L’importanza di chiamarsi Cortese, tra nuovi prodotti e una tavola rotonda (in Veneto) per parlare di idee e prospettive del “bianco” piemontese

inserito il 30 Marzo 2009

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La prima immagine di "Tütidì" vino Cortese fresco e frizzante della Toso

Un nuovo vino per dare il “la” ad un progetto di rilancio di un vitigno autoctono del Piemonte; e un convegno, allestito al centro della più grande fiera internazionale del vino in Italia, che parla proprio di quel vitigno e delle idee per rilanciarlo. A pochi giorni dall’apertura del Vinitaly di Verona il Cortese, uno dei più amati e versatili vitigni a bacca bianca del Piemonte da cui si producono varie tipologie di vini, sembra essere sulla via di una rivincita enologica e commerciale. E pensare che da sempre è bistrattato dai puristi del bere “no rosso”, quelli che amano bollicine radical-chic-modaiole (anche se di origine incerta); quelli a cui gli piace tanto “proseccare”; quelli che «tanto i piemontesi i vini bianchi non li sanno fare» o quelli che «Il Gavi è l’unico Cortese che va…». Ora, però, il Cortese è a caccia di un nuovo orgoglio di produzione e di mercato, che passa attraverso un paio di iniziative. La prima è quella della casa vinicola Toso di Cossano Belbo, in provincia di Cuneo, che alla kermesse veronese farà debuttare «Tütidì», cioè “tutti i giorni” in piemontese. Spiegano dalla maison cuneese: «Tütidì”, vino bianco e frizzante, piacevole e coinvolgente, risponde alla voglia di semplicità del consumatore. Protagonista è il Cortese, vitigno tradizionale ed autoctono per le colline piemontesi. Questo vino frizzante è di facile approccio anche da parte di un consumatore non troppo esperto e, grazie alla sua bassa gradazione alcolica, ha  ottima bevibilità. La sua semplicità lo fa prodotto di ampio spettro di utilizzazione, in occasione del consumo quotidiano o nelle giornate della festa, per l’aperitivo e la tavola o per tutte le circostanze di socializzazione lungo la giornata, grazie al suo modo di essere, unico ed originale». Un’originalità rimarcata anche nella confezione studiata ad hoc: bottiglia da un litro, chiusura con tappo corona (lo aveva fatto anni fa anche Scrimaglio con la sua Barbera “non cork”) e accessoriata da una “macchinetta” che garantisce un’ottima ritappatura dopo l’apertura e consente il riutilizzo domestico della bottiglia. Insomma un vino che vuole essere protagonista di momenti conviviali e di festa, ma anche per un consumo quotidiano. Il costo previsto, sullo scaffale  di negozi e grande distribuzione, dovrebbe essere contenuto attorno ai 4 euro a bottiglia. Il progetto Cortese, tuttavia, non si limita ai confini di un’azione commerciale collegata ad una singola azienda. «Tütidì – chiarisce una nota della Toso – non è solo un vino aziendale, ma nasce da un progetto di collaborazione con la filiera vitivinicola del Cortese e vuole diventare una tipologia riconosciuta, capace di caratterizzare uno stile di consumo, una maniera moderna di avvicinarsi al vino». Se ne parlerà alla tavola rotonda in calendario il 3 aprile al Vinitaly di Verona (diavolo! proprio nella terra del Prosecco Veneto! Comprensibile lo sfruttamento della visibilità mediatica, ma perchè non ripetere il convegno sulle colline del Cortese?). Sia come sia il forum si farà nell’area fieristica dedicata alla presenza istituzionale della Regione Piemonte; “Vitigno Cortese: idee e progetti per valorizzare una varietà storica piemontese” in titolo. L’appuntamento è promosso dal Distretto dei Vini “Langhe, Roero e Monferrato”, in collaborazione  con l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte, il Consorzio di Tutela Vini d’Asti e del Monferrato, il Consorzio di Tutela del Gavi e la Vignaioli Piemontesi. Che sia l’inizio della rinascita del Cortese in alternativa alla lenta (e commercialmente pericolosa) “prosecchizzazione” dei gusti e delle produzioni enologiche piemontesi?

 Identikit del Cortese

 Il Cortese partecipa alla determinazione di numerosi vini a denominazione di origine piemontesi, con una concentrazione forte nelle province di Asti e Alessandria, mentre è minima la sua presenza nella provincia di Cuneo con 10,78 ettari nella Doc Piemonte Cortese,  ed è praticamente assente negli altri territori vitati. In Provincia di Asti, il Cortese è coltivato in prevalenza nell’Alto Monferrato,  dove conta su 311 ettari, mentre il Piemonte Cortese dispone di 124 ettari. In  provincia di Alessandria le aree interessate a questo vitigno sono più numerose, distribuite un po’ in tutto il territorio provinciale. Nell’Alto Monferrato, la zona più prestigiosa è quella del Gavi, che conta su 1.230 ettari, seguita da quella del Cortese dell’Alto Monferrato con 385 ettari. All’estremo est della provincia, i Colli Tortonesi dispongono di 156 ettari. Nel Basso Monferrato, il “Monferrato Casalese Cortese” dispone di circa 62 ettari. Il Piemonte Cortese mette insieme quasi 59 ettari. Quindi, il Cortese occupa in Piemonte, secondo i dati 2007, 2.338,38 ettari vitati, da cui si sono prodotte circa 18,8 milioni di bottiglie, con oltre il 56% legato al Gavi Docg.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it) info@saporidelpiemonte.it

 

 

 

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