Cinque cantine secolari, alcune che risalgono al Settecento, ma dove ancora oggi si affinano e maturano vini e spumanti pregiati, diventano monumento nazionale riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali. Sono le cantine canellesi, le famose “cattedrali sotterranee, dove operano le maison vinicole Bosca-Cora, Contratto, Coppo, Gancia insieme a quella, in passato sede di cantina vinicola, che oggi ospita l’enoteca regionale.
Da qui, alcuni anni fa, partì il progetto che oggi candida i paesaggi vitivinicoli piemontesi a diventare Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco (il dossier è stato consegnato alla sede centrale di Parigi).
E in attesa della “laurea” mondiale è arrivato il diploma nazionale con l’avvio, come si legge nelle lettere ufficiali recapitate alle singole aziende e anche al Comune di Canelli, del «procedimento di dichiarazione d’interesse culturale particolarmente importante». Tradotto: le cantine canellesi hanno caratteristiche architettoniche, culturali e di tradizione, così forti da meritare di essere tutelate da vincoli nazionali precisi che garantiscano il loro mantenimento.
«L’obbiettivo – precisa nella nota la sede piemontese del MiBac, il Ministero per i beni e le Attività Culturali retto dal ministro veneto Galan – è di garantire la conservazione e la valorizzazione del bene stesso, ai sensi di legge».
Legge che, oltre a vincoli strutturali (ogni eventuale variazione deve essere comunicata e approvata dal MiBac), prevede, però, anche «contributi e agevolazioni fiscali per i beni sottoposti a tutela».
Insomma lo Stato intende nominare la cantine canellesi monumento nazionale, ponendo vincoli, ma anche concedendo risorse e agevolazione. Il che ha proprio il sapore del riconoscimento, finalmente formale, della storia enologica canellese come di un patrimonio nazionale che va valorizzato e protetto.
Beh, se questo è un viatico per l’Unesco, sembra proprio un bel viatico.
Filippo Larganà (Filippo,largana@libero.it)