Giovedì scorso a Torino, nel grattacielo sede della Regione Piemonte, durante la presentazione della missione Piemonte al prossimo Vinitaly di Verona, che si tiene dal 14 al 17 aprile, c’è stato anche il tempo per dare uno sguardo allo stato del vino piemontese in Italia e nel mondo.
Lo ha fatto Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor che ha presentato i numeri del vino in Piemonte, cuore di una ricerca realizzata da Nomisma Wine Monitor in collaborazione con Unicredit e Veronafiere.
Dunque secondo la ricerca negli ultimi cinque anni, l’export di vino piemontese sarebbe cresciuto del 19%, arrivando a raggiungere 1,2 miliardi di euro.
In valore i vini rossi sarebbero aumentati del 50%. Aumento segnalato anche per l’Asti Spumante in percentuale del 17%.
Ma basteranno questi aumenti a placare i rincari, soprattutto nel post pandemia, a cui hanno dovuto far fronte vignaioli e produttori? Interrogativo che potrebbe essere oggetto di un dibattito.
Per quanto riguarda i mercati esteri i vini piemontesi restano legati a Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Svezia. Per l’Asti Spumante, oltre a USA e Ue, la Russia resta un riferimento con una quota importante che, sembra, tocchi fino al 20%. Tuttavia bisognerà vedere quanto i recenti super dazi applicati dal Cremlino peseranno sulle esportazioni.
«Se il mercato russo perderà quote e appeal commerciale bisognerà mettere mano alla valigetta e trovare nuovi sbocchi commerciali come è accaduto per atri scambi commerciali con la Russia dopo la sua invasione militare dell’Ucraina» ha commentato a SdP un operatore. Più facile a dirsi che farsi, in un periodo storico travagliato con crisi climatiche, economiche e guerre.
Comunque è sempre meglio provare, magari implementando la presenza dei vini piemontesi in Australia, dove già la produzione vinicola locale è molto presente e per certi versi aggressiva, per esempio sul mercato americano, spesso con cloni di vini europei; in Corea del Sud, dove il Moscato d’Asti già vanta qualche storica entratura, e in Sud America dove i piemontesi hanno antiche radici a cui potrebbero richiamarsi per aumentare volumi e valore.
Per il resto, secondo la ricerca Nomisma, in Piemonte il vigneto si mantiene costante e rappresenta il sesto a livello italiano per estensione con 45.725 ettari con una produzione dell’88% destinata alle Dop. Cresce invece la superficie coltivata a biologico con 4200 ettari nel 2022 e +305% dal 2012.
Il Piemonte, del resto, si colloca come seconda regione per valore export di vino. Chiudiamo con un dato positivo: come il consumatore italiano percepisce la produzione vinicola piemontese. Ebbene, il Piemonte emerge come la regione con i vini di maggiore qualità. Non è poco.
SdP