C’è voluta la “strizza” di avere un’annata senza accordo e con i prezzi a mercato libero per portare, a pochi giorni dalla vendemmia, Case spumantiere e parte agricola a siglare l’accordo 2012 sulle uve moscato. Un affare da alcune decine di milioni di euro che genera un volume di almeno 300 milioni di euro l’anno. Dunque l’accordo sul moscato c’è anche quest’anno, come accade ormai dal 1979. Le rese della quota docg, per Asti e Moscato d’Asti, sono state fissate a 108 quintali/ettaro (erano 115 nel 2011). Il prezzo lordo sarà di 10,65 euro al miriagrammo, 10.55 il netto, 10 euro/miria lo scorso anno.
Dei dieci centesimi di differenza una parte andrà alle organizzazioni di parte agricola, per la promozione del prodotto, una parte al progetto “sorì” che vuole valorizzare i vigneti “eroici”, quelli dove il moscato è presenza storica e coltivato con pendenza oltre il 50%.
Ma veniamo al reddito agricolo che secondo qualcuno, come il direttore di Confagricoltura Asti, Francesco Giaquinta, sarebbe aumentato di qualche centinaia di euro rispetto al 2011. Per altri, come l’ex presidente del Consorzio dell’Asti e presidente della Cantina sociale veccia Alice e Sessame, Paolo Ricagno, i vignaioli quest’anno porteranno a casa 300 euro in meno ad ettaro.
Di vero c’è che il reddito agricolo in qualche modo è ancora protetto dall’ombrello di un accordo che contribuisce non poco a dare stabilità ad un comparto strategico per il Piemonte e per l’Italia.
E a stretto giro di posta ecco pervenire i primi commenti all’accordo.
Per Francesco Giaquinta, direttore di Confagricoltura Asti, associazione di categoria molto attiva nel settore e spesso non in linea con le posizioni di Coldiretti e Cia che ultimamente avrebbero sposato la causa di Assomoscato che raggruppa circa duemila viticoltori, l’accordo è buono «perché scontenta un po’ tutti». Fuor di battuta dice Giaquinta: «Di buono c’è anche che si è fatto l’accordo in un momento i cui i rischi di non averlo e di andare al mercato libero, con tutte le incognite del caso, erano molto concreti. L’intesa tra case spumantiere e vignaioli dà stabilità al comparto in un momento di crisi. Non è poco. Quanto al prezzo delle uve, garantisce il reddito agricolo con un aumento, rispetto al 2011, che può arrivare anche a 400 euro ad ettaro. E neppure questo è disprezzabile».
Di diverso avviso Paolo Ricagno che, insieme ad Assomoscato, aveva chiesto, in prim abattuta, 12 euro al miriagrammo, contesta i numeri relativi alla reddito agricolo: «Semmai i viticoltori hanno perso almeno 300 euro ad ettaro. Quanto all’accordo è quanto di peggio si poteva firmare, ma lo si è fatto per dare stabilità al settore». Anche sulle rese ridotte a 108 (erano 115 lo scorso anno) l’ex presidente del Consorzio dell’Asti è dubbioso: «Produrremo meno Asti e Moscato docg e questo aprirà quote di mercato ai competitor. Non è una bella cosa in uno scenario di mercati estremamente competitivi».
Lorenzo Barbero, manager della Campari/Cinzano, evidenzia la posizione delle Case spumantiere, e pone l’accento su un accordo che salva la stabilità del comparto. «Il rischio di andare al libero mercato senza alcuna intesa c’era – dice -. Lo si è scongiurato – aggiunge Barbero – perché la parte agricola ha modificato la sua posizione e si è potuto arrivare ad una mediazione vera e all’accordo».
Soddisfatto dell’accordo l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Claudio Sacchetto, mediatore tra le parti, che ha commentato così l’intesa: «Dopo settimane di trattative sterili finalmente il senso di responsabilità dei componenti la paritetica ha consentito in extremis di chiudere l’accordo vendemmia 2012. Da questo documento si evince un buon incremento della remuneratività per gli agricoltori che passa dai 100 euro/quintale del 2011 ai 105,5 (netti, 106,5 lordi) di quest’anno con un più 5 per cento. Una resa che responsabilmente è stata ridotta dai 115 del 2011 ai 108 di quest’anno garantendo da un lato il ripristino delle scorte e dall’altro una maggiore attenzione per scongiurare l’eccesso di produzione. Inoltre si riserva 1 euro/quintale per il fondo agricolo (0,7 euro/quintale) e per i suri (0,3 euro/quintale) raggiungendo un obiettivo importante per tutelare gli oltre 300 ettari con pendenza elevata dove è più difficile produrre. Infine sono state poste le basi per l’accordo 2013 con prezzo minimo di 106,5 euro/quintale lordo e resa minima garantita di 100 quintali/ettaro. Con il ritocco della forchetta di giacenza che passa da 200-240000 hl a 200-250000 hl. Ringrazio i funzionari della regione e le componenti della paritetica agricola e industriale per il lavoro svolto nell’interesse del comparto».
