Il fatto che il virus Covid -19 abbia cambiato le nostre vite, il nostro lavoro il modo di comunicare è talmente sotto gli occhi di tutti da essere, più o meno, percepito come una banalità. Il fatto, però, che, dopo la “botta” iniziale emergano segnali di recupero o, quando meno, di reazione, è interessante e merita riflessioni.
La nuova vigna
Qualche giorno fa una vignaiola di rango, Mariuccia Borio, con cantina (Cascina Castlet) e vigne in quel di Costigliole d’Asti, annuncia le 50 vendemmie della sua azienda e, contemporaneamente, l’impianto di una nuova vigna. Scriveva Mariuccia: «In questo momento di sospensione delle nostre vite, dove l’incertezza ci fa paura, volevo mandarvi un messaggio di fiducia perché piantare una vigna è il simbolo di un futuro che verrà. Nel 2020, Cascina Castlèt arriverà a 50 vendemmie. Un traguardo di lavoro e di vita raggiunto con il supporto di tutti voi che negli anni, ci avete camminato accanto. Vorrei dirvi grazie a uno a uno guardandovi negli occhi. Torneranno tempi in cui lo potremo fare. Per ora troverete sulle nuove bottiglie il segno di questo grazie per questa passeggiata lunga mezzo secolo. È un piccolo segno color oro. Ogni segno è un grazie».
Che dire? Grazie.
L’esperta di marketing di territorio
Poi c’è chi ha fatto della comunicazione del territorio un lavoro parlando di cuochi, ristoratori, artigiani dell’agroalimentare, allevatori, bottegai, commercianti. Laura Gobbi, giornalista alessandrina esperta di marketing territoriale è stata, come tutti, travolta dallo tsunami Covid. Si è affidata ai social che sono uno dei suoi strumenti di lavoro e, dopo qualche giorno di smarrimento, ha lanciato un appello proponendosi come tramite gratuito tra il territorio “Terre di Derthona” (zona di Tortona particolarmente colpita dalla pandemia) che produce e consumatori finali usando canali social e media. Il successo, in questi giorni di confinamento domiciliare, è stato immediato. Tanti hanno ordinato prodotti da casa propria, con risvolti non solo commerciali. Commenta Laura: «Ho fatto quello che so fare e che faccio da anni, ma con uno spirito differente. La miglior ricompensa? Il ricevere telefonate che mettono in circolo i sorrisi e il buonumore. Non sono quei tre litri di latte, quel salame, quel formaggio in più consegnati a domicilio, che cambieranno la vita dei produttori o incideranno sugli utili di fine anno. È la libera circolazione di gentilezza, solidarietà e ben-essere che ci aiuterà a dare un senso a questo quotidiano».
Ben fatto.
I giornalisti
Due esempi di come anche il lavoro dei giornalisti freelance sia cambiato, sia pure nel rispetto di uno smart working, o lavoro a distanza, da sempre praticato dalla categoria. Uno riguarda il nostro Filippo Larganà che attraverso i propri profili social, quotidianamente riporta comunicati e news ufficiali della Regione Piemonte in tema Covid e dice: «Mi sono accorto – spiega – di avere accesso a informazioni che spesso non arrivano al pubblico dei social e così ho deciso di condividerle prive di commenti, ma solo con un paio di righe di presentazione. Insomma l'”arrosto” senza tanti “condimenti” e il pubblico sembra che gradisca, in molti ringraziano del servizio».
L’altro caso è quello del giornalista astigiano Stefano Labate che attraverso il suo sito (qui) analizza e diffonde tutti i giorni una newsletter sui dati nazionali, regionali e locali (Asti e provincia) sul Covid. Stefano ha costruito sul web un avamposto sulla Pandemia per essere sempre aggiornati e mettere a confronto numeri e statistiche che ci raccontano come siamo messi e, forse, indicano anche quando ne usciremo. È il giornalismo dei dati che è tanto importante quanto quello delle notizie.
Tutti segnali, questi, di come il virus abbia “infettato” molti nostri mondi e, forse, non sempre in modo negativo.
SdP