Se siete amanti del teatro e amate Londra, che di teatri è piena, potete sempre prenotare i vostri biglietti online. Tra i vari servizi anche la possibilità di acquistare un calice di vino italiano da gustare nell’intervallo. Naturalmente Prosecco. È l’ennesima occasione persa da parte dei produttori piemontesi che non riescono, ma questa sta diventando una “non notizia”, ad imporsi sia come comunicazione sia come puro marketing su mercati, come quello inglese, che sarebbero più che appetibili.
E i consorzi dei vini piemontesi? Fanno altro. Lasciata al suo destino l’Italia (sono davvero pochissime le azioni sul mercato nazionale) stanno limitando la promozione dei loro marchi alla partecipazione a grandi fiere o a mega progetti su mercati lontani (come la Cina) e sui cui risultati ancora non si sa quasi nulla.
In Europa le cose non vanno bene. L’Asti docg ha accusato il colpo (sembra con un -10%) soprattutto in Germania. La Barbera è ancora in cerca di un’identità precisa e non sarà certo il Nizza, che pure è una soprazona eccellente, o un blog scritto in inglese, a risollevarne le sorti. Il Moscato d’Asti docg tiene, per fortuna, ma all’estero è facile preda della concorrenza di altri Moscato, meno pregiati e blasonati, ma in grado di esercitare sui clienti l’appeal del basso prezzo. Il Barolo tiene, forte di un brand territoriale inossidabile nonostante un Consorzio pressoché silente e per merito di associazioni e produttori singoli iperattivi. Il resto dei vini piemontesi vanno in ordine sparso e con poco impatto sia sul mercato nazionale sia all’estero.
E viene un po’ “il nervoso” ripensando a quando ebbe a dichiarare l’attuale presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, all’indomani della sua elezione circa il futuro del settore enologico piemontese. Parlò di istruzione e promozione prendendo come modelli Boston e la Borgogna (leggi qui). Invece la sensazione è che, e non solo per scuola e promozione delle eccellenze, il Piemonte assomigli più ad un deserto dei Tartari dove regnano sovrane rassegnazione e scarsità di idee.
p.s.: il Prosecco voucher proposto dal teatro costa £ 6,50 che sono poco meno di 10 euro. Non male per un prosecchino che non si sa neppure se sia un docg di Valdobbiadene o una semplice doc. In ogni caso un business per entrambi: teatro e produttore veneto. Chapeau!
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Vedete fino a quando gli uffici marketing sono affidati a persone incompetenti,che pensano solo alla propria immagine, e fino a quando si pensa a coltivare il proprio orticello e non a valide sinergie non andremo molto lontano
e questi sono i risultati. num repetita iuvant
ciao a tutti
non avrei molto altro da aggiungere, hai già detto quel che penso da oltre 40 anni…..in tutto questo tempo ho sperato invano che i piemontesi imparassero a valorizzare i loro prodotti. e “comunicarli” adeguatamente,..ma non ho raccolto che delusioni, salvo rarissime eccezioni che, per altro, non hanno mai avuto soluzioni di continuità. Siamo troppo autolesionisti, invidiosi tra noi e piagnoni “a prescindere” per combinare qualcosa di buono……Al Giro d’Italia che si conclude oggi, tra gli sponsor principali, c’è stata un’azienda vinicola di Cossano Belbo…con il suo prosecco….noto vino “tipico” piemontese…(sigh)