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Vendemmia 2017. Meno uva, ma di qualità. Bene l’export. Il Piemonte del vino continua a crescere. Restano i nodi delle denominazioni “eccessive” e del reddito dei vignaioli

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La certezza che quella del 2017 in Piemonte fosse stata una vendemmia scarsa c’era tutta, tuttavia la Vignaioli Piemontesi, attraverso l’analisi di Giancarlo Montando, esperto di marketing e giornalista, l’ha messa nero su bianco presentando, giovedì 15 nella sede di Castagnito alle porte di Alba (moderatore l’agronomo e giornalista, Maurizio Gily), un quadro che da una parte evidenzia tutte le potenzialità del vigneto Piemonte e dall’altra ne sottolinea le incongruenze, come le undici denominazioni Dolcetto: «Sono proprio tutte necessarie?» ha chiesto il presidente della Vignaioli, Giulio Porzio. C’è poi il nodo del reddito. Con annate scarse e i prezzi delle uve che restano sostanzialmente invariati, i vignaioli guadagnano meno. Come fare a risalire la china? Non è escluso che di questi temi si parlerà in futuro in vari consessi.
Dall’assessore regionale all’Agricoltura, Giorgio Ferrero, dichiarazioni da “coach motivatore”: «Noi piemontesi del vino siamo “condannati” a fare qualità» con richiami all’orgoglio di territorio e alla capacità piemontese di fare squadra sia pure nelle differenze. Un concetto, questo di Ferrero, che allo stato dei fatti appare più come un desiderata che una reale concretezza anche se, ad onor del vero, nonostante contrapposizioni anche aspre (l’ultima eclatante è stata la querelle tra albesi e astigiani sul Monferrato Nebbiolo), si cominciano a vedere segnali di collaborazione, specialmente tra consorzi. E proprio i presidenti consortili, dall’Asti e Moscato docg al Roero, dal Barolo al Caluso e Carema, dal Roero al Gavi, al Freisa, erano seduti in prima fila ad ascoltare lo stato dell’arte della vendemmia passata. Servirà? Comunque il segnale c’era tutto.
Prima di pubblicare l’analisi della Vignaioli, un paio di segnalazioni. Nella relazione di Montaldo su tutti spiccano la continua diminuzione dei vigneti che, però, nel 2017 sembra essersi arrestata; la scarsità della vendemmia legata al clima caldo, in tutte le annate che hanno avuto temperature alte l’uva è diminuita, e, di conseguenza, raccolte generose con climi più temperati; e, infine, la progressiva crescita della produzione di vini a denominazione e la decrescita di quelli che un tempo si chiamavano vini da tavola, insieme ad un equilibrio sostanziale tra produzione di vini bianchi e rossi che negli Anni Ottanta era squilibrata a favore di questi ultimi. Dati e analisi che confermano la tendenza acclarata di una sostanziale crescita del mondo del vino piemontese nel segno delle DO (peccato non ci siano Igt) insieme alla consapevolezza, che si spera diventi sempre più pratica comune, che fare rete per davvero, specie in un mondo sempre più globalizzato, è meglio, molto meglio, che farsi la guerra.

Ecco, dunque, il documento diffuso dalla Vignaioli:
“È stata la vendemmia del grande caldo con tanti eventi anomali – una germogliazione precoce della vite, una terribile gelata a fine aprile e un’estate equatoriale – che hanno messo a dura prova i viticoltori del Piemonte. Poca uva, maturata in fretta. Eppure gli esperti la classificano nel gruppo delle annate eccellenti per i rossi e molto buona-ottima per i bianchi. Anche il 2017, in Piemonte, promette vini importanti e longevi.  Questa l’analisi fatta da enologi, agronomi e giornalisti di settore in Piemonte Anteprima Vendemmia 2017, l’annuale pubblicazione (scaricabile qui) curata da Vignaioli Piemontesi e Regione Piemonte in cui si analizzano dati tecnici e valutazioni sulla vendemmia appena passata e sull’andamento economico generale del comparto vitivinicolo. È stata presentata a Castagnito, nella sede di Vignaioli Piemontesi, a metà strada tra Alba e Asti, le due province del vino. Il presidente Giulio Porzio ha invitato il comparto vino e tutti i portavoce dei principali Consorzi di tutela piemontesi per fare insieme un’analisi approfondita di quei dati.

