La notizia è passata, quasi, sotto silenzio a fine agosto, mentre i grappoli di moscato piemontese stavano maturando alla grande. L’ha data il Corriere della Sera nella sua rubrica dedicata ai vini qui. Il quotidiano milanese intervista Elisa Dilavanzo, giovane ex miss folgorata dall’amore per il vino che ora è a capo di una maison, la Maeli che ha vigne e sede nella zona dei Colli Euganei. E dà notizia del suo spumante Fior d’Arancio a base di uve moscato giallo, varietà della grande famiglia dei moscati presenti in Italia e in molte parti del mondo.
Ma non è tanto il successo di questo spumante dolce a base moscato “non Asti”, per così dire, che ci ha colpiti, quanto il fatto che abbia vinto un premio importante (nessun Asti o Moscato docg ha fatto lo stesso) e che la stessa ex miss non abbia esitato a dichiarare al Corriere parlando del suo Fior d’Arancio che ha: «…forza aromatica superiore al Moscato d’Asti…». Beh, come sicurezza nelle proprie potenzialità non c’è male. Dunque dopo i 10 mila ettari di moscato piantati in Cina, gli Champagne che diventano dolci e i tanti succedanei, in Italia e all’estero, ora Asti & Moscato docg piemontesi devono guardarsi anche dal “pericolo giallo”.
SdP