Di lui hanno scritto in tanti. Dopo la notizia della sua morte un paio di giorni fa a 77 anni d’età, in molti lo ricordano con affetto e riconoscenza.
Cesare Giaccone. chef di Langa e del Piemonte (ad Albaretto della Torre in provincia di Cuneo), che ha saputo unire la verve di un cuoco legato alle tradizioni, ma proiettato nel futuro, senza dimenticare la curiosità di essere uomo e la sensibilità che avvicina la cucina all’arte e, anzi, ne hanno un solo unico sentire.
Oggi che non c’è più Cesare è celebrato e ricordato. I suoi piatti, il suo ristorante, la sua vita, i suoi quadri che sanno di natura e di vita, restano come un’eredità, un patrimonio che Cesare ha regalato alla sua Langa, al suo Piemonte e all’Italia.
Tra tutte le parole di questi momenti quelle di un amico comune, Mauro Carbone, santostefanese doc, che ha affidato ai social un delicato ricordo di Cesare Giaccone.
Eccolo: “Cesare, se tu fossi un Re, cosa chiederesti di avere sempre a disposizione per celebrare la cucina della Langa? Mentre pongo la domanda, penso alla rosa di risposte: dirà un meraviglioso tartufo? Citerà un grande vino? Metterà in campo i suoi adorati funghi della Valle Belbo? Cesare ci pensa un attimo, poi vedo gli occhi illuminarsi, come succedeva solo a lui. La risposta è definitiva: un pollo, ovviamente un pollo. Un pollo vero, di quei polli che non trovi più. Che crescono in cortile e vengono buonissimi. Che sanno di Langa. La cucina è materia prima, capacità di produrla e poi scovarla e, alla fine, di interpretarla. Una terra ha senso solo se crea futuro con i suoi sapori autentici. Grazie Cesare, con quel pollo mi hai dato la più efficace lezione di civiltà di Langa che abbia mai ricevuto. Buon viaggio, mentre noi qui proviamo ancora a tirare su qualche pollo che sappia di Langa”.