L’Europa liberalizza le vigne. Francia in trincea, Italia avanti piano. Fiorio (Pd): «Il Governo intervenga. Subito»

inserito il 11 Aprile 2011


L’Unione Europea fa l’ennesima frittata, questa volta col vino. Dal 2015, infatti, si potranno coltivare nuovi vigneti in tutti gli stati membri della Ue, in Ungheria, Polonia, Irlanda, ecc…Il tutto in nome di un malissimo interpretato concetto di libera coltivazione e a forte scapito dei paesi tradizionalmente vocati alla produzione vinicola come Francia e Italia.

Il Governo francese, manco a dirlo, ha subito messo l’elmetto ed è sceso in trincea facendo la guerra a questa sciagurata pensata della Ue che se lavorasse più intensamente su temi più vitali – chessò sui migranti – magari farebbe più bella figura.

E l’Italia? Si muove al rallentatore. Tra crisi interne e processi, scandali mediatici e risse parlamentari, l’esecutivo perde tempo.

Così il primo e l’unico, per ora, ad interessarsi della cosa, tanto che i francesi in sede Ue ne hanno citato le richieste di chiarimenti, è stato un parlamentare astigiano del Pd, Massimo Fiorio di cui riportiamo l’intervista concessa, al Vinitaly di Verona, al canale www.astidocgblo.com, il blog istituzionale del Consorzio per la tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti docg.

Proprio il presidente del Consorzio, Paolo Ricagno, qualche giorno fa, aveva espresso preoccupazione, dichiarando la contrarietà consortile al progetto di legge Ue e chiedendo al Governo nazionale di intervenire al più presto in sede europea.

Nella sua videointervista, tra l’altro, Fiorio ha dichiarato che seguirà da vicino l’azione del Governo italiano, dopo che all’inaugurazione dell’eno-fiera di Verona il neo ministro all’Agricoltura, Romano, sul tema liberalizzazioni degli impianti di vigne aveva assicurato interventi e attenzione.

Nel video si parla anche del vuoto legislativo sull’enologica bio e Fiorio dice chiaramente che in Italia il vino biologico di fatto non esiste per assenza di regole.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

Ecco la videointervista di www.astidocgblog.com

4 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. filippo 11 Aprile 2011 at 14:25 -

    Per questo, secondo me, bisogna tirar fuori gli attributi… sarebbe un’occasione per i piemontesi di dimostrare, per una volta, che non sono dei bogia-nen, magari mollando battaglie di retroguardia che lasciano il tempo che trovano… e mi fermo qui per carità di patria…

  2. maurizio 11 Aprile 2011 at 14:12 -

    La deregulation dei diritti di reimpianto la vogliono gli industriali, e se ne capisce bene il motivo: comprare a prezzi sempre più bassi e dove gli pare. Si tratterà di vedere se in Europa i viticoltori contano ancora qualcosa o no. In Francia sì, nel Nord no, in Italia non si sa. Organizzazioni agricole, cooperative, Federdoc e FIVI sono tutti contrari alla deregulation. Il Ministro Saverio Romano deve ancora pensarci, come noto è appena arrivato al Ministero in forza dei suoi alti meriti.

  3. filippo 11 Aprile 2011 at 12:50 -

    @Maurizio: hai ragione doc… grazie della segnalazione. Tuttavia il cambio dei fattori non cambra il risultato: la legge sulla liberalizzazione degli impianti di nuovi vigneti dà la stura ad una sregolarizzazione che fatalmente coinvolgerà i vigneti, regolati o no, autorizzati o no, immettendo sul mercato enormi quantità di vini, anche buoni, ma che andranno a tagliare le gambe ai vini italiani e francesi. Si dirà che è la legge di mercato, che è inevitabile. Io non credo. Credo, invece che i territori e le denominazioni andrebbero difese con leggi più severe. Parliamo di nazionalismo? Sì, parliamo di questo. Perché americani, indiani e cinesi fanno il bello e il cattivo tempo (anche nel vino) e gli europei sembrano tante pecore tremebonde che per non scontentare nessuno stanno buone buone aspettando il coltello del macellaio… un po’ di palle, che diamine!

  4. maurizio 11 Aprile 2011 at 12:14 -

    La questione riguarda la possibilità di impiantare nuovi vigneti, non riguarda la scelta dei vitigni che è regolamentata a livello nazionale o regionale, il che vuol dire che praticamente è già libera. Il Nebbiolo in Ungheria, per usare il tuo esempio, lo stanno già piantando, così pure nel Baden e penso che venga anche bene. E penso che sia inevitabile, le liste dei vitigni autorizzati fanno ridere, solo i territori si tutelano, a questo servono le denominazioni di origine. Invece ben diverso è il discorso dei diritti di reimpianto.

Lascia un Commento


I commenti inviati non verranno pubblicati automaticamente sul sito, saranno moderati dalla redazione.
L’utente concorda inoltre di non inviare messaggi abusivi, diffamatori, minatori o qualunque altro materiale che possa violare le leggi in vigore.
L’utente concorda che la redazione ha il diritto di rimuovere, modificare o chiudere ogni argomento ogni volta che lo ritengano necessario.