L’Asti spumante vuol crescere. In qualità, prestigio, immagine. Il valore è l’irripetibilità di questo territorio. le vigne di Moscato hanno mantenuto il reddito nella viticoltura piemontese. presto ripartirà il progetto di rilancio. La sfida è lanciata.
Queste le parole d’ordine, almeno a leggere la cronaca del quotidiano La Stampa sull’edizione astigiana, pronunciate da vari personaggi alla festa dei conferitori Gancia che si è svolta venerdì scorso. Una serie di luoghi comuni, scontate insulsaggini, aria fritta, fuffa, chiamatela come volete, che fa sospettare come attorno al mondo dell’Asti ci sia tanto gattopardismo, cioè tanta gente che vuole che tutto cambi perché nulla cambi. Anche l’ex venditore di elettrodomestici (onore alla categoria, ci mancherebbe), Oscar Farinetti, ora diventato il guru del gusto e patron, è bene rammentarlo, di fabbriche di soldi come Eataly, in pratica un supermercato dell’agroalimentare di qualità, e Fontanafredda, con il suo pseudo.rivoluzionario «basta sputtanare l’Asti», non è che abbia proprio scoperto l’America. È arrivato con vent’anni di ritardo. Ma ora tutti lo ascoltano. Perché? Forse proprio perché è un uomo di successo? Perché ha nelle mani imprese che macinano soldi e pubblicità? C’è da dire che pure la presidente della Provincia di Asti, Maria Teresa Armosino, non è che si sta dando molto da fare per trovare il bandolo di questa matassa di cose trite e ritrite. Ma si sa che alcuni politici preferiscono affidarsi alla vaghezza piuttosto che, al di là delle dichiarazioni più o meno velleitarie, diventare operativi per davvero. Le cose da fare sono tante. Far conoscere l’Asti nel mondo, ma sul serio, promuoverlo nei locali della zona di produzione, imporlo come vino istituzionale almeno nei 52 Comuni dell’area del disciplinare, organizzare serie di eventi sul territorio dedicati a questo vino, fondare un ente pro Asti che coordini progetti e iniziative, attivare le enoteche regionali e i ristoranti stellati, ma anche i non stellati. Con le parole dette al convegno Gancia inve l’Asti continua a stare in un limbo dove tutti dicono le stesse cose da anni, senza che nessuno abbia qualcosa da dire di nuovo. A questo punto se ci fosse un po’ di silenzio sarebbe meglio.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)