È morto a San Casciano Val di Pesa, in provincia di Firenze, Giacomo Tachis, uno dei più noti enologi italiani. Aveva 82 anni, era malato da tempo e dal 2010 si era ritirato dall’attività. I funerali si celebreranno domani (lunedì 8 febbraio) a San Casciano. Anche se la sua carriera decollò in terra toscana, Tachis era un piemontese doc. Nato a Poirino (Torino) si diplomò alla Scuola di Enologia di Alba. E tuttavia fu in Toscana che potè sviluppare quegli studi e innovazioni di tecniche di cantina che lo collocarono in cima alla lista dei fautori di una scienza enologica ancora oggi in piena evoluzione. Per 32 anni fu alle Cantine Antinori dando il via a una vera rivoluzione copernicana, sia vigna sia in cantina. Da quella esperienza nasceranno vini mito come che il Tignanello, il Solaia e il Sassicaia. Tachis amava ripetere: “Il vino non conoscerà mai crisi perché la gente lo beve e lo berrà sempre”.
La figura di Tachis, definito è stata ricordata all’Ansa dal ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina: «Il mondo del vino perde uno dei suoi più importanti maestri – ha detto Martina -. Protagonista indiscusso del rinascimento del vino italiano, ha saputo reinterpretare il ruolo stesso dell’enologo. Un uomo di grandissima cultura che ha fatto della qualità una pratica quotidiana, diventando un punto di riferimento per le nuove generazioni di enologi. Se oggi il vino italiano è riuscito a raggiungere certi traguardi – ha aggiunto il ministro – è anche per merito di uomini come Giacomo Tachis e Luigi Veronelli che, in anni duri, hanno saputo accompagnare il rilancio di questo settore. Dobbiamo fare in modo che la loro eredità possa essere uno stimolo a fare sempre meglio».