Sul caporalato, cioè sullo sfruttamento del lavoro in agricoltura, Confagricoltura ci mette la faccia. E lo fa in Piemonte, terra al centro di denunce pesanti in tema di lavoro irregolare soprattutto tra le vigne.
L’occasione di parlare della nuova legge che entrerà in vigore a fine 2017 e che prevede sanzioni pesanti per chi sarà accusato e ritenuto colpevole del reato di caporalato e sfruttamento del lavoro (fino a 9 anni di carcere e, in caso di condanna, confisca dell’azienda), l’ha fornita il convegno che si è svolto giovedì 2 marzo a Canelli, organizzato da Confagricoltura Asti.
Non un sede scelta a caso quella della capitale astigiana dello spumante sede di importanti e storiche Case spumangiere. Qui, infatti, un paio di anni fa, dopo le vicende che ebbero come epicentro Saluzzo nel Cuneese, scoppiò un caso nazionale con denunce di sfruttamento del lavoro e delle condizioni precarie di soggiorno (accampamenti di fortuna, camere sovraffollate, servizi igienici insufficienti) in cui versavano decine di vendemmiatori giunti soprattutto dall’Est Europa. Qualche denuncia riguardò anche il Cuneese.
La vicenda ebbe vasta eco nazionale e internazionale. Qualcuno parlò di episodi simili a quelli rilevati purtroppo spesso in Campania e in altre aree rurali del Sud Italia, di vino prodotto in modo non eticamente accettabile. Altri minimizzarono parlando di episodi isolati. Fatto sta che il caso fu denunciato dai media italiani e stranieri. Insomma quanto meno fu una brutta pagina per la viticoltura piemontese.
Nel convegno canellese Confagricoltura ha cercato di mettere in luce gli aspetti della nuova legge che, proprio sulla scorta delle vicende che hanno coinvolto zone agricole da Sud e Nord, vorrebbe arginare e cancellare il fenomeno odioso del caporalato.
Tra gli interventi quello di Roberto Caponi, dell’area sindacale di Confagricoltura Nazionale (in coda anche la nostra videointervista) che ha compiuto un’analisi fortemente critica di una legge anti-caporalato che, secondo la posizione di Confagricoltura, rischierebbe di applicare eccessive sanzioni senza specificare in modo chiaro chi siano i soggetti da colpire.
«Lo abbiamo fatto presente al Governo, ma non abbiamo avuto risposte adeguate. Torneremo alla carica perché questa legge va applicata in modo corretto, controllando e colpendo con giustizia chi davvero compie un reato e non chi, magari, si è reso responsabile di una infrazione formale» ha detto Caponi.
Una sorta di “difesa d’ufficio” dell’Astigiano macchiato dall’onta del caporalato è arrivata dal viceprefetto di Asti, Paolo Ponta: «Canelli ha pagato per colpe non sue. Gli episodi più gravi in altre province. Noi e le forze dell’Ordine siamo intervenuti per stroncare sul nascere il fenomeno» ha detto.
Ci sarebbe stato da parlare anche di come le istituzioni locali hanno affrontato il problema, ma il tema non è stato toccato.
Al presidente di Confagricoltura Asti, Massimo Forno, è andato il compito di tirare le somme di un convegno con aspetti molto tecnici e che tuttavia ha avuto il pregio di far emergere spunti di riflessione anche in campo sociale. Ha detto Forno: «Siamo a favore di controlli e norme che aiutino a lavorare meglio e bene, nel rispetto di tutti, ma lontano da complicazioni e intoppi burocratici che rallentano e intralciano il nostro lavoro e quello dei lavoratori agricoli. Una volta certi lavori nei campi erano una festa, come la vendemmia, ora sono vissuti con tensione». A questo proposito il presidente astigiano ha anche parlato dei voucher lavoro, i permessi giornalieri che consentono di espletare pagamento del salario e dei contributi di legge: «Nati per l’agricoltura sono stati utilizzati in modo improprio da altri settori economici. A questo punto il Governo ne regoli l’utilizzo in modo chiaro». Un richiamo, il suo, alle dichiarazioni del ministro Poletti che proprio il primo marzo ha parlato della necessità di riconsiderare l’uso dei voucher lavoro in ambito famigliare con una deroga per i lavori agricoli.
Ma tutto è ancora allo studio.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)