Un documento in otto punti con le rivendicazioni di agricoltori e allevatori consegnato a Luigi Icardi, che oggi è assessore alla Sanità uscente per la Regione Piemonte, ma che è stato anche sindaco di Santo Stefano Belbo (Cuneo) e al timone dell’Associazione dei Comuni del Moscato, interfaccia tra mondo del vino e istituzioni municipali dei 51 Comuni dell’area dove si produce l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti docg.
La manifestazione, sulla scia di altre che si sono svolti in queste ultime settimane un po’ in tutta Italia e anche in Europa, con decine di trattori in movimento tra Santo Stefano Belbo e Cossano Belbo (ma non è escuso che nei prossimi giorni manifestazioni simili si faranno anche in altre zone della Vallebelbo e del Sud Piemonte), si è svolta questa mattina (2 marzo 2024) con punto di partenza e arriva piazza Unità d’Italia a Santo Stefano.
Per tutto il tempo l’area è stata presidiata dalle Forze dell’Ordine, più per protocollo che per altro, visto che i toni degli interventi e della protesta sono stati sempre civili e improntati al diritto democratico di manifestare tutelato dalla Costituzione.
Decine gli agricoltori che hanno partecipato alla manifestazione, giunti da tutta le Valli Belbo e Bormida ma anche da province vicine, dall’Astigiano e dall’Alessandrino.
Tra la folla anche rappresentanti dei sindacati agricoli, delle amministrazioni locali e di alcuni Consorzi vinicoli tra cui il vicepresidente senior del Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti, Stefano Ricagno, e i consiglieri del CDA consortile, Paolo Dogliotti, Vittorio Marrone e Sandro Monte, tutti vignaioli e interessati direttamente alle sorti del settore.
Da un palco improvvisato sono stati Davide Paracchino, giovane agricoltore santostefanese e Gian Piero Ameglio, allevatore di Altavilla Monferrato nell’Alessandrino, a esporre rivendicazioni e richieste di un comparto rurale che si dichiara stanco di subire strette economiche che non lasciano spazio a un futuro per le aziende agricole.
Molti i temi trattati, dall’aspetto economico con l’aumento dei costi di gestione delle coltivazioni e un non corrispondente aumento dei prezzi pagati agli agricoltori; alla difesa delle produzioni Made in Italy verso prodotti stranieri provenienti da Paesi che non hanno le stesse regole che in Italia controllano l’Agricoltura ponendo in essere concorrenze sleali e punitive nei confronti delle produzioni nazionali; alla ricontrattazione degli accordi internazionali in tema di produzioni agricole; alla sburocratizzazione vera del segmento; fino alla messa in pratica di azioni concrete contro la siccità.
Cosa chiedono gli agricoltori.
Pubblichiamo qui integralmente il documento che è stato consegnato all’assessore regionale Icardi con i punti e le richieste del mondo agricolo.
- Tutela dei prodotti agricoli coltivati e allevati in ITALIA, aiutando principalmente le piccole aziende produttrici, in quanto a oggi sono in grave difficoltà a causa della sleale competizione industriale.
- Un etichetta che specifica la TRACCIABILITÀ, PROVENIENZA, derivazione e lavorazione Dell ALIMENTO, NON CON CODICI O ABBREVIAZIONI, ma con un sistema chiaro e leggibile a primo impatto, ad esempio: Mosti provenienti da :SPAGNA,lavorato e impobbigliato in ITALIA, Grano proveniente dal Canada, lavorato in Italia, di modo che il consumatore possa tramite l’informazione comune possa scegliere il prodotto più salutare (nell’esempio del grano proveniente dal Canada sapranno che danno il glifosate per poterlo seccare e raccogliere e per i mosti dalla Spagna sapranno che utilizzano prodotti fitosanitari che da noi è anni che sono stati eliminati dal mercato)
- Riduzione della burocrazia, prolungamento delle patenti e degli attestati, maggior semplicità e trasparenza nei bandi. Proroga scadenze patentini da 5 a 10 anni,idem per corsi di sicurezza rspp ecc.. Per quanto riguarda i bandi e contributi, accorciare la tempistica di preparazione delle domande verificando la provenienza dei documenti e chiedendoli direttamente agli enti competenti (esempio doc e iap possono averli da Inps). Creare le domande CSR su dati concreti di anni passati non su una previsione futura. Trasparenza sui numeri e possibilità di domande, se il bando ha un massimo di 500 domande e questo è stato raggiunto, chiuderlo e non eccedere con la compilazione di altre o chiedendo deroghe.
- Stabilità dei prezzi di vendita dei nostri prodotti, e controllo per la sleale concorrenza di prodotti esteri. Lavorando giornalmente con un mercato comune e industrie vediamo arrivare bilici di grano, cisterne di vino, carni estere che poi trasformati in Italia prendono automaticamente la sezione del made in Italy, ma in realtà non lo sono, vengono prodotti magari in altri paesi dove i costi di produzioni sono inferiori ai nostri, e vengono poi trasportati nel nostro paese, creando un ultra guadagno alle industrie e rovinando le nostre aziende.