Dalla Regione Piemonte, arriva lo spunto per avviare la discussione: «Infinite potenzialità e bellezza del territorio ma anche estrema fragilità: il nostro è un territorio che deve essere preservato e tutelato. Per questo è necessario aprire una riflessione sulla sostenibilità in vigna e in agricoltura, sulla salvaguardia del territorio e sulla valorizzazione dei nostri vitigni perché il Piemonte è soprattutto terra di vitigni autoctoni; una scelta che viene da lontano, da quando i produttori hanno capito con la pratica viticola ed enologica la grandezza dei vitigni piemontesi rispetto a quelli che potevano arrivare da altri mondi».

«Patrimonio vuol dire anche reddito e reddito vuol dire giovani che restano e lavorano la terra – dice il presidente di Vignaioli Piemontesi Giulio Porzio – Negli ultimi anni abbiamo migliorato il prezzo della vendita del vino, grazie al lavoro di squadra e ad annate che ci hanno aiutato. Adesso occorre aprire una seria riflessione sulle nostre denominazioni: ha senso che ci siano 11 tipologie di Dolcetto sul mercato? Non sarebbe meglio accorpare delle doc per semplificare la comunicazione e la comprensione del consumatore?».

Il giornalista Giancarlo Montaldo ha presentato i dati economici del Piemonte vitivinicolo 2017: in particolare si è soffermato su alcuni dati generali (superficie, produzione, vitigni autoctoni e internazionali), anche in un confronto analitico e strategico con il passato, per sottolineare l’evoluzione positiva che il comparto vitivinicolo regionale ha conseguito. Ha poi presentato le schede economiche ed evolutive relative a 4 parametri (superficie rivendicata, produzione effettiva, imbottigliamenti e giacenze) di otto tra i più importanti vini piemontesi, mettendo in evidenza i differenti stati di salute dei vari vini. 

I DATI DELLA VENDEMMIA 2017

Ricordiamo in sintesi quali sono i dati della vendemmia 2017: è stata una annata caldissima, con temperature altissime e scarse precipitazioni. La raccolta delle uve è stata molto precoce. Tra i vigneti del Piemonte, la produzione di vino è stata poco più di due milioni di ettolitri in calo del 19,8 % sul 2016. In Italia si stima una produzione di circa 38,9 milioni di ettolitri (-28% sul 2016).

Una vendemmia comunque molto soddisfacente per il Piemonte: dalle analisi e valutazioni svolte costantemente dal servizio tecnico di Vignaioli Piemontesi, coordinato da Daniela Tornato e Michele Vigasio, tutti i vitigni sono collocati in vetta della classifica, ovvero le 5 stelle dell’eccellenza a Barbera, Dolcetto, Grignolino, Nebbiolo, Pelaverga, Vespolina. Gli altri vitigni stanno nella sfera dell’ottimo, con 4 stelle.

Le aziende vitivinicole in Piemonte sono 18.000 su 67.000 totali, mentre gli ettari vitati – in crescita per la prima volta dopo tanti anni – sono circa 44.200 (potenziale 46.200). L’export si conferma attorno al miliardo di euro su un export agroalimentare complessivo di 4,5 miliardi di euro.

Un export che interessa circa il 60% del vino prodotto in Piemonte, di cui il 70% nei paesi comunitari e il 30% nei paesi extra Ue. I principali paesi importatori sono Germania, Gran Bretagna, USA, Francia, Russia, Spagna, Svizzera, Giappone

Solo per la promozione Ocm sui mercati dei Paesi terzi per l’internazionalizzazione e l’export delle aziende vitivinicole piemontesi, la Regione ha stanziato per la campagna 2017/2018 risorse pari a 10.427.850 euro.

Il 33% della produzione vitivinicola in Piemonte arriva dal mondo della cooperazione: 37 cantine cooperative piemontesi sono associate e rappresentate da Vignaioli Piemontesi con 6.242 aziende vitivinicole.

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