Massobrio: «Stop ai cenoni-maratona. Ok alla tavola dell’affetto e del gusto»

inserito il 28 Dicembre 2009
Cenoni di Capodanno come i pasti del Gigante Pantagruel, ritratto da un disegno del Dorè (da Internet)

Riceviamo e pubblichiamo dal collega Paolo Massobrio un’interessante riflessione sui cenoni di Capodanno dove troppo spesso quantità fa rima con stupidità e, aggiungiamo noi, con ignoranza. Ecco il Massobrio-pensiero.Un cenone di 22 portate e poi lo zampone e le lenticchie dopo il brindisi di mezzanotte. Ci sono tutti i classici: dal vol au vent ai gamberetti in salsa rosa; dal salmone alle pennete agli scampi e l’ultima portata dopo i secondi sono i peperoni con la bagnacauda, un vero e proprio digestivo.

E’ uno dei tanti cenoni di Capodanno pubblicizzati sui giornali alla modica cifra di 60 euro. “Ma ha ancora senso tutto questo?” A domandarselo è il critico enogastronomico Paolo Massobrio che sostiene: «Siamo fermi al dopoguerra, ai modelli del mangiare tanto per esorcizzare la fame, ma oggi se c’è una guerra è quella contro il disordine che noi stessi abbiamo creato siamo in una società ipernutrita, grassa e senza tante idee».

Il Cenone di Capodanno mette così in risalto altre contraddizioni. E Massobrio le elenca: «Il primo è lo spreco, giacchè non tutti sono in grado di sopportare i cenoni di una volta. E davvero non ha senso tutta questa quantità. Il secondo è la solitudine, perchè anziché proporre momenti di festa, si invita a stare a tavola per ore, masticando. Ed è una noia». Il terzo aspetto? «Gli asparagi e le fragole, la cartina di tornasole di tutti questi menu abbondanti è che infilano una serie di prodotti che nulla hanno a che vedere con la stagionalità. Ed è una continua macedonia di involtini di asparagi (ma non crescono ad aprile?) o di fragole messe in tutti i modi (quelle che da noi arrivano a maggio).

“La quantità – dice Massobrio – fa rima con stupidità, perchè non lascia spazio al gusto delle cose in quanto tale. E nei menu guai a citare un’insalata fresca (non porta soldi), mentre sarà sempre più difficile trovare un ristorante che cucini alla carta, permettendo a chi si reca a mangiare fuori di chiedere ciò che gli serve per non vivere un disagio.

E così arriva il consiglio per il Capodanno: «Un piatto di sostanza e tutto il resto in tavola, affinchè ognuno si serva di ciò che desidera, senza quelle maratone noiose e prive di senso. Piuttosto si ricominci a cantare e a giocare, ad ascolatre insieme qualcosa che sia bello. E poi a mezzanotte, il botto non sia la violenza su uno spumante, ma si apra la migliore bottiglia che si ha in cantina. Abbiano bisogno di segni di affetto ben diversi dall’omologazione e dalla quantità, abbiano bisogno di tornare a usare cibo come comunicazione di un affetto, non come ostentazione di uno status, piuttosto omologato».

Il cenone è servito.

2 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Pietro Cirio 31 Dicembre 2009 at 08:00 -

    Sono assolutamente d’accordo con l’amico Paolo,
    evviva a questi cenni di razionalità,a questi pensieri di moderazione al mangiare e basta.
    c’è molto altro nel festeggiare l’arrivo del nuovo anno.
    Io sono dell’idea di pochi piatti fatti bene, magari un pò curati o raffinati ma pochi.
    Complimenti

    Pietro Cirio

  2. marco prosperi 29 Dicembre 2009 at 13:25 -

    ottimo sito trovato con la ricerca della ricetta della bagna cauda: il mix corretto per la mia idea gastronomia consapevole, storia cultura e ricette…
    complimenti
    mp

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