Via libera alle coltivazioni Ogm, all’innalzamento della presenza di tossine nella frutta secca, alla liberalizzazione delle importazioni nella Ue di alimenti strategici, come il riso, provenienti da Paesi disagiati.
Sta arrivando la bufera soprattutto sull’Italia patria, ancora per poco, di eccellenze agroalimentari che, con questa politica agricola comunitaria, rischiano di sparire per sempre, ingoiate da un’omologazione selvaggia, contrabbandata in nome e per conto di una presunta “democratizzazione” delle produzioni agricole. Visione catastrofista? Forse, anche se i segnali che stanno arrivando in questi giorni anche a noi di Sdp non sono rassicuranti.
Ogm (organismi geneticamente modificati). Dopo essere stati, anni fa, al centro di una querelle piuttosto dura che contrappose scienziati, politici e ambientalisti, sugli Ogm calò un silenzio preoccupante. Ed ecco, infatti, che Governo e Regioni (tutte anche quelle governate dal centrosinistra). lo scorso 17 dicembre, hanno firmato un accordo per aprire la porta alle coltivazioni sperimentali di mais ogm. Lo stesso mais geneticamente modificato che qualche anno fa, quando era in carica a Palazzo Lascaris, l’ex governatore del Piemonte, Enzo Ghigo (prima Forza Italia ora Pdl), quello che, tanto per dirne una, appoggiò in pieno i progetti di Slow Food facendo decollare l’università del Gusto di Pollenzo costata un sacco di milioni, non si fece scrupolo di far tagliare suscitando le ire delle multinazionali del cosiddetto “cibo Frankestein”.
Ebbene dopo quel summit si viene a sapere (fonte La Stampa del 17/01/10) che: «(…) giovedì 28 gennaio, a Roma in via della Stamperia, n. 8, la Conferenza unificata approverà un protocollo d’intesa che prevede un piano per il controllo delle colture di prodotti geneticamente modificati e l’istituzione di fondi regionali, che da un lato saranno alimentati attraverso le sanzioni inflitte a chi non rispetterà le regole, dall’altro dovranno risarcire gli agricoltori da eventuali danni dalle coltivazioni Ogm (…)».
Eventuali danni dalle coltivazioni ogm? Il progetto, sempre secondo le informazioni rese pubbliche, vede una regia bipartisan del ministro Raffaele Fitto (Pdl) e del presidente della Conferenza dei presidenti di Regione, Vasco Errani (Pd). Si viene a sapere che, «…la bozza di linee guida, sulla coesistenza tra colture tradizionali e Ogm, darebbe «ampi poteri alle Regioni che, con una legge apposita, potranno fissare i criteri di gestione, scegliere i siti dove testare gli Ogm e comminare multe piuttosto salate. Saranno previste multe fino a 60 mila euro per chi coltiva senza autorizzazione e fino a 15 mila per l’agricoltore che, invece, impedisce il controllo in azienda e non usa le dovute precauzioni nel coltivare mais transgenico».
Precauzioni nel coltivare mais transgenico?
Proteste sono già state avanzate da alcune organizzazioni di consumatori.
Passiamo alle tossine nella frutta secca. Si chiamano aflatossine e la Commissione europea avrebbe deciso di aumentarne la concentrazione di una tossina potenzialmente cancerogena nella frutta secca consumata nell’Ue. Si tratta delle aflatossine prodotte da muffe che possono infestare arachidi, nocciole, mandorle, pistacchi, ma anche nel granoturco, riso, fichi, oli vegetali grezzi e semi di cacao. E siccome in Europa arriva frutta secca da Stati emergenti dove tecniche di raccolta e di stoccaggio favoriscono l’insorgenza di queste muffe e delle aflatossine, i rappresentanti dei 27 Paesi membri non si sarebbero opposti alla proposta di alzare, in qualche caso addirittura raddoppiare, il limite di guardia della presenza di queste tossine in questi alimenti. La formalizzazione è prevista per martedì 19 gennaio dall’Ecofin, il Consiglio dei Ministri economici della Ue, non proprio gente sensibile alle tipicità agroalimentari. Le previsioni parlano già di un’invasione sui mercati italiani di nocciole made in Turchia, che costano meno e sono meno buone di quelle nostrane. Un colpo per, ad esempio la Nocciola Tonda Gentile delle Langhe, ma anche per tante varietà italiane d’eccellenza come le mandorle o i pistacchi.
Proteste sono già state avanzate dalla Regione Piemonte, attraverso l’assessore all’Agricoltura, Mino Taricco, da alcune organizzazioni di coltivatori e consumatori.
Infine l’Eba, ossia “Everything but arms” vale a dire “Tutto ma non le armi”. Se ne può trovare tracce sul sito della Ue (http://ec.europa.eu) o sul link http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:32001R0416:IT:HTML. In pratica, per agevolare e aiutare i Paesi del terzo mondo, l’Europa liberalizza le importazioni di alimenti, tra cui il riso e lo zucchero. Tra gli impegni quello di appoggiare e promuovere lo sviluppo commerciale e tecnologico di quei Paesi. Che bravi che siamo! Fuori dall’accordo, certo, armi e munizioni perché tanto a quelle nazioni gliele vendono nostre aziende (!).
Intanto, proprio su questo argomento, c’è da registrare la preoccupazione dei produttori di riso piemontesi che temono lo svilimento del prodotto italiano il quale già per conto suo ha qualche problema, vedi la lobby degli industriali risicoli che vuole annegare le varietà tipiche (Carnaroli, Arborio e altre) facendo varare una legge che consenta di miscelarle con varietà similari ma meno pregiate, però più facili da coltivare, più produttive e commercialmente appetibili (karnak, volano, ecc.); e un’altra disposizione dell’Ue che vorrebbe dividere il riso in due grandi varietà “A” e “B”, in barba ad ogni tipicità.
Insomma, come si vede il panorama è desolante. Riuscirà il Belpaese a difendere le proprie eccellenze? Dipende da quanto volontà politica e abilità di mediazione i nostri governanti saranno in grado di produrre.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Sì, ma anche, caro Giovanni, per rimboccarsi le maniche e cominciare a fare pressione a chi di dovere… che è meglio che piangersi addosso. Non è un rimprovero nei tuoi confronti, ci mancherebbe anzi ti ringrazio del commento sintetico ed efficace, ma un appello che rivolgo prima di tutto a noi di Sdp.
Ce n’è abbastanza da mettersi a piangere…