i prodotti tipici del Piemonte
Il cavolo verza è una pianta erbacea della famiglia delle crocifere.
Il cavolo verza, detto comunemente verza, è pianta dal fusto piuttosto corto, con foglie ben sviluppate che presentano callosità ed increspature. La parte commestibile è costituita dalle foglie, serrate attorno alla gemma centrale, che assumono una particolare conformazione a forma di “palla”.
Adatto a climi temperati, tollera bene il freddo, ma non il gelo. I terreni più adatti sono ben strutturati con buona capacità idrica, ma ben drenati e con reazione neutra.
L’irrigazione è molto importante soprattutto nei periodi primaverili ed estivi dopo i trapianti; molto pericolose risultano le carenze idriche nei periodi più caldi che possono indurre prefioritura od ostacolare la formazione della testa.
Il “Cavolo verza” è molto ricco di vitamine e di sali minerali, in particolare di vitamina A e C, e di sali di potassio, fosforo e ferro.
La produzione del cavolo verza è, da sempre, molto diffusa nel territorio settimese. In passato, non ancora molto lontano, questo ortaggio veniva coltivato in modo intensivo.
Attualmente, la produzione è ancora presente ed è diretta sia all’autoconsumo che alla commercializzazione.
La storia
A testimonianza della tipicità del “Cavolo verza” nella zona del settimese ,si può risalire alla “Fera dij Coij” o “Fera Freida” che venne istituita alla vigilia della prima guerra di indipendenza. Il 14 marzo 1848, il re Carlo Alberto autorizzò il Comune di Settimo ad organizzare una fiera autunnale, il 19 ottobre di ogni anno, ossia il giorno successivo alla fiera che si teneva a Chivasso. La data non fu stabilita casualmente, infatti, i settimesi speravano di attrarre coloro che, di ritorno dalla vicina città di Chivasso, si trovavano a transitare nel paese. Nel verbale di deliberazione con il quale il Consiglio Comunale chiese l’istituzione della rassegna d’ottobre, congiuntamente ad una fiera primaverile, si legge: “Considerato che questo paese racchiuderebbe una popolazione d’oltre 3 mila e 500 anime; che la superficie territoriale rileverebbe a 7 mila e 300 giornate, ben produttive e coltivate; che per la sua posizione lungo il regio stradale di Milano, il paese sarebbe in continua comunicazione colla capitale e colla città di Chivasso; ritenuto che, di continuo, il paese offre un traffico ed un commercio di somma rilevanza sia dal canto dell’agricoltura sia dal canto commerciale di soggiorno e di transito, unanime e concorde il Consiglio ravvisa d’un incontestabile pubblico vantaggio lo stabilimento di due fiere annuali distinte”.
Sembra, tuttavia, che alcune edizioni della rassegna d’ottobre non abbiano avuto luogo. Su precisa richiesta del Consiglio Comunale, un decreto di Vittorio Emanale II (3 maggio 1863) autorizzò il Municipio a posticipare la fiera al terzo lunedì di novembre.
La “Fera” ha trascinato nel tempo il richiamo del cavolo proprio perché, da sempre, è su questo ortaggio che ruota l’evento commerciale.
Ancora oggi, la “Fera” è un appuntamento molto importante per mantenere vive le tradizioni popolari contadine.