Moscato. Accordo lontano. Scambio di accuse tra Industrie e Assomoscato. Sacchetto: «più ragionevolezza»

inserito il 31 Agosto 2010

Ancora niente intesa tra maisons dello spumante e viticoltori del moscato. Anche l’ultima riunione convocata dalla Regione Piemonte, per fissare rese e prezzi delle uve, non ha portato la firma dell’accordo. Le posizioni di industrie e dei viticoltori, almeno quelli rappresentati da Assomoscato e da alcune sigle sindacali, sembrano restare distanti anni luce tra loro.

L’ultima ipotesi, che non è stata approvata, prevedeva per la vendemmia 2010 una resa di 100 quintali/ettaro con il prezzo dello scorso anno, cioè a 9,65 euro al miriagrammo (10 chili), per il 2011 circa 9,7 euro con resa a 95, per il 2012 9,8 euro con resa ancora a 95 quintali/ettaro.

L’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto, intervistato da Sdp, però resta ottimista. «Le parti sono molto vicine – dichiara -. Nei prossimi giorni convocherò un’altra riunione e sono fiducioso che si arrivi ad una soluzione positiva. Però ci deve ragionevolezza su entrambi i fr0nti».

Dunque si deve attendere ancora con i vigneron e gli industriali per il momento sembrano non tenere in considerazione l’appello dell’assessore. Almeno nelle dichiarazioni.

«Non firmeremo un accordo che prevede un aumento da elemosina per i viticoltori» tuona Giovanni Satragno, presidente di Assomoscato, l’associazione che raggruppa oltre duemila dei seimila contadini titolari di aziende agricole impegnati nel comparto.

Satragno chiede l’adeguamento del prezzo corrente, 9,65 euro al miriagrammo (dieci chili di uva), all’indice Istat, cioè al costo della vita, grosso modo pari al 3%. Insieme al pagamento della quota da 500 mila euro a favore di Assomoscato. «È prevista dall’accordo» precisa.

Le aziende sono contrarie. Spiega Lorenzo Barbero (Campari): «I 500 mila euro erano legati al piano di rilancio da 40 milioni che è stato bloccato. Oltretutto si tratta di fondi prelevati solo dall’Asti spumante e non dal Moscato d’Asti. Ora quindi quel finanziamento non ha più ragione d’essere. Quanto al prezzo – continua il manager – noi abbiamo accettato di spalmare 15 centesimi in più al miriagrammo su tre anni. E vorrei ricordare che nel 2008 pagammo più di quanto era stato pattuito»

«Falso – ribatte Satragno -. Le aziende avevano assicurato un aumento e ora si sono rimangiate la parola data. Con queste basi l’accordo può anche saltare e se accadesse sono convinto che il prezzo dell’uva si alzerebbe».

«Nessun mercato libero – replica Barbero -. In caso di mancato accordo le aziende sono pronte a fissare intese con i propri conferenti».

Insomma un duello in piena regola con sullo sfondo i grappoli di moscato che cominciano già a cambiare colore dal verde al dorato, tanto che alcune cantine apriranno la raccolta venerdì.

«Ma io confido che si arriverà all’accordo» continua a ripetere l’assessore Sacchetto.

Bisogna vedere se anche i rappresentanti dei viticoltori e le maison spumantiere sono dello stesso avviso, cioè se a tutti e due interessi davvero arrivare ad un’intesa o se ognuno sia convinto che una rottura azzeri la situazione a proprio favore.

Da segnalare pure che tra i contadini non sono pochi quelli che vedono di buon occhio l’accordo alle condizioni dettate dalle aziende. «Diecimila euro/ettaro non è cifra da buttar via in un momento di crisi economica mondiale che sta attanagliando anche le produzioni agricole» è la tesi che sta circolando tra i viticoltori del moscato.

Anche con questo, cioè con la necessità di tutelare il reddito agricolo al di là di strategie economico-politiche tra associazioni di categoria e industrie, devono fare i conti i protagonisti di una filiera che coinvolge un territorio da diecimila ettari compresi tra le province del Sud Piemonte di Asti, Alessandria e Cuneo, con vigne coltivate in 52 Comuni, dove operano circa 6 mila aziende agricole e 15 mila addetti e un’ottantina di strutture vinicole tra cantine sociali, vinificatori, aziende private e maison storiche per un giro d’affari che dalla vigna allo scaffale si aggira sui 500 milioni di euro.

Una realtà troppo importante, sia dal punto di vista economico che da quello sociale e ambientale, per essere trattata alla stregua di una vertenza sindacale qualsiasi.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

3 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. filippo 18 Settembre 2010 at 16:45 -

    spiritoso! (è il caso di dirlo…)

  2. strumenti musicali chitarra 18 Settembre 2010 at 15:53 -

    ottimi accordi

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