A margine delle due giornate degli Stati Generali del Turismo che hanno avuto come temi il Monferrato e la Valle Bormida e che si sono svolte ad Asti ospitiamo l’intervento di Davide Palazzetti, manager di strutture di accoglienza ed esperto di marketing territoriale. Lo facciamo perché da sempre siamo convinti includere non significhi attendersi adesioni incondizionate e acritiche, che, al contrario, il confronto sia sempre preferibile all’assenso “a prescindere”, che le critiche costruttive vadano sempre accolte e considerate e che, infine, la discussione civile sia il sale della nostra democrazia e della comunicazione che ne è il cardine centrale. Buona lettura.
Sono consulente di marketing territoriale per professione e progettista di strutture e di attività outdoor per hobby. Capirete quindi il particolare imbarazzo nel commentare, almeno per uno dei temi trattati nelle due giornate, conclusesi mercoledì scorso, degli “Stati Generali del Turismo per il Piemonte” organizzate dalla Regione e che si sono svolte ad Asti, in Astiss, il polo universitario astigiano.
Tre gli indirizzi da sviluppare imposti dall’organizzazione: Turismo outdoor, Turismo Slow e Progettazione piccole destinazioni.
L’introduzione ai lavori dell’Assessore Parigi ha illuminato da subito la coscienza di tutti i presenti nel chiarire che il Piemonte, scontando un passato manufatturiero, stia da poco arrivando al turismo quale uno dei primari settori strategici e assi di sviluppo regionale. Evviva. Il turismo crea PIL e noi ne abbiamo assai bisogno. Tra gli oltre 150 operatori del settore partecipanti tre amministratori pubblici (oltre al sindaco di Asti e ai presidenti delle Provincie di Asti e Alessandria, tra i recanti benvenuto), assenti, purtroppo, molti rappresentanti delle strutture ricettive di Asti.
Poi i temi di confronto e discussione. Outdoor così presentato: “Per turismo outdoor intendiamo tutte le attività a contatto con la natura, che contiene in sé il turismo sportivo, turismo attivo, turismo esperienziale, la fruizione del territorio attraverso campeggi, villaggi turistici, caravan e camper, ma anche nuove forme di ricettività dalle case sugli alberi al glamping (glamour camping ndr). Il turismo outdoor trova molteplici modalità di declinazione in Piemonte ed in particolare su questo territorio. Quindi, solo a titolo di esempio, podismo, cammini, trekking, arrampicate, sport d’acqua, sport sulla neve, pesca sportiva, golf e, sicuramente sempre più protagonista, la bicicletta, in tutti i suoi molteplici utilizzi, compresa la bici elettrica con pedalata assistita…”.
Perfetto come prodotto turistico per le nostre bellissime montagne o per l’area dei laghi, ma nell’Astigiano? Come suggerire di correre tra le antiche stanze dei palazzi astigiani, di scalare la Torre Rossa, scorrazzare in bici tra i vigneti del Nizza, schettinare nelle cantine Contratto o provare l’emozione di una notte in tenda tra gli orti aromatici di Vezzolano. Come se il tema cardine outdoor, proposto uniformemente su tutta la regione, accantoni questi fatti: il Piemonte è la terza regione in Italia per eccellenze alimentari (igp) e prima per enologiche (59 denominazioni), offre 7 importanti Strade dei Sapori sulle 169 nazionali, è la seconda regione italiana nei servizi di accoglienza turistica presso le aziende vitivinicole e schiera 5 musei del Gusto contro, per edsempio, l’Emilia, leader italiano che ne ha 6, e offre, sempre il Piemonte, oltre 12.500 attività di ristorazione, ottima ristorazione aggiungo, e il 10% (58 su 586) della ristorazione d’eccellenza nazionale. Cose note a noi tutti note insieme a moltissimi altri.
Nonostante questo agli Stati Generali vedono corridori e ciclisti. Turismo Slow fortunatamente soprasseduto, ricordandosi in tanti come Slow Food sia nata nel 1986 e quindi il tema potesse essere nel frattempo ammuffito. Progettazione piccole destinazioni, intendendo come tali i Comuni minori (meno di 5.000 abitanti), nella speranza di trovare, almeno lì, quelle risorse non più reperibili altrove, forti anche di una nuova legge a supporto degli stessi con un plafond di ben 100 milioni in 5 anni per qualche migliaio di Comuni. Come dire due panchine, forse, in piazza per ogni centro.
In cocnlusione Asti e il suo territorio meritano di più, decisamente e sta a noi tutti cominciare a pretenderlo.
Davide Palazzetti