Chi conosce Romano Dogliotti come lo conosciamo noi di SdP, ma anche chi non lo conosce, non può che stare ad ascoltarlo dalla prima all’ultima parola quando ti spiega, con molti termini piemontesi, la fioritura dell’uva che diventerà dorato moscato tra qualche settimana.
Lui, da poco eletto presidente del Consorzio dell’Asti, ti porta tra le vigne di moscato che stanno sotto casa sua che La Caudrina, sulle colline di Castiglione Tinella nel Cuneese ad un tiro di schioppo dall’Astigiano, e ti fa vedere, accarezza i grappoli fioriti e quelli che portano già i piccoli globi verdi che diventeranno acini gonfi di succo.
Parla del vento che da Savona va fino a Torino pettinando le colline e ripulendo le vigne di moscato da tutto, malattie, parassiti, brutti pensieri.
Discorre un po’ in italiano e un po’ in piemontese e quando qualcuno non capisce un termine dialettale lo prende in giro e gli dà del “mandarino” ridendo e facendo ridere di gusto.
Perché “big” Romano è soprattutto questo, un gigante, non solo fisicamente, che sa tutto di vigne, di vini e di cose buone, ma anche di cose tristi e brutte e si rabbuia appena un po’ quando pensa agli amici che non ci sono più, e li celebra con un calice di Asti o di Moscato docg.
Romano Dogliotti è così. Uno genuino che chi pensa che sia “semplice” fa un grande errore. Uno che tratta tutti nella stessa ruvida, ma chiara e schietta maniera. Uno che dice vino al vino, senza filtri. Insomma uno che ha lasciato e lascia orme profonde da vignaiolo e produttore e lo farà anche da presidente del Consorzio dell’Asti.
Ed è uno che non esita a chiamare in causa il Signore del piano di sopra. «Dobbiamo sempre fare i conti con il Cielo per sperare in una buona annata» dice mentre tocca le viti che quando passa lui sembra si inchinino, ma è solo il vento, forse.
Le riprese e il reportage fotografico sono di Vittorio Ubertone.
fi.la.
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