Rispuntano i Cobas del Moscato. «Gli strappi del Consorzio dell’Asti? Fanno bene alla rinascita del comparto»

inserito il 15 Dicembre 2009
Vignaioli del moscato di nuovo protagonisti?

Vignaioli del moscato di nuovo protagonisti?

Mentre il Consorzio dell’Asti intavola trattative con Gancia e Martini & Rossi usciti, non senza roventi polemiche, dall’ente, si annuncia il ritorno dei Cobas del moscato. Giovanni Bosco, assicuratore di Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, storico fondatore del Ctm, il Coordinamento Terre del Moscato, conferma, in esclusiva per Sdp, la ridiscesa in campo del movimento che una decina d’anni fa accese i riflettori su malesseri e aspirazioni dei viticoltori del Sud Piemonte.

È così Bosco?

«Sì. Siamo pronti a scendere di nuovo in campo per fare valere le ragioni dei viticoltori che partono dai valori del territorio e della cultura di queste zone»

D’accordo, ma non le sembra che la situazione, tra i ricambi ai vertici di Consorzio di tutela e Assomoscato e lo strappo clamoroso tra Gancia, Martini & Rossi e Consorzio, sia già abbastanza ingarbugliata?

«Al contrario. Oggi si sta facendo chiarezza. Noi del Ctm siamo convinti che l’uscita di grandi marchi dal Consorzio sia salutare. È il segnale di un rinascimento che deve avere al centro la terra d’elezione del moscato, le sue tradizioni, la cultura e i suoi testimonial più veri: gli scrittori, gli artisti, ma anche i contadini, il popolo delle vigne che ogni giorno crede alle promesse delle colline. Il resto è falso. Anche le Case spumantiere cominciano a capirlo»

Voi del Ctm avevate fondato un Parlamento del Moscato, una task force di promozione, gli ambasciatori del moscato, avevate promosso convegni, summit, cortei, manifestazioni. Poi siete spariti…

«Siamo stati al centro di azioni che hanno tentato di smantellarci. Basse questioni di potere che non ci appartenevano allora e non ci appartengono oggi. Per questo abbiamo scelto il basso profilo. Però molti dei nostri programmi si sono realizzati. Ci dicevano che arrivare a dieci milioni di bottiglie di Moscato “tappo raso” era una sciocchezza. Noi ci credevamo. Oggi se ne vendono quasi 12 milioni. Avevamo ragione noi»

Come avete intenzione di muovervi?

«Stiamo prendendo contatti con le istituzioni del moscato e del territorio. Abbiamo un patrimonio di idee, di uomini e donne che non può essere dimenticato e sprecato. Lo mettiamo a disposizione. Il moscato non è solo vino e soldi. È l’anima di queste colline, la prova tangibile della forza e della determinazione di gente che non ha paura di lavorare e raccogliere sfide, anche mondiali».

Insomma, Bosco, si riparte da un «manifesto dei viticoltori del moscato»…

«Ma non solo a parole. A gennaio 2010 decideremo il programma delle attività, a cominciare dalla ricostituzione del Ctm. La parola d’ordine è una sola: tutela della dignità e dell’orgoglio di chi coltiva e produce il moscato»

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

2 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. giovanni bosco 18 Dicembre 2009 at 09:29 -

    Grazie Anna, stiamo mettento in piede un gruppo molto determinato per la valorizzazione del territorio, sei vuoi essere dei nostri fatti sentire.

  2. Anna 17 Dicembre 2009 at 14:41 -

    Sono daccordo con Bosco ,bisogna ritrovare dignità e orgoglio di essere produttori di moscato e difendere le nostre colline .Perciò voglio dire a tutti i produttori :svegliamoci e superiamo il nostro individualismo ,perchè essere uniti è l’unica difesa che ci resta verso chi vuole farci diventare dipendenti senza potere.Noi siamo e restiamo produttori,ma dobbiamo essere vigili e far si che il nostro lavoro sia riconosciuto.Inoltre mettiamoci in testa una buona volta che siamo noi i primi a dovere credere nel moscato,siamo noi i primi con il nostro esempio ad insegnare agli altri che il moscato si può bere non solo con i dolci e non solo a Natale e che per essere buono non deve essere svilito.Buone feste !

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