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Lo stolto, la luna, il dito e l’Outlet di Serravalle

Serravalle Scrivia non è una bella zona. E anche se è in provincia di Alessandria non sembra neppure Piemonte. Schiantata com’è in una pianura nebbiosa e triste. L’unica cosa che la salva è il grande circo dell’outlet con griffe e grandi marche della moda e del superfluo che svendono, si fa per dire, i loro prodotti. Ma, direte voi, questo che ci azzecca con i sapori del Piemonte. C’entra, perché all’interno del recinto commerciale, in attività ormai da anni e con enorme successo di pubblico e d’incasso, manca un polo d’elezione proprio dei sapori piemontesi.Spieghiamo meglio: in realtà alcuni vini e prodotti tipici ci sono, disseminati tra bar e fast food, o relegati alla bancarelle che sporadicamente occupano le “piazze” dell’outlet. Ma non basta. Il turista straniero vorrebbe trovare una bottega, un negozio, un otlet anche del vino, dei formaggi, dei salumi, dei dolci. Invece nulla. il deserto. Intendiamoci la mancanza non è imputabile alla società che gestisce il mercatone. L’assenza dalla vetrina che in questi giorni di saldi e sconti accoglierà centinaia di migliaia di visitatori, è colpa della solita miopia degli imprenditori piemontesi dell’agroalimentare che, tranne poche eccezioni, non riescono ancora a vedere al di là del proprio naso. Eppure gli enti e gli organismi che potrebbero promuovere un polo del gusto a Serravalle – tra l’altro a metà strada tra Genova e Milano – non mancano. Ma restano inamovibili, inerti, abulici. Come lo stolto che invece di guardare la luna guarda il dito.

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