- Rispettare e tutelare il reddito “dignitoso” per il lavoratore in ogni suo impiego. Con gli aumenti dei costi di produzione, ad esempio il gasolio agricolo, la manodopera delle cooperative ecc, il prezzo dei nostri prodotti sempre in calo, le rese in diminuzione causa siccità, fauna selvatica e eventi atmosferici tipo grandine, il reddito delle aziende non riesce più a far fronte alla normale funzione aziendale, deve chiedere alle banche o comprare mezzi attraverso contributi, e questo è inammissibile. Il concetto che un’azienda nel 2024 non ha le possibilità ecomoniche per acquistare un trattore nuove o effettuare una ristrutturazione del proprio stabile senza utilizzare un contributo è segno di un grave sbilancio tra i costi e i ricavi. Questo problema si manifesta anche in persone fisiche che non hanno aziende come impiegati, metalmeccanici, artigiani ecc, hanno avuto un aumento su tutto il comparto dei beni primari quale alimentazione, riscaldamento ecc.. Su una media di stipendio mensile di 1500€ calcolando una rata o affitto, con il costo della luce, metano, gasolio e benzina, le persone sacrificano la loro salute andando a comprare cibo a basso costo non guardando più la qualità ma il lato economico, per poter arrivare alla fine del mese.
- Attuare un Intervento tempestivo sugli interessi spropositati dei mutui e eventuali moratorie. Da dopo la pandemia i tassi di interessi sono aumentati spropositatamente, creando gravi problemi economici a persone, aziende, cooperative, cantine sociali ecc.. L’intervento deve essere fatto in breve tempo per evitare la cessazione di altre attività. Si è creata una situazione comune di essere vincolati ormai da banche, contributi e dal sistema, non si è più liberi.
- Attuare un intervento causa siccità, per la raccolta di acque (in invasi ecc). Da anni domandiamo disperatamente un aiuto e disponibilità per creare questi invasi di raccolta acqua, per far fronte ai drastici cambiamenti climatici, ma non solo per il comparto agricolo, anche per avere una riserva che può essere purificata e utilizzata in fase di emergenza come acqua sanitaria (non potabile purtroppo), questi invasi darebbero tra l’altro lavoro ad aziende del settore, non si sprecherebbe tutta la preziosa acqua che al momento sta correndo velocemente via, creando magari anche problematiche di altro genere vista la quantità e velocità con cui cade e attraversando torrenti e fiumi che da anni ormai non vengono puliti e controllati a livello di argini. Questi invasi potrebbero esser creati anche con espansioni per evitare allagamenti e alluvioni, deviando e rallentando il flusso dell’acqua.
- Disporci un tavolo di lavoro permanente in Regione, per poter avere più vicinanza e trasparenza sui problemi agricoli, potendo attuare manovre intelligenti ad esempio per il contenimento della fauna selvatica, il controllo dell’inquinamento ecc.. Le associazioni di categoria oggi svolgono un lavoro da loro impostato secondo incontri con agricoltori e studi concreti, riportando quali sono i bisogni e obiettivi delle azienda, ma secondo noi è importante creare questo diretto contatto con gli agricoltori per fare da cuscinetto tra la realtà teorica e la realtà pratica.
Da parte di Luigi Icardi ampia disponibilità: «Abbiamo toccato con mano durante il periodo della Pandemia di Covid quanto importante sia il ruolo dell’Agricoltura italiana per il Paese. Da parte mia farà in modo di inserire le richieste che degli agricoltori mi hanno consegnato in un documento da trasmettere con urgenza agli organi nazionali e europei che non possono non ascoltare e prendere in considerazione le istanze di un settore così vitale».
Numerosi gli interventi degli agricoltori sulla piazza. C’è stato chi ha ricordato le tribolazioni di un mercato dei vini che non premia i produttori di uve oggi alle prese con sfide durissime come malattie, parassiti e il cambiamento del clima con al siccità e altri fenomeni climatici estremi. Altri hanno lamentato la scarsa attenzione di Bruxelles nei confronti dei Paesi che fanno agricoltura di qualità.
Altri ancora hanno messo in guardia verso una globalizzazione selvaggia che tende a snaturare e deprimere l’eccellenza delle produzione italiane.
Insomma gli agricoltori scesi in piazza questa mattina a Santo Stefano Belbo hanno detto la loro e la speranza, ora è che le Istituzioni a tutti livello, da Torino a Roma a Bruxelles, li stiano a sentire e soprattutto facciano qualcosa.
Tra le curiosità di contorno alla manifestazione anche i cartoni di Asti Spumante omaggiati da una azienda locale ai manifestanti.
Siamo molto distanti, per ora, dalle eclatanti proteste periodicamente messo in atto dagli agricoltori europei, per esempio i francesi che, nei giorni scorsi non hanno esitato a occupare il centro di Parigi o di Bruxelles.
I loro colleghi italiani sembrano aver scelto una linea più dialogante in attesa che, come tutti si augurano, dopo tanti, troppo anni di promesse, qualcosa cambi per davvero. Basterà?
SdP