Trattative sulle uve moscato: ancora nulla di fatto e rischio muro contro muro
Trattative in alto mare per le uve moscato. Dopo due incontri che non hanno portato a nulla sembra che Assomoscato (vignaioli) e Case spumantiere abbiano fissato il prossimo summit a fine estate, cioè a ridosso della vendemmia. Se non a raccolta già cominciata. Non è un bel segnale. La tregua tra viticoltori e industrie pare sia finita e i due contendenti sarebbero pronti a dissotterrare l’ascia di guerra. Ne è convinto Giovanni Satragno, enologo, vitivinicoltore con vigneti a Loazzolo e presidente di Assomoscato, il sodalizio che raggruppa quasi tremila vignaioli della zona di produzione compresa tra le province di Cuneo, Asti e Alessandrina. <la richiesta degli industriali – ha rivelato a Sdp Satragno – è stata quella di decurtare del 10% i prezzo delle uve. Praticamente secondo loro i contadini dovrebbero passare da 10 a 9 euro al miriagrammo. Inoltre le Case vinicole vorrebbero una resa ad ettaro di 95 quintali per le uve docg per Asti e Moscato. Noi viticoltori stiamo pensando di far valere l’accordo firmato lo scorso anno che prevedeva incrementi Istat del prezzo>. E in effetti l’intesa siglata il 4 settembre del 2008 prevedeva convocazioni della Commissione paritetica <al fine di valutare lo stato di attuazione dei progetto di rilancio e del presente accordo, anche sulla base del tasso di incremento dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai ed impiegati, intervenuto tra il luglio dell’anno in corso ed il giugno dell’anno precedente>. Inoltre le parti si erano impegnate a <incontrarsi entro il 15 di febbraio 2009 perdefinire, entro e non oltre il 30 aprile, il prezzo per l’annata 2009>.L’accordo inoltre, avrebbero dovuto restare valido anche quest’anno, ma a quanto pare le contrazioni del mercato dell’Asti, si parla di un -18%, avrebbero indotto le Case spumantiere a chiedere una revisione dell’accordo. La strategia sarebbe quella che stanno applicando quasi tutte le imprese in questo periodo di recessione: tagliare i costi delle materie prime, oltre che posti di lavoro. Salvo poi, il prossimo anno, avere a disposizione quote di prodotto stoccato e invenduto che potrebbero pesare sulle trattative per la vendemmia 2010. La tentazione per l’industria potrebbe essere quella di chiedere un altro ribasso del prezzo delle uve. Un’ipotesi che porterebbe ulteriori tensioni nei rapporti con i viticoltori che – il caso della costituzione di Assobrachetto ne è una conferma – stanno sempre di più puntando sull’associazionismo di stampo cooperativistico-sindacale per difendere i propri interessi con buona pace delle organizzazioni rurali storiche come Coldiretti e Cia.
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