Vendemmia. Sulle colline di Verduno si raccoglie il nebbiolo da Barolo. Luca Bosio (BFE-Bel Colle): «Ne faremo un vino indimenticabile»

inserito il 12 Ottobre 2016

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Metà ottobre dal punto di vista climatico è come la “terra di mezzo”: tecnicamente è autunno, ma le temperature annunciano l’inverno. Al mattino si va anche allo zero termico, durante il giorno si torna ad oltre 20 gradi. Una manna per le viti, soprattutto per quelle di bacca a maturazione tardiva, come il nebbiolo.
Scegliamo questo periodo per tornare sulle colline di Verduno, nel Cuneese, dove si coltiva l’uva nebbiolo che servirà a fare in Barolo in una delle sue declinazioni più eleganti.
L’azienda è la Bel Colle che fa parte del gruppo BFE, Bosio Family Estates, che raggruppa anche la Bosio Vini di Valdivilla di Santo Stefano Belbo ed è saldamente in mano alla famiglia Bosio, Walter, la moglie Rosella e il figlio Luca. È lui, una laurea in Enologia ottenuta con il massimo dei voti, la lode e il bacio accademico, che ci accompagna tra i filari da cui si vendemmierà il nebbiolo da Barolo, mentre già i trattori portano i primi carichi in Cantina.

Il colpo d’occhio dei filari dietro la Cantina Bel Colle da cui si vede il Monviso e gli altri alti picchi della catena delle Alpi è davvero mozzafiato. L’uva che scende a grappoli dai tralci è, come tutte le altre tipologie piemontesi in quest’annata benedetta da una stagione ideale, bella, sana e buonissima.
Tuttavia oltre alle analisi scientifiche di cantina è ancora il metodo antico di assaggiare gli acini che dà, immediata, la sensazione di un frutto perfetto, gradevole e buono. Assaggiamo. Il nebbiolo in bocca è una sinfonia di naturalità esplosiva. Spiega Luca Bosio: «Alla fine è proprio così. L’approccio sensoriale ci conferma quello che hanno già detto le analisi di laboratorio: il nebbiolo 2016 è un’uva perfetta, matura e ottima».

Come sarà il vino che si otterrà da questa uva, però, è tutto un altro paio di maniche. «Difficile dire ora come sarà il Barolo 2016 – avverte Luca -. Certo la base di partenza, cioè l’uva nebbiolo che stiamo vendemmiando, fornisce assicurazioni e promesse che, però vanno mantenute al meglio con un’attenta vinificazione in Cantina. Noi della BFE-Bel Colle utilizziamo ogni accorgimento per fare un vino indimenticabile, per noi e per i nostri clienti».
E mentre si parla entra in cortile un carico di nebbiolo da Barolo della collina Monvigliero, una delle zone più ambite della zona del Barolo. I grappoli sono pieni e lucidi. Gli acini al gusto sono gradevoli e di una dolcezza inaspettata. «Così è il nebbiolo, un’uva che soddisfa il palato già come frutto, figuriamoci come vino» commenta Luca Bosio che accenna a diversi progetti futuri di BFE (ne parleremo in altri reportage), una realtà che ha messo in collegamento stretto l’area del Moscato di Santo Stefano Belbo, il Comune con più superficie coltivata a moscato tra i 52 centri della zona di produzione dell’Asti e del Moscato docg, con il cuore della terra del “re dei vini”, il Barolo.
Non è poco in questo Piemonte del vino che si presenta sempre più come un arcipelago di isole enologiche nella migliore delle ipotesi distanti tra loro.

SdP    

L’intervista a Luca Bosio

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