Mentre si attende il nome del nuovo presidente del Consorzio di Tutela dell’Asti che dovrà venir fuori dall’assemblea dei soci prevista per venerdì 28 aprile a Santo Stefano Belbo (Cuneo), il mondo degli spumanti continua a macinare business.
Tanto che il Corriere Vinicolo, il settimanale edito dalla Uiv, l’Unione Italiana Vini, nel numero in edicola e in rete, ha diffuso un dossier che analizza il settore italiano degli spumanti con interessanti spunti di comparazione con Champagne e Cava spagnoli.
Il risultato è un po’ scontato: i francesi vincono in valore, ma il Prosecco resta una macchina da guerra in tema di volumi.
Rileva, infatti, il CV che: «… lo Champagne per valori gioca una partita a sé stante, con i suoi 2,6 miliardi di euro e un prezzo medio di oltre 20 euro per litro, mentre a volumi è quello che oggi esporta meno: 1 milione di ettolitri». Prosecco e Cava sono «a distanza siderale». Per le bollicine venetofriulane, infatti, CV parla di prezzi medi tra i 3,50 e i 3,90 euro al litro. Una bella differenza.
Ma veniamo alle bollicine piemontesi.
CV nel suo dossier prende in esame l’Asti docg. L’Alta Langa non viene considarto, presumiamo per questione di volumi ancora al di sotto del milione di pezzi e con un consumo quasi esclusivamente nazionale.
L’Asti dolce docg secondo il dossier CV segna il passo e, in qualche caso, lo cede.
Si legge nel documento del giornale della Uiv: «Una nota particolare merita l’Asti, che sembra il prodotto che più ha sofferto dell’avvento sul mercato del Prosecco: questo almeno in Germania e Usa, rispettivamente prima e seconda destinazione delle bollicine piemontesi. Le perdite volumiche sono superiori al 10% cumulato in entrambi i Paesi, mentre resta in terreno neutrale la piazza britannica, quarta destinazione a valore. Qui, il Prosecco ha intaccato solo gli omologhi “secchi”, lasciando intatto il pubblico affezionato alle bollicine dolci base Moscato. La dinamica più evidente di ravvicinamento tra prodotti si ha in Russia, dove Asti e Prosecco – separati alla nascita da oltre 13 milioni di litri – sono oggi a un’incollatura. Le dinamiche nei sei anni sono quasi speculari, ma a rovescio: -13% per le bollicine base Moscato, +15% per il prodotto base Glera. Si tenga presente che – per ammortizzare l’effetto crisi dell’ultimo biennio – nei calcoli sono stati inglobati anche i traffici di prodotto verso le tre Repubbliche baltiche, di cui una – la Lettonia – figura in quinta posizione per l’Asti, con volumi assorbiti doppi rispetto al Giappone (2,4 milioni di litri). La Francia, come abbiamo detto, sta diventando destinazione strategica per il Prosecco, che nel 2016 ha sopravvanzato i Cava (pur in crescita), inglobando una crescita cumulata dal 2010 del 66%, contro +16% degli spagnoli. L’Asti, per il quale Parigi rappresenta comunque l’11ª destinazione, regge l’urto fino al 2013, per poi iniziare una lenta e graduale decadenza, con saldo 2010/16 negativo del 4%».
Con una situazione di questo tipo è chiaro come i produttori piemontesi ripongano grandi aspettative nell’Asti Secco docg, cioè la tipologia non dolce dello spumante ottenuto da uve moscato.
L’iter ministeriale, avviato non senza aspre polemiche da parte dei prosecchisti tra le cui fila ci sono anche industrie piemontesi, dovrebbe completarsi entro giugno. In tempo per una campagna natalizia.
Campagna natalizia che il Consorzio dell’Asti gestirà con nuovi vertici (presidente e vicepresidenti) che verranno nominati dall’assemblea generale dei soci prevista per venerdì 28 aprile. Il nuovo presidente dovrà guidare anche il progetto Usa che prevede risorse per 6 milioni di euro da spendere in tre anni, anche con fondi Ue, per fare conoscere di più Asti e Moscato docg agi americani.
SdP