Natale 2014. Altro che “perfection”! Il Piemonte del gusto ormai è una “Land of division” tra comunicazioni sbagliate o inesistenti e un pressapochismo imperante e disarmante

inserito il 23 Dicembre 2014

Piemonte terra di perfette divisioni. Lo diciamo da un po’, ma nessuno fa qualcosa per evitare lo status quo. Anzi c’è gente che fa i tutto per alzare paratie. Analizziamo la situazione.

VINO

I consorzi vanno in ordine sparso. Altro che PLOP, sigla che sta per Piemonte Land Of Perfection il super consorzio voluto dalla Regione Piemonte che organizza la partecipazione a eno-manifestazioni e crea poltrone. Gli altri enti consortili si fanno i fatti loro in completa solitudine e nasce così il PLOD, Piemonre Land Of Division.

Quelli del Barolo e del Barbaresco coltivano la loro splendida individualità comunicando pochissimo. È la politica della presidenza o una comoda scelta che demanda ad altri organismi barolistici tra accademie e “strade”?. Bho. Intanto silenzio.

Poche parole anche dal Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti docg che, come ci ha fatto notare un collega, ha rinunciato alla tradizionale conferenza stampa di fine anno. Poche cose da dire o mancanza di risorse? Le poche news che filtrano parlano di “Operazioe Cina 2”, non è il titolo di un film il programma di valorizzazione nel Paese della Grande Muraglia cominciato lo scorso anno con una gara in stile X Factor o Canzonissima (decidete voi) che non si sa ancora quanto abbia reso alle vendite di Asti sul mercato cinese. Ma intanto si farà. Anzi si è già fatta. Lo si apprende proprio il 23 dicembre dal sito del consorzio (leggete qui). Nel testo, tuttavia, molte incongruenze, a partire dalla data: si dice che la serata è prevista per il 21 dicembre, ma la notizia è comparsa sul sito il 23, due giorni dopo. Quindi la serata c’è già stata. E come tutti sanno non ci sono due giorni di fuso orario tra Cina e Italia e soprattutto Internet in Cina sarà anche lenta, ma 48 ore sembrano obiettivamente un po’ troppe. Si tratterà di un refuso? Urge comunicazione corretta e chiara. Come non bastasse la nuova Lady Asti sarà ricompensata con un buono spesa da 8 mila euro da spendere  in un centro commerciale lombardo. Non piemontese, lombardo. Della serie come ti valorizzo il territorio.

lady 2014

Poi c’è l’Asti Hour, questo “nuovo modo” di bere l’Asti docg abbinato ai socchi di frutta, come un prosecchino qualsiasi. Una scelta buona o cattiva lo diranno i numeri sull’incremento del consumo di Asti che ancora, però, non si sanno, ammesso che siano possibili da quantificare. Di contorno ci sono le feroci (e inutili) polemiche tra pseudo protagonisti più avvezzi a risse verbali e nella aule dei tribunali che nel programmare per davvero il futuro di un comparto che, non si sa ancora davvero perché, nonostante tutto va avanti abbastanza bene.

Sulla Barbera bisognerebbe scrivere per giorni. È la madre di tutti i vini piemontesi, dovrebbe essere la colonna portante dell’enologia piemontese e, invece, lambruscheggia nel peggiore dei modi. Non si sa quanta se ne produce, le denominazioni sono e restano troppe. Ci sono eccellenze che restano piccole, anche se eccellenti. Il Nizza su tutte. Che fare? Anche in questo caso il Consorzio non brilla per comunicazione. Si limita all’anteprima annuale. Un po’ poco. Forse varrebbe la pena di pensare un po’ in grande. Si dirà la solita cosa: mancano i soldi. Ripetiamo: un po’ poco.

Il Brachetto non naviga in buone acque, anche se ultimamente ha comunicato indici di rilancio. Bisogna vedere quanto duraturi. Sulla comunicazione fa fuoco con le risorse che, anche in questo caso, sono dichiarate insufficienti. Un po’ di socialmedia, qualche pagina istituzionale sui quotidiani locali. Poco. Manca uan strategia d’insieme, di territorio per un vitigno piemontese al 100% e coltivato solo in Piemonte. Che dire? Lo spirito del Plod è più che mai forte e fa danni.

