L’idea è ottima, anzi come ha detto qualcuno addirittura rivoluzionaria: costruire una pista ciclabile di oltre 200 chilometri, che costerà poco meno di 22 milioni di euro e che collegherà Alba e Alessandria, passando da Asti e Casale.
Lo scopo è quello di sviluppare il cicloturismo, fare conoscere, cioè, questi benedetti territori Unesco (ricordiamo la dicitura esatta: Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato) e trarne qualche beneficio con ricavi indiretti stimati per poco più di un milione di euro.
Insomma non proprio un progetto in attivo, ma comunque con temi e scopi sociali, economici, culturali, paesaggistici, ambientali e storici non sottovalutabili.
Un bene, perché fino ad oggi l’unica iniziativa che tende ad unire i territori Unesco sembra essere “Io Agisco”, il concorso sul progetti pubblici e privati di cui abbiamo già parlato qui.
Di quella che in sintesi qualcuno ha chiamato “Ciclovia Unesco” si è parlato in Provincia ad Asti. C’erano i progettisti, i sindaci dei paesi che saranno attraversati dalla ciclovia (hanno posato per foto istituzionale), il presidente della Provincia di Asti, Marco Gabusi, che è anche sindaco di Canelli nell’Astigiano da dove è partita, oltre 10 anni fa, l’idea della candidatura a Patrimonio dell’Umanità Unesco della cultura vitivinicola piemontese. C’erano pure responsabili di parchi e associazioni più o meno d’impronta paesaggistico-ambientalista e, ovviamente, i giornalisti.
Dunque tutto bello e positivo: relazione dei progettisti, introduzione del presidente provinciale, disamina del percorso e delle caratteristiche.
Poi si è passati alle domande. Complimenti a parte, qualcuno si è preoccupato del verde. Ed è stato subito confortato: il verde sarà tutelato.
Noi di SdP abbiamo fatto tre domande: quale la tempistica dell’opera, quali strumenti per comunicarla e, soprattutto, dove si troveranno i soldi per farla.
Ci viene detto chiaramente che i soldi non ci sono ancora. Marco Gabusi e Daria Carmi, assessore comunale al Turismo per il Comune di Casale, sono netti: per ora, dicono, c’è lo studio di fattibilità che è stato finanziato da un bando regionale, il che dimostrebbe, secondo Gabusi e Carmi, che la Regione Piemonte sarebbe intenzionata a finanziare l’opera.
Il condizionale in questioni politico-amministrative è quanto mai consigliabile stante la situazione delle finanze pubbliche.
Gabusi e Carmi, tuttavia, sono ottimisti: «Ci daremo da fare per trovare i soldi» assicurano e già indicano i Comuni, oltre alla Regione, insieme a non meglio precisati privati, quali fonti di finanziamento di un’opera che non sarà faraonica, ma si regge su un costo stimato non trascurabile di 21,8 milioni di euro.
Dunque i soldi sono ancora da trovare. La Regione, certo, darà una mano, i Comuni anche, qualche privato pure, ma ancora di nero su bianco c’è nulla.
Ed è chiaro che se l’unica cosa certa è lo studio di fattibilità, anche tempistica e strumenti di divulgazione passano in secondo piano.
In conclusione: bella l’idea di una ciclovia che raccordi i territori Unesco tra Alba e Alessandria, non si può che plaudere al progetto con la speranza, però, che non rimanga in un cassetto a prendere polvere o, peggio, sia servito solo a dare visibilità e fare titoli sui media o qualche post sui social.
E che sia chiaro una volta per tutte: il nostro desiderio è essere clamorosamente smentiti, non avere ragione. Perché nella seconda ipotesi avrebbe perso il Piemonte, cioè avremmo perso tutti.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)