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Sfida vinta. L’Acqui docg Rosé passa il turno: ottimo a tutto pasto di pesce, dall’aperitivo al secondo. E col dessert non delude mai il Brachetto docg dolce

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«Okkei, buona, la prima, però la prossima volta proviamo con carne e formaggi, magari grigliate», la provocazione sentita ieri sera nel bel scenario di Villa Prato, relais sulle colline di Mombaruzzo, nell’Astigiano, dove il Consorzio di Tutela del Brachetto e vini dei vini d’Acqui ha voluto testare l’abbinamento dell’ultimo nato, l’Acqui docg Rosé, versione non dolce a base di uve brachetto, con una cena a base di pesce. Una sfida vinta in partenza, perché il nuovo spumante naturalmente rosato, con un perlage persistente e per nulla invadente, con profumi e sapore assolutamente originali, è perfetto con la delicatezza dei piatti di pesce, dai finger food con piovra e pesce azzurro, all’antipasto di salmone ed erbette, ai primi di riso e ragù di mare, al secondo con una strepitosa ombrina e cipolle caramellate.
Gradevolmente asciutto, ma morbido e ammiccante, l’Acqui docg Rosè sorprende senza stupire, nel senso che conferma le grandi qualità aromatiche di un’uva, quella brachetto, che ultimamente non raccoglie i successi che dovrebbe. L’Acqui docg Rosé, tuttavia, come hanno indicato alcuni operatori, potrebbe essere il “la” che mancava per riprendere le fila di una filiera in crisi da troppo tempo.
Ci credono in tanti, a partire dal presidente del Consorzio, Paolo Ricagno, che ha voluto fortemente l’Acqui docg Rosé, che ieri ha detto: «C’è molto interesse su questo vino. Noi faremo di tutto per supportarlo perché rappresenta il futuro del nostro comparto che, dopo essere stato risorsa importante del Piemonte vitivinicolo, soffre da troppo tempo».
Parole di rivalsa che, vedremo, quando rispecchieranno la realtà. Nell’Acqui docg Rosé credono, però, anche le Case spumantiere. Quattro quelle che lo hanno già in gamma: Bastieri, Bersano, Cuvage e la Cantina cooperativa Tre Secoli. «Ma almeno altre tre Cantine sono in procinto di produrlo» fanno filtrare dal Consorzio. Poi c’è il progetto dell’imbottigliamento fuori dalla zona di produzione, sulla scorta di quanto il Prosecco fa da anni. «Ci stiamo lavorando intensamente» ha detto Ricagno.
Così la cena-sfida di Mombaruzzo, dopo la vittoria dell’Acqui docg Rosé affermato anche come bollicina da pesce, non poteva che finire con il dolce: un bunet della nonna accompagnato dal Brachetto docg dolce: tanto perfetti insieme che poi uno si chiede come mai quel vino, il Brachetto d’Acqui, il rosso dolce a docg autoctono piemontese per eccellenza, che una volta faceva guadagnare bene viticoltori e Cantine, oggi sia un po’ snobbato. Una stortura che va subito raddrizzata e le bollicine rosé non dolci potrebbero dare una mano.

SdP

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