Moscato 2010. I cobas eleggono i vertici, mentre a Torino aziende e vignaioli decidono nulla

inserito il 23 Febbraio 2010

Da una parte il popolo del moscato che tenta di strutturarsi pro territorio, dall’altra istituzioni, consorzio, aziende e viticoltori che fanno solo parole.È questa la cronaca sintetica di una due giorni che ha avuto il moscato come fulcro di confronto. Lunedì scorso, 22 febbraio, a Santo Stefano Belbo, gli stati generali del Ctm, il coordinamento delle terre del moscato che mira a diventare un movimento di opinione e di azioni pro territorio. Dall’altra, martedì 23, a Torino, il primo faccia a faccia tra le aziende che i consorzio di tutela guidato da Paolo Ricagno e le aziende che hanno lasciato l’ente, non senza polemiche: Gancia, Martini & Rossi, Cantina sociale Vallebelbo, Giacinto Gallina e Marchesi di Barolo.

Cominciamo dal Ctm  che ha eletto presidente Giovanni Bosco, vent’anni fa uno dei fondatori del movimento. Ci sono poi i vicepresidenti che avranno responsabilità dei vari settori di intervento.

«La nostra missione – ha subito detto Bosco – sarà quella di far conoscere, valorizzare e promuovere i valori, le tradizioni e la cultura del moscato»

Tre le aree di intervento: tornano di Ambasciatori del Moscato, vere “sentinelle” del paesaggio e del vino. Responsabile una veterana del Ctm, Marinella Barbero di Santo Stefamo Belbo. Promuovere le terre del moscato attraverso inziative di incoming e di sinergia turistica sarà compito del settore guidato da Gianluca Balbo di Fontanile. Infine l’avvocato nicese Giovanna Balestrino coordinerà i progetti per la scuola, per tramandare ai giovani la storia e il futuro del moscato.

Nella giunta, organo operativo del Ctm che avrà il compito di tenere rapporti con gli enti locali, anche il presidente uscente, Valter Cresta e Filippo Molinari.

E veniamo alla prima seduta della commissione paritetica che si è tenuta a Torino. Al tavolo, con la mediazione dell’assessore regionale all’Agricoltura, Mino Taricco, il Consorzio di tutela, le organizzazioni sindacali, Assomoscato, presidente Giovanni Satragno, con i rappresentanti di cantine sociali, vinificatori, moscatisti e delle maison spumantiere, iscritte e fuori dal Consorzio.

L’unico commento ufficiale è arrivato dalla Regione con questo comunicato intitolato laconicamente: Paritetica Moscato: ancora presto per prezzi e resema il settore intende costruire un accordo unitario. Nel testo si legge «…tutte le parti hanno espresso l’intenzione e la convinzione unanime di proseguire l’esperienza importante del tavolo paritetico, come sede di confronto e discussione su prezzi e rese, scindendo questo dalle vicende che hanno recentemente interessato il Consorzio dell’Asti e che hanno visto l’uscita dal Consorzio stesso di aziende significative».

Insomma teniamo le beghe lontano dalla discussione sul reddito. Ma si potrà fare?

L’Assessore regionale all’Agricoltura sembra mettere le mani avanti e ha dichiara che «… apprezzando la volontà di mantenere un percorso unitario, pur in un quadro più articolato di soggetti, sottolinea l’esigenza di incardinare la trattativa sul prezzo non solo sui dati produttivi e commerciali, ma anche su un’indispensabile strategia che il mondo dell’Asti e del Moscato vorrà darsi, in termini generali, sia per promuovere il prodotto sui mercati sia per valorizzare il comparto».

Tradotto: attenti ragazzi che rischiamo di farci male da soli.

«L’invito – recita ancora il comunicato – è stato accolto e si è richiesto al Consorzio dell’Asti di farsi promotore di un incontro di approfondimento – che coinvolga tutte le aziende e la parte agricola – su strategie e prospettive, per poi ritrovarsi in Commissione paritetica con un quadro più chiaro, nel momento in cui si potrà anche prevedere con maggior precisione l’andamento climatico dell’annata».

Cioè: pensiamo tutti su e poi, con le idee più chiare. ci rivediamo.

Secondo la Regione sarebbero rimasti fermi i pjnti fissati con l’ultimo accordo interprofessionale 2009, ovvero «prezzi e rese pari a un minimo di 85 qli/ettaro per la resa e di 9,55 euro/miriagrammo per il prezzo, oltre al completamento del piano di rilancio».

A summit chiuso non nasconde la sua delusione Giovanni Satragno, presidente Assomoscato: «Le solite parole – ha detto a Sdp -. Però io non mollo: quest’anno l’uva deve essere pagata di più»

Si potrà fare? Mah. Intanto in questa prima riunione non sono state sguainate le spade e tutto si è risolto in un incontro molto interlocutorio. È un bene? È un male.

Di certo ci sono i dati delle vendite dichiarati dal Consorzio: la campagna 2009 per l’Asti è stata di circa 80 milioni di pezzi venduti, si parla di 5 milioni in meno rispetto al 2008, e di 12 del Moscato d’Asti, vino in crescita. E il trend 2010 sarebbe in crescita.

Se fosse così il mondo del moscato potrebbe pensare a rilassarsi un po’. Potrebbe.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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