Monferrato Digital. Degustazione on line di Dolcetto. Mobrici: «Vino che merita di più». Troppe 12 doc? «Ne basterebbero 3/4. Ci stiamo lavorando»

inserito il 26 Marzo 2021

«La situazione del Dolcetto in Piemonte mi ricorda un po’ quello che accadde anni fa con la Barbera d’Asti. Mi auguro che l’esito della storia sia uguale, con un grande vino piemontese in rimonta che esce dal un momento non facile e viene valutato per quello che è, un vanto dell’enologia con un enorme potenziale di qualità e commerciale».
Parole di Filippo Mobrici, presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato all’apertura di un webinar degustazione sul mondo astigiano e monferrino del Dolcetto.

A condurre gli assaggi di tre tipologie di Dolcetto: un Monferrato, un Piemonte e un Dolcetto d’Asti, il sommelier Andrea Dani che, in modo impeccabile, ha introdotto storia, geografia e caratteristiche di un vitigno e di un vino che hanno radici tra il Piemonte e la Liguria.

A Mobrici è toccato raccontare il mondo del vino legato ai territori dell’Astigiano e del Monferrato ai tempi della pandemia, tra volumi che non sono calati, nonostante la crisi economica seguita alle chiusure dovute alla diffusione del virus, a favore, però, di una netta diminuzione del valore dei vini. Ha spiegato Mobrici che: «Lo stop ai punti di mescita e ai ristoranti ha favorito la diffusione dei vini nella Grande Distribuzione Organizzata con un evidente e prevedibile calo del valore. La gente ha comperato vino nella GDO scegliendo i prezzi più accessibili. Una deriva che rischia di colpire pesantemente soprattutto i vignaioli e a cui si deve porre rimedio per recuperare prezzi e sostenibilità economica della filiera se è vero com’è vero che nell’Horeca (hotel, ristoranti, bar e mescite ndr) si è perso il 30% delle vendite e nella GDO si è avuto un +12%».
Insomma bisogna riguadagnare terreno.

Per quanto il Dolcetto il presidente del Consorzio non ha nascosto il momento di difficoltà. «È un vino che è percepito molto al di sotto delle sue possibilità» ha detto ponendo l’accento sulle difficoltà di coltivazione e di vinificazione e lasciando, tuttavia, aperta la porta a una speranza concreta. Ha osservato Mobrici che: «Una delle caratteristiche principali del Dolcetto è la sua quotidianità. Un vino gradevole, con un contenuto grande alcolico, in grado di sostenere senza problemi l’accostamento a tutto pasto, è quello che ci vuole per andare incontro alle esigenze di un pubblico che si sta spostando anche verso vini di approccio meno complicato. Siamo convinti che il Dolcetto possa dire molto in questo campo e ritagliarsi una significativa fetta di mercato».

Sul mondo Barbera una sintetica analisi ha disegnato un momento tutto sommato soddisfacente con cali e aumenti che si equivalgono e volumi che si attesto attorno ai 50 milioni di bottiglie di cui 22 di Barbera d’Asti e il 50% di export verso mercati interessanti in UE, Asia e Americhe. Non sono mancati accenni a doc e docg emergenti come il Nizza e il Ruché insieme al Freisa e al Grignolino.

Infine alla domanda sulle tante doc piemontesi (con le docg si arriva a 12) che individuano il Dolcetto, Mobrici, che oltre ad essere al timone del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato è vicepresidente di Piemonte Land of Wine il superconsorzio vinicolo che raggruppa tutti i Consorzi dei vini del Piemonte, di cui è stato anche presidente, ha ammesso il rischio confusione: «L’ideale sarebbe averne 3 o 4 e su questo stiamo lavorando». 

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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