Polemiche. Bufera sulla Barbera d’Asti a colpi di post. Produttori vs curatori della Guida Slow Wine. «Parole lesive». «No, critiche costruttive»

inserito il 24 Settembre 2022

Alcuni produttori vinicoli della zona della Barbera d’Asti hanno mosso critiche a un post comparso su Facebook nel quale, Giancarlo Gariglio, curatore della guida Slow Wine edita da Slow Food, aveva riportato l’introduzione della guida al Piemonte con queste parole: “… Lasciateci esprimere un appunto negativo sulla zona della Barbera astigiana: più di un produttore ci pare ancora in bilico tra un uso vecchio stile del legno e prospettive di alleggerimento che sono ancora là da venire. Le potenzialità della zona sono enormi, speriamo che i vignaioli ci credano fino in fondo”.

Questo è bastato per dar fuoco alle polveri. Per primo è intervenuto Gianni Bertolino, produttore ed ex presidente dell’associazione del Nizza docg. Che ha scritto nel suo post di replica a Gariglio: “… mi dispiace ma non sono assolutamente d’accordo. Oggi i produttori di Barbera D’asti stanno producendo vini di assoluta qualità e raramente le barbere della zona di alba riescono a raggiungere i livelli raggiunti in questa zona. E non perché i vigneti di barbere nelle Langhe lasciano le migliori zone al nebbiolo, ma semplicemente perché l’astigiano é naturalmente vocato alla barbera. E questo lo sanno benissimo anche gli storici produttori di Langa. Già in passato avevo dissentito quando dicesti di aver fatto la scoperta del Nizza andando in giro per le cantine di Langa e ti invitai a venire di persona a visitare le cantine del Nizza docg. Va bene il langacentrismo, ma altre zone piemontesi meritano attenzione e non solo quelle della Barbera d’Asti”.

Al commento di Bertolino hanno fatto subito eco altri due produttori “barberisti”: Gianluca Morino, anche lui ex presidente dei produttori del Nizza docg e l’attuale presidente dell’associazione, Stefano Chiarlo che ha annotato come i produttori langaroli stiano investendo proprio nella zona della Barbera d’Asti.

Gariglio ha replicato alle critiche chiarendo così: “non capisco che centri la Barbera d’Alba… voi siete quasi sempre tra i migliori produttori per Slow Wine del vostro territorio. C’è a mio parere ancora in molte cantine della vostra zona una scarsa consapevolezza nell’uso del legno. Questo è il mio pensiero e l’ho espresso senza fare paragoni con la Barbera d’Alba che tra l’altro ha 1 premio contro le 6 del vostro territorio… insomma mi pare che a livello Barbera il giudizio sia chiaro e rotondo…”

Ha provato a gettare acqua sul fuoco Pier Ottavio Daniele, comunicatore astigiano e collaboratore di Slow Wine, commentando così: “…da ciò che scrive Giancarlo mi sembra che sollevi la questione riguardante l’affinamento in legno. Non mi sembra ci sia un confronto tra zone Astigiano/Langa tra Barbera. Tra l’altro non penso emergano dubbi da parte di qualcuno sulle vocazioni dei territori o sulla qualità della Barbera d’Asti, riconosciuta ottima a livello generale e anche da Slow Wine”.

Bertolino ha ribattuto così a Daniele: “…le parole hanno un senso. Un ‘appunto negativo sulla zona della barbera astigiana’ su un articolo per la pubblicazione della guida…Tu da astigiano dovresti prendere una posizione!”

Il collaboratore astigiano di Slow Wine ha precisato ulteriormente: “Ho ho rispetto per il parere degli altri. Al riguardo personalmente non ci trovo nulla di grave o offensivo . In passato Slow Wine e Giancarlo Gariglio hanno espresso appunti negativi anche per altri vini di zone blasonate e diverse. Non credo che ci sia da offendersi anzi le critiche a volte servono per approfondire e guardare oltre. Io sono un barberista e tifoso dell’astigiano e da diversi anni, tra gli autori di Slow Wine per il Piemonte. Devo ammettere che le batterie di Barbere degustate quest’anno si sono espresse in generale (ovviamente ci sono state ottime espressioni) molto “legnate” (soprattutto i Superiore) che non hanno incontrato la piacevolezza dei degustatori durante le sessioni. Quindi credo che l’appunto di Gariglio rappresenta in qualche modo la sintesi delle osservazioni del gruppo dei degustatori (nonostante il mio generoso, caloroso e abbondante tifo)”.

A questo punto il confronto ha preso una piega diversa.

L’appunto di Gariglio, al post di Bertolino che richiama all’astigianità di Daniele, appare tranchant: “… mi pare un commento francamente fuori luogo e intimidatorio. Posizione de che… insomma non è lesa maestà fare critiche tra l’altro che vogliono essere costruttive e non demolitorie. Mi pare che i produttori siano sempre felici dei premi e delle lodi. Quando la stampa prova a esprimere un sentimento un pelo differente, ecco che ci si arrabbia senza voglia di discutere con serenità, ma addirittura si chiede ai collaboratori di fare abiura. Bene e complimenti a Pier Ottavio Daniele che dimostra di avere schiena dritta”.

Per Gianni Bertolino, però, nessuna lesa maestà né intimidazione: “… nessuna presa di posizione intimidatoria né richiesta di fare abiura a nessuno. Secondo me il fatto che uno nella tua posizione scriva, in un post così importante che presenta il Piemonte, un così generico ‘appunto negativo sulla zona della barbera astigiana’ sia lesivo per l’immagine di un territorio che esprime 5000 ettari di barbera e in cui ci sono decine e decine di aziende storiche e di altissimo profilo. Io – conclude Bertolino – rimango del mio parere e ribadisco che le parole pesano e che un territorio come quello della Barbera astigiana sta esprimendo eccellenze e lo dico perché per 20 anni ho lavorato con i miei colleghi gomito a gomito e conosco bene il territorio e la crescita che ha vissuto. La mia non è una presa di posizione come azienda ma personale”.

Lo scambio di battute pubbliche sul social, per ora si ferma qui e dimostra almeno una cosa: non è vero, come si è letto recentemente, che le guide del vino non le legge più nessuno. I produttori sicuramente le leggono e molto attentamente.

fi.l.



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