E per la prima volta sull’accordo del moscato interviene anche il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota: «Non posso che esprimere grande soddisfazione per l’accordo raggiunto sul Moscato – dichiara -. Non si tratta infatti soltanto di un risultato importante per la filiera del vitivinicolo, ma rappresenta un punto fermo per uno dei settori più vivaci e trainanti della nostra economia. Il Piemonte continua a puntare molto sulle proprie eccellenze enogastronomiche e i risultati mi sembra continuino a darci ragione».
Ora, come accade ogni stagione da almeno un paio secoli, la parola passa ai vendemmiatori che cominceranno a staccare i grappoli già nei prossimi giorni, «Soprattutto nelle vigne che sono già in sofferenza per il gran caldo di questi giorni» avverte Barbero.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Un grazie a tutti i soggetti coinvolti, anche, permettetemelo, a Claudio Sacchetto che, con la sua fermezza in alcuni passaggi, ha dato un contributo affinchè la parte agricola ritornasse importante nella trattativa, prova ne è una certa coesione raggiunta recentemente da questa ultima. Quest’anno, con la siccità e la crisi che incombe non era sicuramente l’annata da “prove muscolari” tra le fazioni e quindi si torna in vigna non turbati almeno con certezza di introiti, non credo tuttavia con aumenti della redditività, se pensiamo agli aumenti dei costi di lavorazione (diserbanti inefficaci, aumento prodotti e gasolio, trattamenti maggiori per flavescenza, moria di piante tra stress invernale ed idrico…) e, non ultimo, la aggressione della flavescenza che sta colpendo sempre più le vigne moscato …. Tuttavia, di questi tempi… Quello che mi sembra di capire è che un po’ tutti vorrebbero che gli accordi si chiudessero prima, vedremo per il prossimo anno, con le questioni allargamento zona ASTI , purtroppo ancora aperte… Buona vendemmia a tutti!
@Luca: ho risentito Ricagno, lui si riferiva alla quota docg… e ha precisato che sì, con l’aromatico è vero si va a 250 euro in più rispetto allo scorso anno… riflessione personale: i vignaioli incassano 250 euro all’ettaro in più dal supero non docg. Gli industriali pagano meno la stessa uva usata per il docg e ci fanno spumantelli e vini dolci venduti a prezzi che sono di poco inferiori al docg. Chi ci guadagna di più?
.. se non erro quest’anno si dovrebbe guadagnare circa 200 o 250euro in più ad ettaro rispetto all’anno scorso con il vantaggio che si da alle cantine un pò meno uva (vantaggio dal mio punto di vista ovviamente). scusate l’impertinenza…ma con che calcolatrice ha fatto i conti ricagno?????????????
@Giovanni: però potevi evitare di citare i “capelli” dato il mio stato di… assenza… 🙂
@Caro Filippo, qualche volta dò l’impressione di essere un sognatore, credo invece di essere un uomo molto pratico. Credo che ogni zona abbia l’economia che si merita in base alle capacità, l’intraprendenza, la fantasia, la fortuna delle donne e degli uomini che ci abitano, anche se qualche volta litigano e si prendono per i capelli…non per interessi personali, ma perchè amano la zona nella quale vivono. Agricoltura, Industria, Territorio e Cultura queste sono le parole vincenti.
Buon Moscato d’Asti…dei “Sorì”
@Giovanni: concordo su tutto, tranne quell'”unità” della parte agricola. Francamente, come sai, resto un romantico e assistere al compattamento di persone che fino a ieri se ne son dette di ogni e oggi vanno a braccetto come minimo mi fa venire l’orticaria… mah… quanto alla bontà di un accordo che comunque garantisce un reddito degno di questo nome ai vignaioli del moscato, beh, con me sfondi una porta aperta… «Guarda non so cosa fare, se resistere o chiudere bottega. Io il moscato non ce l’ho, ho solo vigne di barbera e dolcetto», me l’ha detto qualche giorno fa un vignaiolo della zona di Montegrosso d’Asti. Ecco farei un forumo proprio su questo, su quanto, in questo periodo, quelli del moscato hanno la fortuna di avere un ombrello che li ripara dagli sfracelli della crisi (ma non so ancora per quanto) e chi sta già sotto la bufera e rischia di chiudere, vedi uve rosse… meditiamoci sopra…
Credo che questa volta siamo difronte a buon accordo per diversi motivi.
1) la parte agricola finalmente è stata unita. Sarà il fatto che per la prima volta vi erano in paritetica i rappresentanti di ben 3 Associazioni di categoria(Assomoscato, Vignaioli Piemontesi, Confagrimoscato) e per la prima volta con diritto di voto tre sindacati di categoria (Coldiretti, Cia e Confabricoltura) ?
2) Si è riconosciuto e non solo a parole il valore storico, ambientale e paessaggistico dei vigneti più difficili da coltivare : i “sorì”.
3)Si è ritoccato con discreto incremento il prezzo dell’uva.Se non si firmava non si andava a mercato libero, ma era ancora valido il contratto triennale firmato nel 2010 (100 q.li x ettaro al prezzo di euro 9,80 al mg.)
Se poi pensiamo che si prevede per fine anno una perdita di circa 15 milioni di bottiglie di Asti Spumante questo accordo è da incorniciare….speriamo bene per il 2013.
Buon Moscato d’Asti…dei “Sorì”
giovanni bosco
presidente CTM