Tante parole, qualche urlo e purtroppo poche cose concrete. È la nostra sintesi del forum che si è svolto sabato 7 luglio a Neviglie, bellissimo e fiorito borgo collinare in provincia di Cuneo. Tema ufficiale fornito dagli organizzatori (il Comune): “la denominazione Moscato d’Asti ha ancora significato oggi? Se sì, quali garanzie per il territorio di origine?”.Scopo reale dell’incontro: vediamo chi ha i muscoli più grossi, i contrari o i favorevoli all’ampliamento della zona di produzione fino ad oggi di fatto estesa per 10mila ettari, compresi tra 52 Comuni sparsi tra le province di Asti, Alessandria e Cuneo.
La querelle va avanti da qualche anno. Da quando Gianni Zonin, quello della Banca veneta che avrebbe voluto papparsi Biver Banca che invece è stata assorbita dalla Cr Asti, avrebbe voluto, saltando un po’ di passaggi e con l’aiuto di qualche ministro amico al Governo, far diventare docg i suoi 20/30 ettari di moscato in quel di Portacomaro, quartierone rurale della città di Asti. Il problema è che Asti non è nella zona del moscato, anche se dà il nome alla denominazione.
E il fatto di saltare i passaggi di legge ha fatto andare su tutte le furie un bel po’ di persone tra cui i vignaioli di Assomoscato, alcuni Comuni del moscato e la loro associazione, insieme alla Regione Piemonte il cui assessore all’Agricoltura, Claudio Sacchetto, s’è scoperto un cuore verde (del resto è leghista) che più verde non si può. Orbene, com’era immaginabile, la cosa ha fatto la felicità degli avvocati e intasato i tribunali. L’ultimo atto ha dato ragione a Zonin, Asti deve essere compresa nella zona del moscato per via di una leggina Comunitaria. Ma i contrari hanno già annunciato l’ennesimo ricorso con gli avvocati che già di fregano le mani e preparano parcella.
Poteva il convegno di Neviglie appianare una così incancrenita vicenda?No, non poteva. E infatti non è accaduto.
I relatori, Mario Fregoni, presidente onorario dell’OIV, il funzionario Enrico Zola in rappresentanza della Regione Piemonte, l’attuale direttore del Consorzio di Tutela dell’Asti, Giorgio Bosticco e quello storico, Ezio Pelissetti, che oggi è a capo di Valoritalia; Giovanni Satragno, presidente dell’Assomoscato e Giovanni Borriero, presidente dell’Associazione Comuni del Moscato, oltre naturalmente al padrone di casa, Roberto Sarotto e al giornalista Sergio Miravalle che ha coordinato i lavori, non hanno fatto altro che sostenere le proprie posizioni. Nessuno ha ceduto di un millimetro.
Fregoni ha ovviamente fatto il prof. spiegando che Asti non c’entra niente con il moscato e che ampliare la zona di produzione è sempre una iattura. Satragno ha dichiarato che alla commissione paritetica (il comitato voluto dalla regione Piemonte formato da tutti gli attori della filiera e che ogni anno fissa rese e prezzi delle uve per ettaro) chiederà alle Case spumantiere più soldi («almeno un euro al miriagrammo in più dieci che abbiamo preso l’anno scorso») e che Asti si scordi di entrare nella zona del moscato. Idem con patate il discorso di Borriero. Zola ha confermato la posizione anti-Asti/Zonin della Regione. Aperture sono arrivate da Bosticco (che ha fornito dati interessanti su Asti e Moscato docg, confermando la necessità di analisi e studi prima di ampliare area e volumi di produzione) e Pelissetti (sostanzialmente stessa tesi di Bosticco che riportiamo qui sotto in video).
Il che, tuttavia, è bastato per far imbestialire l’avvocato Lodovico Isolabella della Croce, seduto tra il pubblico. Il legale milanese, con trascorsi alcolici (parente dei fondatori del famoso Amaro 18 Isolabella), oggi felice proprietario di una bellissima tenuta vitivinicola a Loazzolo (Asti), produttore di vini finissimi, che tra i suoi clienti dello studio milanese annovera oltre ai Savoia (ex regnanti italiani) anche Assomoscato nella cause proprio contro Asti/Zonin, ha inveito contro il tavolo dei relatori.
Miravalle lo ha “moderato” in modo rude ma efficace (guardate il video allegato) riuscendo a spostare la diatriba da quel “cattivone” di Zonin che vuol fare il “furbetto del vigneto” e che ha già annunciato ricorso alla corte di Bruxelles; alla “povera” Asti, città di Alfieri, dei fratelli Conte (avvocati cantautori) e dello scrittore-attore Giorgio Faletti, che chiede di entrare in nome dei vecchi tempi (un paio di secoli fa) quando le aziende vinicole canellesi decisero di spostare parte della produzione nella città della Saclà perché lì c’era la ferrovia che allora era un po’ come Internet.
Domanda finale di Miravalle a Borriero: «Ma se Asti città chiede di entrare con un’area simbolica voi siete d’accordo?». Risposta di Borriero: «Se fate i bravi bravi sì». Che un po’ di lite puerile sa, “digiamolo”.
Che dire dunque di Neviglie 2012? Nessuno si aspettava soluzioni, certo, e chi prevedeva fiumi di sangue si è dovuto accontentare di pochi rivoli e tante giocate di fioretto con qualche mannaiata più data per spaventare che per far male.
È il prologo ad una pax moscati? Noi di Sdp non ci crediamo, perché la partita, quella vera, si giocherà a giorni, tra le mura regionali a Torino per la paritetica.
Lì i temi saranno certamente più concreti, perché si parlerà di rese e quindi di soldi. E senza pubblico e giornalisti certe posizioni potrebbero (potrebbero) anche modificarsi.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Intervento di Ezio Pelissetti
Le fotografie