Il vino italiano (europeo e mondiale) è sotto attacco da tempo e, dichiarazioni dei politici a parte, sembra che negli ultimi non sia cambiato molto.
Se ne parlato sabato scorso a Neviglie (Cuneo), nella bella chiesa di San Michele, in occasione della 20ª edizione di GoodWine, la manifestazione che ogni anno propone spunti di riflessione sul mondo del vino piemontese e italiano.
Al convegno sono intervenuti Luigi Bertini, enologo e storico del vino; Massimo Fiorio, ex parlamentare ed esperto di vino e istituzioni; Mario Appiano, avvocato esperto di legislazione vinicola; la giornalista inglese Felicity Carter, esperta di mercati mondiali legati al vino; Filippo Mobrici, agronomo e vicepresidente di Federdoc, federazione dei Consorzi di tutela vinicola; e Ivana Sarotto, patologo clinico.
Bertini, in apertura, ha tracciato il percorso della vite e del vino durante la storia umana. Un viaggio affascinante tra preistoria e storia.
Fiorio ha invitato a ragionare sul concetto di “nemico”, spesso utilizzato in sede politica per polarizzare il discorso, ma, secondo l’ex parlamentare, poco utile per individuare i veri nodi da sciogliere che sono, per quanto riguarda l’Italia, la lentezza della politica e del mondo del vino a reagire con strumenti e iniziative utili e, magari, con un’unica voce.
L’avvocato Appiano ha sottolineato gli aspetti legislativi legati alla produzione di vini dealcolati. Un argomento spinoso che, per molti produttori piemontesi, comporta imbarazzi e resistenze davanti al timore che i dealcolati facciano concorrenza alle denominazioni storiche in nome di quella lobby antialcol che non fa differenza tra vini e superalcolici. Secondo Appiano, però, il tema dei vini dealcolati non può essere ignorato.
In collegamento dall’estero, la giornalista Felicity Carter ha confermato come i movimenti antialcol e antivino abbiamo, spesso, radici politiche e perfino religiose, soprattutto negli Stati Uniti e in Canada, dove, proprio recentemente, si vorrebbero far approvare, nelle rispettive Nazioni, linee guida ipersalutistiche che ridurrebbero addirittura a due bicchieri alla settimana il massimo consumo di vino.
Da Filippo Mobrici è arrivata la conferma che in Italia non esiste una lobby provino, nonostante il Belpaese sia il primo produttore al mondo e conti quasi 250 mila aziende vinicole, e il monito affinché il mondo del vino riesca ad unirsi sciogliendo quei nodi che ne impediscono lo sviluppo in ambito globale: dall’eticità del lavoro, alla Salute in vigna e nella bottiglia, alla sostenibilità della filiera con la necessità di attuare al più presto progetti di ricerca che permettano alla vitivinicoltura di rispondere a tutte le necessità di consumo attuali e future.
A questo proposito molto interessante l’intervento di Ivana Sarotto. Il patologo clinico ha fatto il punto sulla ricerca scientifica e medica che ultimamente sta esplorando la possibilità di produrre integratori alimentari probiotici e naturali in grado di abbattere in modo consistente la quantità di alcol nel sangue. Un traguardo che sarebbe sempre più vicino e possibile, non solo nell’ottica di evitare lo “sballo” da alcol, ma anche per combattere la dipendenza da alcol.
Infine, da parte di tutti i relatori, è stato espresso l’auspicio che sul vino si faccia sempre di più informazione e comunicazione corretta soprattutto verso le nuove generazioni. Un augurio da condividere, non solo sul tema vino.
Tra le autorità presenti, oltre al sindaco di Neviglie, Corrado Benotto che ha fatto gli onori di Casa, anche il consigliere regionale, Daniele Sobrero e una nutrita rappresentanza dei sindaci e amministratori del territorio tra cui il neoeletto primo cittadino di Alba, Alberto Gatto.
SdP
Nella foto di copertina relatori e autorità (ph. ETL)