Versa l’Asti Secco docg anche lui, anche Riccardo Capetta della santostefanese Capetta che da sempre ha nel suo slogan, “vini nobili del Piemonte”, la vocazione a privilegiare una produzione fortemente legata alle tipologie piemontesi. «È il nostro valore aggiunto e quello che riusciamo a fare meglio: valorizzare i vini del Piemonte» dice Riccardo Capetta, al timone dell’azienda di famiglia.
Con lui abbiamo esplorato a vendemmia 2017, soprattutto per la varietà moscato che anche per Capetta è al centro delle etichette più conosciute come l’Asti docg. Poi c’è l’ultimo nato, quell’Asti Secco docg che per molti è assonante con le bollicine venete del Prosecco, ma che per i piemontesi è una declinazione in più dell’Asti docg dolce. Il mercato in questi casi farà da discrimine.
Intanto, vendemmiate e pigiate le uve si tratta di vinificarle in Cantina. L’enologo di Capetta, Paolo Bussi, spiega quali siano le condizioni a cui devono far fronte i “dottori del vino” facendo i conti con l’annata anomala dove siccità, brinate e grandinate hanno in qualche modo condizionato soprattutto la quantità delle uve.
fi.la.
immagini e video sono di Vittorio Ubertone
Le interviste a Riccardo Capetta e Paolo Bussi