Poco più di cespugli altri consorzi e altri vini: Gavi, Arneis, Roero, Dolcetto, Boca, Ruché… tutti compresi da un’enologia piemontese che, dopo essere stata grande, resta figlia di un Dio minore. È tempo di svegliarsi. Sennò crolla tutto.

Dulcis in fundo il discorso pre natalizio di Mario Sacco, presidente della Camera di Commercio di Asti, la stessa che organizza la Douja d’Or (concorso enologico nazionale), che vuole rilanciare il vino astigiano è sede dell’Onav. Insomma una Camera di commercio che col vino c’entra, ma che nel discorso del suo presidente cita solo a metà i vini a docg che si fanno nel suo territorio. Leggete qui o qui sotto

Pubblico

PRODOTTI TIPICI   

Okkei. Passiamo ai prodotti tipici. Il Piemonte ne è pieno. Ma non lo dice. Formaggi, salumi, frutta, verdura, dolci. Ci sono regioni italiane e straniere che ne hanno fatto la propria risorsa economica. In Piemonte se ne parla solo per gli scandali o le crisi o sulla pagine locali dei giornali. Ridicolo.

TURISMO 

Unesco e Expo: parole nuove che già, però, sanno di stantio, di vecchio. Mesi fa, dopo 10 anni di progetti, finalmente la proclamazione dei paesaggi vitivinicoli piemontesi a Patrimonio dell’Umanità. Chi si attendeva una rifioritura del paesaggio, degli eventi, delle infrastrutture, del, come si dice, marketing del territorio, è rimasto deluso. Subito è partito lo sport italiano del “è merito mio”, anche da parte di chi, fino a poche settimane prima gufava. Patetici. Sta di fatto che sullo stato del progetto Unesco si sa poco o nulla. Mancanza di comunicazione o assenza di azioni? Qualcuno parla di collegare il progetto Unesco all’Expo di Milano. Altra incognita italica. I cantieri milanesi, s’è detto, finiranno in tempo. Ma davvero per far decollare l’Expo basta puntare tutto sulla vendita dei biglietti (sembra a 30 euri cadauno)? Non s’era detto che doveva essere la vetrina d’Italia, l’occasione per uscire dalla crisi, dal cono d’ombra di malaffari e immobilismo? La cronaca, anche recente, ha raccontato un’altra storia consegnando l’Italia all’ennesima brutta figura. Possibile che da Piemonte non si riesca a fare segnali positivi? Che non si riesca ad imporsi tra i luoghi guida dell’agroalimentare, visto che il tema dell’Expo è proprio il cibo? Intanto tra i partner ufficiale della manifestazioni solo uno è piemontese: la Ferrero, se si esclude la FCA (ex Fiat) ora in parte americana. Peccato!

PAESAGGIO 

Ad un convegno un dei relatori ha fatto riferimento al Bolgheri, la famosa località toscana. La platea, fatta di agricoltori piemontesi, ha sospirato. Qualcuno addirittura sussurrando “ha, la Toscana”. Se affidassimo il commento a Luciana Litizzetto sarenne una sfilza di insulti. Ma è mai possibile che i piemontesi non riescano a vedere quello che hanno sotto gli occhi: città d’arte che non hanno pari, una capitale, Torino, che gareggia in architettura e “regge” con Parigi e Versailles; una storia recente e passata gloriosa e fatta di eroi e personaggi storici. La Cultura, la Musica, l’Architettura, la Letteratura, il Cinema, la Pittura persino il Giornalismo e la Pubblicità, tutti settori da scrivere con la maiuscola. Le colline, le montagne, i fiumi, le pianure, persino i borghi dimenticati, sono da urlo. Per stranieri e forestieri. I piemontesi li snobbano, come il marito o la moglie fanno col coniuge con cui convivono da anni e con cui, pensano, di non avere più nulla da dirsi. E invece non è così. Basta aprire occhi, orecchie, cuore e anima. Se si vuole.

Ecco, questa è la lettera di Natale di SdP. Un po’ amara, un po’ dolce, ma sincera. Perché i Sapori del Piemonte sono molti, diversi da loro, magari anche non gradevoli, ma sempre, sempre unici e genuini. Ricordiamocene. Altrimenti non resterà che l’oblio e il Piemonte sarà ricordato più per le sue divisioni che per le sue eccellenze.

Filippo LarganàVittorio Ubertone  

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