesco e Patrimonio dell’Umanità. È quella del Sud Piemonte compresa tra le province di Alessandria, Asti e Cuneo dove si fanno vini mito come Barbera, Barolo, Barbaresco, Moscato e Asti docg.
È accaduto due anni fa. Il progetto era stato presentato più di dieci anni prima. Non senza qualche nervosismo iniziale. Ma poi una qualche unità si era trovata e il traguardo tagliato con giuste enfasi e gioia.
I “cugini” c’erano rimasti un po’ male (non lo ammetteranno mai) e si erano affrettati a calare giù la briscola e hano candidato La Champagne. Tombola. Un anno fa anche La Champagne è diventata Patrimonio dell’Umanità. La grandeur francese è salva. Via ai festeggiamenti. Tra i tanti uno ci ha colpiti. Quello del 10 luglio che sancirà il primo anniversario dell’iscrizione della Champagne nel World Heritage Unesco. Niente meno che una marcia dedicate alle riconciliazioni di qualsiasi genere e da tutto il mondo. Avete un parente o un amico con cui avete litigato e tagliato tutti i ponti? Un ex coniuge? Una o un ex? Un capoufficio che vi sta sulle scatole? Ma anche un concorrente di lavoro, o un vicino fino a l’antipatia tra paesi, città, squadre sportive e le rispettive tifoserie, ma anche regioni geografiche e Stati, una contrapposizione quella tra le nazioni che spessa sfocia in qualcosa di più drammatico che sfottò e dispettucci. Bene la marcia delle riconciliazioni ideata dalla Campagne patrimonio Unesco offre l’occasione per metterci una pietra sopra. Non è banale è geniale. In un mondo perennemente in guerra, non solo con le armi, ma anche con le crisi economiche e lo sfruttamento delle risorse naturali, quei furboni d’Oltralpe s’inventano una roba che parla di pace. Chapeau! D’altronde il motto Liberté, Égalité, Fraternité l’hanno inventato loro. E non a caso la festa della rinconciliazione franco-tedesca risale al 1962. Comunque per chi volesse saperne di più sulla marcia legga qui.
E in Piemonte? Qualche festa s’è fatta e si farà: concerti, spettacoli teatrali. Ma a tenere banco, per ora, sembrano essere più eventi autoreferenziali che manifestazioni di respiro internazionale. Non è tutto. Il Piemonte vinicolo stenta a trovare unità persino all’interno delle stesse filiere di produzione (il caso moscato è eclatante) figuriamoci scovare un’identità di vedute di una zona che comprende aree vitivinicole diverse e solo in minima parte sovrapponibili. Come non bastasse ci sono gli eno-scandali. L’ultimo, di appena qualche giorno fa, quello di un paio di Cantine dell’Astigiano (i nomi purtroppo non sono stati forniti) al centro di presunte irregolarità fiscali e commerciali. Si parlerebbe di soldi in nero e Iva non versata, ma anche di vino straniero che sarebbe stato fatto passare per doc e docg piemontesi. Le indagini sono ancora in corso. Si spera che chiariranno, se ci sono, le responsabilità. Intanto però qualcuno dica ai piemontesi che ‘sta roba dell’Unesco è un’occasione che non va sprecata. L’hanno già detto in tanti, ma sembra che nessuno abbia ascoltato.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Vero. ma prima della Champagne sì.
Sono arrivati prima i francesi. Poche storie. La zona di Saint Emilion (Bordeaux) nel 1999, e la Valle della Loira nel 2000. Proprio a Sait Emilion si guardò come punto di riferimento quando da Canelli si avviarono le pratiche per il riconoscimento Unesco delle nostre zone.