Sergio Germano, fresco presidente del Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, è un produttore vinicolo (Ettore Germano) di quella Langa di collina (Serralunga) che è molto più simile di quanto di possa immaginare ad altre aree vinicole piemontesi.
Spieghiamo: naturalmente cambiano i paesaggi, la struttura geografica, ambientale, gli approcci produttivi e commerciali. E tuttavia, se si ascolta bene, tra le parole di Germano emergono le stese passioni, storie, aspirazioni, sentimenti, che nutrono le anime dei suoi colleghi vignaioli piemontesi, dal Nord al Sud, dall’Est all’Ovest.
Cambiano, certo, valori e volumi, il marketing e la percezione dei prodotti, ma resta, sullo sfondo, per la maggioranza di loro, la missione di raccontare il vino e il paesaggio piemontese, al di là delle differenze, dei progetti e persino degli interessi.
Ecco, appunto, le differenze. In questo periodo sembra che tutto si fondi su questo: dalla geopolitica alla società, dalla cultura all’arte. Tutto sembra diviso o divisivo. C’è, dunque, ancora spazio per fare consorzio, inteso in senso letterale dal latino “consortium”, condividere la stessa sorte, comunanza, società?
«Io credo di sì – dice Germano -. C’è bisogno di andare avanti uniti che è meglio che essere divisi» spiega. E a chi pensa che il nuovo presidente faccia retorica offriamo le sue spiegazioni alla sua elezione: «Perché mi sono candidato ora a presidente del Consorzio? Perché intanto sono stato in CDA per 12 anni e poi me l’hanno prospettato e, dopo un po’ e sentendomi con altri colleghi vignaioli, alla fine ho deciso che sarebbe stata non solo una bella avventura, ma anche un modo per restituire quello che la Langa e la terra del Piemonte del vino mi ha dato in questi anni».
A proposito, all’elezione di Germano non è seguito comunicato stampa. Spiegazione: «Da noi è l’assemblea che elegge il presidente. Tra una settimana ci sarà anche il nuovo CDA. Dopo faremo comunicazione completa». Ok.
Il periodo, però, non è dei più facili. Replica Germano: «Ricordo che il mio predecessore, Matteo Ascheri, è stato presidente del Consorzio in epoca di pandemia» e aggiunge: «Da più parti si dice che il mondo del vino stia attraversando un momento di riflessione, io non parlerei di flessione. A questo proposito dico che bisogna pensare in prospettiva. Non dobbiamo focalizzarci sulle crisi del presente, ma progettare evoluzioni future. È questo, che secondo me, conta oggi».
Facile a dirsi, ma a farsi? «Qui entra in gioco il concetto della squadra – osserva il presidente del Consorzio Barolo e Barbaresco -. Io – annota – sono un uomo di team. La mia presidenza – assicura – sarà improntata alla più chiara e trasparente condivisione di obiettivi e progetti. Così si realizzano le cose migliori. Ne sono convinto da sempre».
Con attenzione a tutte le denominazioni del territorio? «Certo – conferma Germano e chiarisce -. Oltre a Barolo e Barbaresco, che sono i campioni del vino langarolo, ci sono altre produzioni che meritano cure e promozione crescenti. Penso ai Dolcetti e alla Barbera. C’è molto da fare».
E quando gli si chiede se la coppia Barolo e Barbaresco possa costituire un motore non solo per la Langa dei grandi barolisti e barbareschiani, ma per tutto il Piemonte del vino, Germano lancia lì con apparente nonchalance un’ideuzza niente male: «Mi piacerebbe che Grandi Langhe (evento dedicato alla produzione vinicola di Langa e Roero ndr) potesse diventare un momento di visione per tutto il vino piemontese. Non sarebbe male». Vedremo.
Intanto c’è da gestire quello che esiste già: il Patrimonio Unesco, «Che è occasione per tutti e ha bisogno di sinergie sempre più ampie tra tutti gli attori del territorio, dalle istituzioni alle imprese»; e le modifiche ai disciplinari come l’ipotesi di consentire impianti di nebbiolo da Barolo anche in posizioni a Nord per contrastare il cambiamento climatico: «Ma non mi fate parlare dei vigneti a Nord – chiede Germano -. C’è ancora una consultazione in corso e non voglio influenzare nessuno con le mie considerazioni» assicura.
Infine la domanda che non manca mai: il sogno nel cassetto da realizzare come presidente del Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani a cui Sergio Germano risponde con una battuta: «Io speriamo che me la cavo», ma poi traduce: «Semplicemente spero di gestire al meglio il mio mandato». Chiaro.
Filippo Larganà
(filippo.largana@libero.it)