Orrori sul web. Il sito turistico del Comune di Asti con errori e strafalcioni grossolani, dall’Asti Spumante senza Canelli, alla Cantina misteriosa (Contratto?), alla Barbera d’Asti “spumantizzata”

inserito il 16 Aprile 2022

Il portale visit.asti.it appena nato e promosso dal Comune di Asti si è già attirato critiche. Sotto la lente imprecisioni e strafalcioni. Noi siamo andati a verificare ed effettivamente di errori grossolani ce ne sono, soprattutto per quanto riguarda la sezione “Gusto” che parla dei prodotti tipici di Asti e dell’Astigiano.

Qualche esempio (da non seguire): per l’Asti Spumante al di là di alcuni refusi, non viene in alcun modo citata la città di Canelli, dove oltre un secolo nacque nelle Cantine Gancia il primo spumante italiano, che era, per l’appunto, un Asti Spumante.
“L’Asti Spumante porta nel mondo il nome della città” recita il testo del sito turistico della città natale di Alfieri, peccato che nel suo territorio, per disciplinare, non possa essere prodotta neppure una sola bottiglia di Asti Spumante perché fuori dalla zona classica di produzione.

Altre bizzarrie riguardano le foto. Per corredare la sezione dedicata all’Asti Spumante, infatti, è stata scelta quella che sembra rappresentare una Cantina Storica di Canelli (Contratto?) senza che da nessuna parte venga citato il nome della Cantina. E pensare che l’idea della candidatura Unesco che portò, nel 2014, primi in Italia, i Paesaggi di Langhe-Roero e Monferrato a diventare Patrimonio dell’Umanità partì proprio dalle Cantine Storiche di Canelli, dalle cattedrali sotterranee che con Asti città, che ha bellissimi palazzi d’epoca e un centro storico senza pari, han poco a che fare. Infine una curiosità da nerd: alcune foto se inserite su google immagini rimandano a un’aziende o siti stranieri come se fossero state acquistate da stock, cioè da siti commerciali che vendono immagini standard. È una scelta come un’altra, ma bisogna fare i conti con il fatto che la stessa immagine possa essere utilizzata da molti committenti.

Su visit.asti.it c’è anche il Moscato d’Asti, vino bianco dolce mito delle colline del Sud Astigiano. Anche lui, sempre per legge, non può essere prodotto nel territorio di Asti città. Il sito turistico del Comune di Asti ne consiglia l’abbinamento gastronomico anche con molluschi e pesce. I gusti sono gusti, okkei, ma bere il Moscato d’Asti col pesce e le cozze fa sorgere qualche dubbio. Poi scopriamo che lo stesso abbinamento è indicato in alcuni siti che parlano di vino (vedi qui).

A proposito di formaggi visit.asti.it cita la Robiola di Roccaverano dop, però senza mai nominare il paese di Roccaverano che fa parte della Langa Astigiana.


visit.asti.it parla anche di Barbera d’Asti declinandola sempre al maschile anche se tutti ne parlano al femminile, ma tutto sommato questo è un peccato veniale. Al netto di un refuso (manca una “o”) nel termine francese “bouquet”, però, c’è un errore inquietante nella scheda a lato del testo che presenta la Barbera d’Asti. Vi si parla di “spumantizzazione” in botti o barrique o in acciaio a seconda se Superiore o “base”. L’errore? La Barbera d’Asti non è un vino spumante e nel procedimento di produzione non c’è alcuna spumantizzazione. L’errore è evidente, grossolano e fa sembrare che tutto sia stato assemblato con sciatteria.

Noi ci siamo fermati qui. Quello che sembra è che il sito www.visit.asti.it, sottotitolo “feeling good” (sentirsi bene), sia pieno di strafalcioni. La speranza è che gli errori vengano corretti al più presto e fino al momento in cui scriviamo non è stato fatto. Anche perché qualunque sia la cifra pagata (su alcuni giornali si è parlato di una cifra attorno ai 50 mila euro) dal Comune di Asti (il dominio, creato nel luglio 2021 è intestato al Comune astigiano vedi qui), la cura sarebbe dovuta essere maggiore e soprattutto, prima di scrivere si poteva controllare, informarsi, chiedere, ed evitare brutte figure comunicando male un territorio e una città splendida che senza dubbio meritano una presentazione più accurata.


fi.l.     

3 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. filippo 19 Aprile 2022 at 22:12 -

    AVVISO ai naviganti: qui si accettano anche i commenti critici, ci mancherebbe, a patto che siano civili, educati e soprattutto non anonimi e, quindi, firmati con nome e cognome come facciamo noi di SdP.

  2. filippo 18 Aprile 2022 at 11:41 -

    Prima di tutto grazie per il commento. Alcuni siti visit sono molto curati e aggiornati, altri lo sono molto meno. Resta il nodo cruciale del comprensorio, oggi pochissimi territori sanno fare davvero rete. Purtroppo. E non solo per il turismo.

  3. Aldo Cane 18 Aprile 2022 at 11:38 -

    Questi portali visit che stanno nascendo come funghi sono di una tristezza desolante: con pochi contenuti, dispersivi.
    Il gorno che inizieremo a ragionare come comprensorio e non come singole entità sarà sempre troppo tardi.
    Nel mentre il turista si perde tra mille siti (dis)informativi.

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