Ogm. Le Regioni dicono no ai cibi “frankenstein”. Dalla Camera sì all’etichettatura trasparente

inserito il 7 Ottobre 2010

Da Internet: esperimenti in campo

No alla coltivazione di ogm in Italia, sì alla ricerca per migliorare e tecniche agrarie tutelando il patrimonio agronaturale e indicazioni in etichetta degli organismi geneticamente modificati. L’Italia sembra avere svoltato decisamente verso una politica ogm-free, per quanto riguarda i cibi, ovvio, per il resto i replicanti si sprecano.

L’ultima novità la fornisce Massimo Fiorio, deputato astigiano del Pd, segretario della Commissione della Camera per le Politiche agricole.

Scrive sulla sua pagina personale di Facebook il parlamentare: «Alla Camera in questi giorni è passato il provvedimento sull’etichettatura anche con il voto del Partito Democratico. Non riteniamo quel provvedimento decisivo per agricoltura – non c’è un euro sopra – ma siamo soddisfatti di averlo notevolmente migliorato. Siamo stati sostenitori della necessità di ampliare l’etichettatura a tutte le filiere agroalimentari e di indicare la presenza di componenti Ogm. Questi emendamenti sono stati accettati. Il Governo deve trovare ancora i soldi per la proroga delle agevolazioni delle zone svantaggiate (collina e montagna)».

Pochi giorni prima la Regione Piemonte aveva ribadito le critiche ad un’applicazione tout court delle coltivazioni ogm e auspicato un potenziamento della ricerca scientifica a favore delle imprese agricole nel tentativo di ridurre gli alti costi di produzione.

L’argomento era stato trattato in un vertice Stato-Regioni sulle Politiche Agricole. Tema: la politica nazionale da adottare nei confronti degli OGM.

Il vertice Stato-Regioni, alla quale ha partecipato anche l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Claudio Sacchetto, si era concluso con l’approvazione di un documento in cui tutte le Regioni in cui, secondo una nota diffusa da Palazzo Lascaris, le Regioni «… hanno ribadito unanimemente il loro “no” agli ogm, chiedendo al Ministero l’applicazione di una clausola di salvaguardia rispetto al mais Mon 810 ed alla patata Amflora. Il pacchetto legislativo approvato a luglio dalla Commissione Europea offre l’opportunità di non dover, per forza, approvare le linee guida per la coesistenza tra diversi sistemi agricoli, condizione che ha permesso alle Regioni di far valere le loro linee guida. Gli Assessori hanno inoltre fatto espressa richiesta al Ministro affinché per il futuro in sede Europea si esprima in sintonia con la linea adottata dalle Regioni, soprattutto per quel che concerne temi delicati come quello degli ogm».

Insomma le Regioni fanno valere la recente disposizione Ue secondo cui sugli ogm possono decidere gli enti locali e invita Roma ad allinearsi con il lodo no.

I governi regionali sono andati anche oltre ribadendo che l’Italia «non ha bisogno degli ogm, i quali non porterebbero sicuramente alcun beneficio né alla nostra economia né tantomeno alla nostra agricoltura».

Dichiarazione forte che fa prefigurare un Italia ogm-free, non male in un Paese in cui le spinte pro ogm si son fatte sentire con testimonial in campo medico e della ricerca scientifica, oltre che, in modo più subdolo, nel settore economico finanziario.

Del resto proprio a Sdp, poche settimane fa, il presidente piemontese, Roberto Cota, aveva confermato la linea anti-ogm del Piemonte in sintonia con la posizione espressa anche da Luca Zaia, goventatore del Veneto e ex ministro delle Politiche agricole.

Sdp

Lascia un Commento


I commenti inviati non verranno pubblicati automaticamente sul sito, saranno moderati dalla redazione.
L’utente concorda inoltre di non inviare messaggi abusivi, diffamatori, minatori o qualunque altro materiale che possa violare le leggi in vigore.
L’utente concorda che la redazione ha il diritto di rimuovere, modificare o chiudere ogni argomento ogni volta che lo ritengano necessario.