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Vendita Gancia: opportunità o sconfitta del Made in Italy? Boh… intanto l’Asti docg a Natale lo (s)vendono tutti

Come si dice Babbo Natale in russo?  E sì, perché Roustam Tariko un po’ le fisique du role ce l’ha per indossare il vestito rosso di Santa Claus. Resta da vedere chi sono le renne che trainano la slitta. E se nella gerla ci sono regali o carbone e per chi sono gli uni e l’altro. Battute a parte, la vendita del 70% del pacchetto – sembra ma non è certo per 150 milioni di euro – della Gancia all’oligarca russo, re della vodka, ha fatto versare, come era prevedibile, fiumi di inchiostro su giornali e media on-line. Come sempre accade in Italia non si sono fatti attendere i commenti di personaggi più o meno addentro, più o meno esperti.

Così sono nate diverse fazioni: quella del “meno male che i Gancia hanno venduto, altrimenti finiva male”; quella del “ora il russo-babbonatale porterà un sacco di rubli e ce la passeremo meglio di prima”, quella del “I Gancia han fatto una boiata. Così si svende il territorio”, quella del “o Franza o Spagna, basta che se magna”.

Tutte queste posizioni hanno, a nostro avviso, un comune denominatore: la sconfitta del “Made in Italy”, almeno di un certo modo di farlo, fatto da un misto di molti fattori: un po’ di miopia gestionale, un po’ di supponenza, un po’ di scarsa attitudine che abbinati a momenti non proprio felici dell’economia mondiale, hanno portato da una situazione debitoria insostenibile. Il collega del Sole 24 ha usato il termine “asfissia finanziaria” e un’economista del vino ha dichiarato la Gancia come l’azienda vinicola più indebitata d’Italia.

Analisi impietose che l’Ad di Gancia, Paolo Fontana, confermato nell’incarico dal neo-patron Tariko, ha respinto con sdegno citando le buone performance dell’azienda negli ultimi mesi.

Tuttavia resta la sconfitta della vendita di un’impresa storica italiana, di più, una delle maison vinicole italiane che hanno fatto la storia dell’enologia italica, ad un uomo d’affari straniero.

Quanto Roustam Tariko investirà nello sviluppo del brand Gancia è stato detto: 5 milioni di euro in tre anni. Somma che a qualcuno sembra poca cosa rispetto  al gran lavoro da fare per valorizzare un marchio appannato. Vedremo.

Intanto, sempre in tema di bollicine storiche, da segnalare il solito gioco al ribasso natalizio ai danni dell’Asti docg, proprio lo spumante nato 160 anni in casa Gancia e che quest’anno, insieme al “fratello Moscato d’Asti, oltrepasserà i 100 milioni di bottiglie vendute in Italia e nel mondo.

Ebbene nei giorni dell’annuncio della vendita a Tariko-babbonatale una catena di supermercati ha messo in vendita l’Asti docg Gancia a 2,99 euro alla bottiglia, e pochi giorni dopo un’altra catena di market ha pubblicizzato uno spumante Martini & Rossi a 2,90 euro la bottiglia “sottocosto”, ma ingarbugliando le idee, perché nella pagina pubblicitaria, che riproduciamo, il prezzo tagliato è riferito ad un “Brut Asti Martini”, senza virgole o separazione (che roba è?), ma la foto, ovviamente. è quella dell’Asti docg M&R. Della serie viva la chiarezza!

Alcuni mesi fa aveva fatto scandalo la vendita a 1,99 di un’Asti docg di una sottomarca riconducibile alla F.lli Martini di Cossano Belbo, anche se il prezzo era stato praticato solo per un giorno, il 19 marzo festa del papà, e poi era tornato al sempre conveniente 2,99 a bottiglia. Ma c’era stato anche il marchio Riccadonna  (Campari), venduto a prezzi scontati in una catena di supermercati in Sud Italia.

Orbene se è questa la volontà di valorizzazione che queste aziende vogliono praticare nei confronti dell’Asti non ci siamo proprio. E pensare che Gancia e M&R – insieme ad alcune cantine minori – lo scorso anno uscirono dal Consorzio di Tutela dell’Asti in disaccordo con le politiche promozionali consortili. Mah.

Ora Tariko ha dichiarato che venderà i prodotti Gancia – Asti compreso – in Russia e nel mondo a prezzi consoni. Subito c’è stato chi ha fatto delle parole dell’oligarca un messaggio di speranza, invece di intenderle come normali dichiarazioni di circostanza, consuete promesse di un futuro migliore e più splendente.

È per questo che commentando l’affaire Gancia non ci sentiamo né di far parte della schiera di detrattori tout-court né di quella degli osannanti a prescindere. Perché Roustam Tariko non è Babbo Natale, ma un uomo d’affari che ha concluso un investimento e che da qui a tre anni – o anche meno – valuterà se sia stato vantaggioso traendone le debite conseguenze.

Quindi è più saggio attendere le prossime mosse per giudicare se la vendita di Gancia sia stata davvero un affare, e per chi.

Tuttalpiù un po’ di amarezza resta dopo aver sentito l’oligarca spiegare, in una improvvisata conferenza stampa a latere di quella ufficiale, perché ha deciso di acquistare Gancia. «Ma perché – ha detto Tariko – dietro questo marchio c’è una storia e una tradizione grandissima e che è il vero valore aggiunto». Eh già.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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  1. siccome ero presente ho sentito bene che in prima battuta ha detto 107milioni buttando una frecciatina a chi non credeva nemmeno nei 100milioni e poi quando ha dato i dati più precisi ha detto 106milioni (forse milione più milione meno è poco imp per lui)..
    se noti nel mio intervento ho scritto 106/107 apposta, proprio per questo lapsus di ricagno…

  2. oggi dott. ricagno ha annunciato a un assemblea del consorzio il raggiungimento di 106/107 milioni di bottiglie con un addirittura +11 milioni sull’asti (da 70 a 81milioni di bottiglie). se questo è il modo di superare la soglia dei 100milioni…

  3. L’enologia piemontese…..enologia? Dove dopo 200 anni dobbiamo ancora imparare da quei simpaticoni dei francesi che il motto “tutti per uno, uno per tutti” si può attuare anche tra i produttori di vino solo con un pò di buona volontà (e buon senso) , mi spinge per quarantennale esperienza (purtroppo non ancora pensionabile secondo la Fornero) ad iscrivermi al partito:
    con la Franza o con la Spagna basta che se magna…..
    Costerà pure poco….ma secondo antica tradizione e non per la crisi quest’anno NESSUNO mi ha regalato una bottiglia di Asti, che con il panettone va comunque mooooooolto meglio che il “prosecchino”. . Un prodotto che nessuno si è mai filato in casa propria (provate a cercarne una bottiglia in un bar o ristorante di Asti) santa grazia che lo bevano in Russia…..

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