C’era una volta il bacialé, figura di sensale di matrimoni propria della cultura piemontese, diffusa in tutte le terre del vino, quelle aspre, anche oggi, che fanno dannare, anche oggi, ma che hanno dato e danno grandi soddisfazioni a chi ama la vigna e il vino e tutto quello, molto, che gira intorno tra cultura, arte, paesaggi, ambiente e, certamente, economia e qualità della vita insieme a una buonissima fetta di futuro.
Gira attorno a tutto questo il film “Onde di Terra” di Andrea Icardi, cineasta santostefanese con formazione accademica ed esperienze tra Torino e Roma, collaborazioni giovanili con registi famosi, già premiato per documentari paesaggistici e di natura e autore di serie dedicati a personaggi della letteratura e della cultura, che questa volta si è cimentato con la forma del lungometraggio.
Onde di Terra è un racconto che echeggia la prosa pavesiana, non fosse altro per il fatto che la trama parte proprio da lì, da Cesare Pavese, confinato in Calabria.
La storia, tra le Langhe piemontesi e le coste calabre, si svolge attorno un paio di amici, un giornalista di provincia e un vignaiolo. Il primo si offre di cercar moglie al secondo che non ha tempo da dedicare alla ricerca di una consorte, figuriamoci a instaurare con lei un rapporto epistorale con lei (siamo ai primi Anni settanta senza cellulari, pochi telefoni e Internet è una cosa che è ancora nei laboratori militari segreti in USA). E così il cronista amico s’improvvisa novello Cyrano e scrive a una ragazza calabrese la cui madre era stata allieva niente meno che di Pavese ai tempi del confino.
Ne nasce una storia, che non sveleremo assolutamente, anche di equivochi, di parole non dette, di letteratura intesa come salvagente dell’anima, di viaggi da una Calabria ancora oppressa e depressa (e per certi versi non è cambiato molto) e un Piemonte esasperato e in cerca di identità (anche qui qualche retaggio c’è ancora), di vigne da coltivare con fatica e sudore (nessuna novità) e di riscatto, alla fine con un “the end” che sa di profonda nostalgia, di rimpianto, quasi una “saudade” in salsa calabro-langhetta.
Il film di Icardi è molto suggestivo e molto bello, con riferimenti letterari e cinematografici evidenti e delicati, mai invasivi o grossolani.
La vigna c’è, il vino anche, la cultura contadina si legge a chiare lettere, da Nord a Sud, uguale, identica, perfino sovrapponibile a quella di tutte le aree del mondo rurali, dall’America alla Cina, dall’Europa all’Africa.
Non ci credete? Provate a leggere la “Buona Terra” di Pearl S. Buck, ambientato tra i contadini cinesi degli Anni Trenta del Novecento, è lo specchio esatto di Onde di Terra, d’altra parte a coltivare il riso o zappare la vigna la fatica e l’amore sono gli stessi come gli uomini e le donne che lo fanno.
Filippo Larganà
(filippo.largana@libero.it)
P.S. Onde di Terra è stato proiettato alcuni giorni fa alla Cantine Terre del Barolo con grande successo di pubblico. Ieri sera (9 settembre) c’è stata la prima a Santo Stefano Belbo (Cuneo) con grande successo. Per chi si trova dalle parti di Santo Stefano Belbo, ricordiamo paese natale di Cesare Pavese (oltre che di Andrea Icardi) e sede della Fondazione Cesare Pavese e del Pavese Festival, Onde di Terra sarà proiettato ancora domani (11 settembre) e giovedì (12), nella Chiesa SS. Giacomo e Cristoforo, S. Stefano Belbo – prenotazioni: info@fondazionecesarepavese.it +39 0141 840894.
Qui sotto alcune immagini di backstage e la locandina del film.
Un ruolo davvero importante quello della palla a pungo/pallone elastico in quel periodo e uno strumento culturale e sociale fondamentale.
Grazie del prezioso commento Beppe.
a completamento del bellissimo articolo di Filippo, vorrei aggiungere l’importante ruolo nel film della palla a pugno, come si diceva allora “pallone elastico”, un fil rouge che si snoda lungo tutto il racconto e che è importante se non fondamentale per comprendere pienamente l’anima delle Langhe di quel periodo storico