Riflessioni. Enoturismo: Monferrato e Astigiano davvero complementari alle Langhe? Vino e salute: attacco all’Italia, puro marketing o presa di coscienza necessaria?

inserito il 27 Aprile 2023

Capita che alla presentazione di un evento, di una manifestazione, di una festa che riguardano eccellenze territoriali, si parli di altri temi, solo in apparenza slegati dal contesto.

È successo alla recente presentazione dell’edizione 2023 di “Nizza è Barbera” la festa prevista per maggio a Nizza Monferrato (Asti) che avrà come focus la Barbera d’Asti e il Nizza docg, ma anche altri prodotti del territorio, come il Cardo Gobbo, verdura super top autoctona della zona.

Così, oltre a parlare della festa imminente, s’è parlato di turismo e di quella discussione, aperta in sede UE, per cui si vorrebbe che sulle etichette di vino ci fossero indicazioni salutistiche a sottolineare rapporti tra il consumo di alcol e la salute umana, cancro compreso.

Il turismo. Dagli amministratori comunali nicesi e anche da alcuni produttori locali che hanno un osservatorio privilegiato sulle prospettive turistiche nell’area del Sud Piemonte, è venuta la dichiarazione secondo cui il Monferrato e l’Astigiano sarebbero turisticamente “adulti” e in grado di mettersi in sinergia con le “super” Langhe, ormai affollate di turisti in cerca, però, di nuovi lidi, che potrebbero essere proprio Monferrato e Astigiano.

Sarà vero? C’è da augurarsi di sì anche se la recente bocciatura di Asti a Capitale della Cultura (ha vinto Agrigento) in collegamento con le Langhe e la conseguente candidatura di Alba, senza una minima menzione al Monferrato e ad Asti, ha avvelenato, almeno sulla carta stampata e digitale di media e social, il clima tra le due città, facendo fare agli astigiani la figura degli ingenui e agli albesi quella degli abili strateghi anche un po’ cinici. E chissà, al di là delle interpretazioni, se è davvero così.

Candidature e capitali a parte è acclarato da tempo come le Langhe siano una vera “macchina da guerra” in tema di turismo. Mentre sul fronte astigiano e monferrino c’è ancora molto da lavorare anche se le prospettive sono ottime.

Asti ha le sue eccellenze urbanistico-artistico-storiche che sta imparando a sfruttare. Il Sud Astigiano, storicamente terra di grandi vini al pari di Barolo e Barbaresco (anche se barolisti e barbareschisti tendono a minimizzare), è in grande ascesa ed è in procinto di collegarsi con altre aree turistico-promettenti, come l’Acquese e l’Ovadese. Il Nord Astigiano, con il Casalese e il Torinese, sta riprendendo in mano il proprio futuro con vini e paesaggi da scoprire e riscoprire. Su tutto aleggia la sensazione che, soprattutto nell’Astigiano, manchino sufficienti strutture di accoglienza (che invece nell’Albese sono numerose) anche se dalle istituzioni sono giunte assicurazioni di una progressiva crescita del numero di case per vacanze, relais, b&b e agriturismo “spalmati” su territorio. Al di là di stato e prospettive è augurabile che il settore si predisponga a soddisfare le aspettative e le esigenze degli enoturisti. 

Vino è salute. In Europa se ne sta parlando. Alcuni Paesi, con risaputi problemi di abuso nel consumo, vorrebbero che sulle etichette delle bevande che contendono alcol, quindi anche il vino, fosse scritto a chiare lettere che l’assunzione fa male e che c’è un diretto collegamento tra il bere alcol e il cancro.

I Paesi produttori sono insorti. In Italia non è mancata la polarizzazione tra chi è d’accordo e chi no. Un paio di produttori (un veneto e un piemontese) hanno stampato “health warning”, letteralmente “avvertenze per la salute”, sulle etichette di alcuni loro vini. Qualcuno parla di provocazione, altri di una buona azione di marketing, altri ancora di una sacrosanta e adulta consapevolezza.

Sia come sia anche in questo caso si è scatenato un dibattito tra favorevoli e contrari.

Il tema è stato sollevato anche alla presentazione di Nizza è Barbera. Per tutti ha parlato il presidente del Consorzio Barbera d’Asti, Filippo Mobrici che ha osservato come il vino italiano sia sotto attacco in concomitanza alle sue ottime performance commerciali, e ricordato come ogni abuso alimentare («persino di acqua») sia dannoso per la salute, sottolineando come da anni il comparto del vino italiano sia impegnato in campagne per il consumo consapevole e responsabile.

Chiarimenti che forse non basteranno a far trovare al mondo del vino una posizione univoca su un tema che promette di tenere banco in Italia e, chissà, anche in altre parti del mondo al momento, però, piuttosto silenti sull’argomento.   

fi.l.

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