Markette, bollicine, Prodi e Berlusconi

inserito il 30 Dicembre 2008

E ci risiamo! Ogni anno, invariabilmente tra Natale e Capodanno, si danno i numeri dei tappi di spumante che salteranno ai brindisi festaioli. Centinaia di milioni di bottiglie sono state vendute, migliaia di ettolitri di bollicine italiane, come assicurano i bene informati, avrebbero surclassato i più blasonati prodotti francesi. Ma il sospetto che sia la solita marchetta di fine anno è forte. Perché, diciamocelo con onestà, lo Champagne gode ancora di un appeal che gli spumanti italiani, senza eccezioni, non riescono a scalfire se non scadendo nel più triste e becero nazionalismo. Perchè, tanto per fare un esempio, l’Asti spumante, le bollicine dolci che i francesi non hanno e che ci invidiano – vende oltre 60 milioni di pezzi nel mondo – ma che noi disprezziamo, viene ancora trattato come fosse roba da lavare l’auto. Altro che piano di rilancio! Pensare che proprio l’Asti non è bevuto nella zona di produzione, cioè nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo. Più di così! E pensare che una dozzina di anni fa, invitato da Assomoscato, a Canelli, patria a culla dell’Asti e del Moscato docg, l’allora presidente del Consiglio, Romano Prodi, assicurò che avrebbe inviato casse di Asti spumante in tutte le ambasciate d’Italia, per promuovere un prodotto senza pari. Non è successo nulla. Qualche giorno fa, incontrando gli ambasciatori italiani, l’attuale premier, Silvio Berlusconi, ha detto che le ambasciate italiane devono promuovere i prodotti e il made in Italy favorendo contratti e entrature di imprese italiane nei mercati stranieri. Speriamo che accada qualcosa. Del resto Prodi è un esperto in “svendite” (vedi l’affarire Iri – Alfa Romeo – Fiat), mentre il Cavaliere è un campione nelle vendite (vedi il caso dei decoder per il digitale terrestre). L’Asti spumante, insieme alle altre bollicine italiane, hanno bisogno di fatti non di marchette.

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