Summit. Il “parlamentino” dei Consorzi del vino chiamato a discutere del futuro di Piemonte Land of Wine. Che accadrà? Le (nostre) tre ipotesi

inserito il 2 Febbraio 2022

Domani, 3 febbraio, è previsto un summit tra i rappresentanti dei Consorzi vitivinicoli piemontesi che avrà come argomento la querelle dentro a Piemonte Land of Wine, il super Consorzio che raggruppa i Consorzi vitivinicoli del Piemonte.

La diatriba era deflagrata a fine dicembre scorso con le dimissioni da presidente di PLW di Matteo Ascheri, presidente del Consorzio del Barolo, ed era proseguita con l’annuncio, da parte dei vertici del Consorzio del Barolo e del Consorzio del Roero, fino ad oggi senza alcuna comunicazione ufficiale, di uscire da Piemonte Land, mettendo in vendita le proprie quote.

Secondo quanto riportato dai media, all’origine delle divergenze con il CDA di Piemonte Land ci sarebbe una diversa concezione di intendere il futuro del vino piemontese: da una parte la Langa e il Roero con progetti più legati alle produzioni e ai produttori; dall’altra Astigiano e Monferrato impegnati a difendere filiere articolate che vanno dai vignaioli fino alle industrie e alle Case storiche dello spumante.

Per alcuni queste posizioni sarebbero inconciliabili anche a causa della disparità di rappresentanza in CDA che vedrebbe svantaggiati i langaroli. Altri pensano che potrebbe essere l’occasione giusta per ripensare ruoli e attività di PLW, anche riscrivendo la rappresentatività in CDA.

Sullo sfondo c’è l’interlocutore principale, la Regione Piemonte che anni fa volle la costituzione del super Consorzio di cui è stata sempre partner e sponsor.

Dunque, al netto di polemiche e battibecchi, che cosa accadrà giovedì 3 febbraio?
Le nostre ipotesi sono almeno tre.

A) Rientra tutto. Barolisti e roerini tornano sui loro passi, ma restano le dimissioni di Ascheri. Il lato astigiano e monferrino di PLW considera le rimostranze e si dà il via a una ristrutturazione dell’ente con rappresentanze tra i territori considerate più eque. PLW continua la sua attività.

Ipotesi auspicabile, ma sono troppi i personalismi che sono stati messi in campo. Lo scontro si è molto esacerbato. Si riuscirà a mediare le posizioni salvando la faccia di tutti senza, come si dice, buttare il bambino con l’acqua sporca? 


B) Salta tutto. I langaroli si arroccano e restano fuori da PLW che continua la sua attività con gli altri Consorzi: Asti e Moscato d’Asti; Barbera d’Asti e vini del Monferrato; Gavi docg; Brachetto docg e vini d’Acqui; Alta Langa docg e altri.

Ipotesi probabile, ma che implica la necessità che PLW ripensi a ruoli e compiti.


C) Salta tutto 2. I langaroli si arroccano e restano fuori da Piemonte Land of Wine che va a rischio chiusura.

Questa è, a nostro avviso, l’ipotesi meno auspicabile perché priverebbe il Piemonte del vino di uno strumento a suo tempo annunciato come un unicum in Italia e forse, fino ad oggi, non utilizzato sempre al meglio, ma che tuttavia conserva potenzialità enormi in tema di sinergie, collaborazioni, comunicazione, ricerca, sostenibilità e in tutte quelle branche del mondo del vino che stanno sempre di già prendendo piede non solo in Italia, ma in tante altre aree vinicole del mondo. Il Piemonte dunque perderebbe un’altra, l’ennesima, primogenitura.   

Conclusioni. Da queste prove di forza tra “fortini” del vino chi esce con le ossa rotte è sempre e comunque l’immagine del Piemonte. Così facendo il comparto piemontese del vino rischia di essere letto, in Italia e all’estero, anche al di là di torti, ragioni, di legittime aspirazioni e di banalissimi confronti, come una regione vinicola frammentata, litigiosa, non in grado di presentarsi unita, compatta e di parlare con una voce sola, pur rispettando le tante ed evidenti diversità che, non solo a parole, sono il vero, prezioso, unico patrimonio da non dissipare.

La speranza è oggi che i rappresentanti dei Consorzi che siedono nel “parlamentino” del vino del Piemonte pensino, prima ancora che ai sacrosanti interessi della propria parte, al futuro intero di una terra che, come altre, ne sta passando tante, troppe. Certo i modelli che dà in questi giorni la politica nazionale non aiutano, ma la gente piemontese del vino è diversa e può dimostrarlo.       





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