Stefano Ricagno, produttore vitivinicolo, vicepresidente senior del Consorzio dell’Asti e anche di Piemonte Land of Wine, e Vitaliano Maccario, anche lui produttore vitivinicolo e presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, erano al vertice che si è tenuto lunedì scorso in Regione Piemonte sul tema della siccità.
Con loro c’erano il presidente Alberto Cirio e l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Protopapa.
Alla fine del summit, dopo aver sentito i rappresentanti della filiera vitivinicola piemontese, vignaioli, Cantina sociali, produttori, Consorzi, organizzazioni di categoria e sindacali, la Regione ha avviato la richiesta dello stato di Calamità naturale al Governo. Ne abbiamo dato conto qui.
Vedremo quali e quanti ministeri saranno coinvolti oltre a quello “informato sui fatti” dell’Agricoltura retto dal ministro Lollobrigida.
Dice Stefano Ricagno: «Dal novembre 2023 avevamo chiesto alla Regione una moratoria sui mutui agricoli per far fronte alle criticità che la siccità sta causando a tutto il comparto a fronte di un’altissima qualità del vino piemontese riconosciuta in tutto il mondo. Lunedì scorso è arrivata l’assenso regionale alla richiesta di Stato di Calamità naturale che darà il via a una serie di protocolli che speriamo cominceranno a limitare gli effetti nefasti del clima con cali consistenti delle rese delle uve e di conseguenza della materia prima per i vini con seri rischi che possono ripercuotersi sui mercati già sottoposti ad altre perturbazioni, dalla situazione geopolitica alle crisi economiche alla concorrenza. Gli aiuti economici potranno dare ossigeno alle aziende agricole e vinicole. È un primo importante passo a cui devono seguire altri passi di ordine infrastrutturale. Devo dire – osserva Stefano Ricagno – che sull’emergenza siccità il comparto vitivinicolo si è dimostrato compatto e unito. È stata una cosa molto positiva. Se si manterrà questo spirito sono convinto che otterremo risultati e non solo in tema di emergenze».
Poi, però, si dovrà mettere mano alle infrastrutture, pensare a consorzi irrigui, regimentare l’acqua, eliminare gli sprechi.
«Non c’è dubbio che il cambiamento climatico abbia colpito duro – conferma Vitaliano Maccario -. Come Consorzio Barbera d’Asti – spiega – abbiamo esaminato dati e statistiche. Questa vendemmia abbiamo avuto ben oltre il 35% in meno di uva. Questo si riflette non solo sui redditi di chi vende l’uva, ma anche sulla disponibilità di materia prima di chi fa il vino e deve andare sui mercati con volumi sufficienti alla domanda. In caso contrario si perdono i mercati a favore di competitor. Inoltre, rispetto all’inverno precedente, quando avevamo avuto 65 giorni con temperature sotto lo zero, questa stagione invernale ne abbiamo avuti solo 15. È chiaro che bisogna elaborare strategie di indirizzo e tecniche in grado di contrastare queste situazioni».
Le voci dei vignaioli e dei produttori sono contrastanti. C’è chi avanza scetticismo e disincanto e chi, invece, esorta all’azione in attesa dei tempi della politica.
Sul piatto ci sono molti temi: dalla costituzione di consorzi irrigui che ottimizzino la risorsa, alla costruzione di bacini artificiali che, però, potrebbero causare resistenze a livello ambientale, all’avvio di una nuova “educazione viticola” che porti a tecniche di viticoltura in grado di mitigare i danni della siccità in vigna.
Intanto in Veneto, nella zona Conegliano Valdobbiadene, dove ci sono le Rive, colline molto simili a quelle delle zone viticole piemontesi, si irrigano i filari a pioggia. Come testimoniano le foto e i video che pubblichiamo. Risalgono alla scorsa estate e ci sono state inviate da un nostro lettore.
Cosa consente questa irrigazione in vigne così in pendenza? Bacini naturali o artificiali? Un migliore uso delle acque o consorzi che ne ottimizzano l’uso o tecniche di coltivazione diverse?
Sia come sia una soluzione per le assetate vigne piemontesi va trovata e in fretta.
fi.l.